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Nuove frontiere della finanza etica: i Social Impact Bond

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Il contributo di Paola Ibrahim per comprendere il potenziale e il futuro degli investimenti a impatto sociale

 

29 tesi candidate per il premio Tesi di Laurea sulla finanza etica, giunto quest’anno alla sua sesta edizione.

 

Nel mondo in continua evoluzione della Finanza Etica, la tesi di Paola Ibrahim ha brillato per la sua prospettiva innovativa e la sua capacità di gettare nuova luce sui Social Impact Bond (SIB). Intitolata “Outcome-based Contract PPPS: un’opportunità d’investimento per sostenere l’innovazione sociale ed economica“, questa ricerca ha vinto il premio di Laurea sulla Finanza Etica “Antonio  Genovesi” per il suo contributo significativo alla comprensione e all’applicazione dei Social Impact Bond (SIB).

L’autrice ha proposto un modello di partnership pubblico-privata incentrato sul potenziale trasformativo dei SIB come meccanismo di finanziamento e fornitura dei servizi pubblici. Ciò che distingue questa tesi è l’approccio interdisciplinare che utilizza l’innovazione sociale come chiave di lettura per analizzare il ruolo cruciale dei SIB. La Commissione incaricata di valutare il lavoro ha elogiato l’autrice per aver delineato chiaramente come i SIB possano avere un impatto misurabile su questioni sociali complesse, promuovendo al contempo l’imprenditorialità e l’innovazione.  L’approccio stimolante della tesi mira a creare sinergie efficaci tra settore pubblico, attori finanziari e società civile.
Al di là di offrire una visione approfondita su un argomento complesso, la ricerca fornisce prospettive critiche che arricchiscono il dibattito sulla finanza etica e sul ruolo  dei SIB nella collaborazione tra pubblico e privato

 

Per la Commissione, la tesi di Paola Ibrahim evidenzia  l’importanza di esplorare nuove frontiere nella finanza etica per affrontare le sfide sociali ed economiche in modi innovativi e sostenibili. Il lavoro apre nuove prospettive sulla collaborazione tra pubblico e privato, dimostrando il potenziale dei SIB come strumento chiave per il progresso sociale.

Con questo premio per la sua tesi, Paola Ibrahim, laureata all’uUniversità degli Studi di Padova in Economia e diritto, riceve un contributo di 2.500 euro da Fondazione Finanza Etica.

 

Le due Menzioni Speciali

Francesca Villano, Università degli Studi di Trento, Corso di laurea in Management, imprenditorialità sociale, per la tesi Fondi Etici e investimenti sostenibili: confronto quanti-qualitativo sul risparmio gestito.
La commissione ha deciso di attribuire la menzione speciale per l’analisi precisa e dettagliata sulle qualità e differenze all’interno del panorama dei fondi ESG. Con strumenti semplici ma grande chiarezza espositiva e completezza delle informazioni, la tesi si rivela un prezioso strumento di analisi interna, per consentire un’analisi critica della proposta di fondi etici e quindi eventuali spunti di miglioramento, sulla base di un confronto con diffusi ETF.

Davide Pignata, Istituto Universitario Sophia/ Università Europea di Roma, Corso di laurea in Economics and Management, ha presentato un lavoro su Social Sustainability in Global Value Chains. Case study: Lithium and Cobalt Extraction for Electric Vehicles. Il testo hail pregio di analizza con grande chiarezza un tema di grande attualità e mette in luce alcune delle contraddizioni interne al necessario cambio di paradigma della mobilità, sottolineando che la sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con quella sociale. La commissione ha inoltre valutato molto positivamente lo sforzo nel proporre policy guidelines rispetto al settore della mobilità sostenibile.

Le menzioni speciali prevedono un premio di testi di 750 euro cadauno.

 

Anche quest’anno la premiazione in diretta

In diretta zoom, davanti ai loro colleghi e alle loro colleghe, a Simone SIliani, direttore della Fondazione e a Fabio Moliterni e Irene Ghaleb, in rappresentanza del comitato scientifico, le persone ammesse alla short list hanno presentato il loro lavoro con uno speech di tre minuti ciascuno, prima della proclamazione in diretta della persona vincitrice.
Oltre al premio in denaro, saranno loro donati 5 azioni cadauno di Banca Etica, all’interno del progetto Fondo Giovani Azione Sospesa, presentato in diretta da Simona Spagna, Relazioni Associative di Banca Etica.

 

Le tesi premiate

Le tesi premiate saranno pubblicate nella collana “Antonio Genovesi” di Fondazione Finanza Etica a gennaio 2024.

 

Nuove frontiere della finanza etica: i Social Impact Bond @Karolina Grabowska/Pexels

545 mila euro per 11 imprese sociali nel Mezzogiorno

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sociale

 

Questi i risultati del bando di Fondazione Finanza Etica e Fondazione CON IL SUD

I programmi di sviluppo permetteranno di valorizzare i territori e creare impatto sociale positivo sulle comunità locali.

 

11 imprese sociali in ambito turistico del Sud Italia saranno sostenute complessivamente con 545 mila euro. Questi gli esiti del bando promosso da noi di Fondazione Finanza Etica e Fondazione CON IL SUD, per la valorizzazione del territorio e la promozione dell’impresa sociale in ambito turistico.
Il contributo economico deriva dall’erogazione liberale di Etica Sgr, che ha destinato una quota del suo fondo utili al sostegno di attività imprenditoriali in Italia meridionale.

L’iniziativa è un segnale positivo per il sostegno di imprese sociali che promuovono la crescita culturale e turistica dei territori del Mezzogiorno attraverso percorsi partecipati con le comunità locali.

 

“I risultati di questo bando testimoniano il potenziale della valorizzazione dei territori e dell’ impresa sociale nel Sud Italia, dimostrando che è possibile un cambiamento positivo e sostenibile attraverso l’azione concreta. Siamo orgogliosi di continuare a sostenere iniziative che promuovono l’inclusione sociale, l’innovazione e la valorizzazione del territorio”. Teresa Masciopinto, presidente di Fondazione Finanza Etica.

 

Gli ambiti considerati

Le attività sostenute spaziano dalla valorizzazione sociale di aree che subiscono la presenza della malavita organizzata, alla promozione di interventi mirati all’eco-sostenibilità del territorio, all’inclusione di giovani NEET (che non studiano, non lavorano e non sono in formazione), donne che hanno subito violenza e persone con disabilità di tipo fisico e/o cognitiva, anche attraverso il loro inserimento professionale. Saranno avviati un agricampeggio, un ostello artistico, servizi di ristorazione partecipata e cooking class, esperienze turistiche per conoscere meglio le api e saranno potenziati itinerari naturalistici, artistici, culturali e religiosi anche con il coinvolgimento della comunità locale.

 

“Sostenendo queste imprese puntiamo su una grande risorsa del nostro Sud, il turismo, come strumento di sviluppo e crescita dei territori, di integrazione lavorativa, di coesione sociale. Lo facciamo lavorando insieme a organizzazioni che condividono i nostri obiettivi: unendo le forze incrementiamo le risorse per progetti di sviluppo, ma non solo. Da questa collaborazione nasce anche un’occasione di confronto per acquisire e approfondire competenze e nuovi approcci per affrontare al meglio le numerose sfide sociali del Sud Italia”. Stefano Consiglio, Presidente della Fondazione CON IL SUD.

Le caratteristiche di chi ha vinto il bando

Le iniziative saranno così distribuite: 4 saranno avviate in Campania (province di Napoli, Caserta e Avellino), 3 in Sicilia (province di Palermo, Agrigento e Messina), 2 in Puglia (province di Lecce e Bari), 1 in Calabria (provincia di Cosenza) e Basilicata (provincia di Matera). Tra le 11 imprese sociali selezionate, 2 sono cooperative di comunità e 6 sono cooperative sociali. Un elemento degno di nota è che il 53% della governance di queste imprese è rappresentato da donne e il 38% da giovani under 35, la metà dei quali con meno di 29 anni.

 

“Oggi più che mai è fondamentale generare impatti positivi per la comunità, che rendano il sistema economico più prospero e inclusivo. La nostra identità come società di gestione del risparmio impegnata nella finanza etica ci porta a operare concretamente nell’economia. Siamo quindi felici di sostenere progetti che mettano al centro le persone e l’ambiente per rafforzare il tessuto economico e culturale dei territori in cui si trovano”. Luca Mattiazzi, Direttore Generale di Etica Sgr.

 

 

COP28: uno spartiacque nella lotta al cambiamento climatico

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COP28

Foto di Markus Spiske su Unsplash

 

Mancano trenta giorni all’avvio della ventottesima Conferenza delle Parti sul Clima (COP) sotto l’egida della UNFCCC, la Convenzione Quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici. La COP28 rappresenta una opportunità cruciale per fare il punto sulle azioni intraprese finora e rafforzare gli sforzi globali per limitare il riscaldamento globale. Perché proprio questa COP? Quest’anno in agenda troviamo il primo Global Stocktake sotto l’Accordo di Parigi, ovvero il primo processo di valutazione globale dei progressi raggiunti nel conseguimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Una sorta di “tagliando” volto a monitorare gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas serra a livello globale e per valutare se gli obiettivi dell’Accordo di Parigi stiano per essere raggiunti. L’esito dipenderà dalla collaborazione internazionale e dagli sforzi congiunti dei paesi per affrontare il cambiamento climatico. 

 

Sfide Globali e Obiettivi Ambiziosi

Il mondo si prepara per la prima volta alle difficili domande: a che punto siamo? A cosa hanno portato le ultime sei COP? Questo evento globale è un evento di passaggio fondamentale nella continua corsa contro il tempo per affrontare il cambiamento climatico e ridurre le sue devastanti conseguenze. Quali sono le sfide e le opportunità che ci attendono?

La COP28 si svolge in un contesto in cui, forse per la prima volta, gli impatti del cambiamento climatico sono evidenti e preoccupanti agli occhi di tutti, con eventi meteorologici estremi, siccità, inondazioni e perdita di biodiversità che minacciano le comunità di tutto il mondo. L’obiettivo principale di questa conferenza è mostrare dove siamo e conseguentemente rafforzare e ampliare gli impegni degli Stati. 

Inoltre, è importante notare che la scelta di Sultan Ahmed Al Jaber come Presidente designato della COP28 può anche generare discussioni e critiche, visto il suo ruolo nella Abu Dhabi National Oil Company- Adnoc, l’azienda petrolifera statale. Molti hanno sottolineato la necessità di una leadership ecologica più ambiziosa, mentre altri hanno espresso preoccupazioni legate a risultati annacquati o alla trasparenza nella preparazione e nella gestione della COP28.

Le critiche o le valutazioni sulla sua presidenza designata possono variare in base alle prospettive e agli obiettivi dei vari attori coinvolti nella lotta al cambiamento climatico. Tuttavia, Ahmed Al Jaber ha un ruolo importante da svolgere nella guida della COP28 e nell’orientare il suo successo nel raggiungere obiettivi climatici globali cruciali.

 

La Voce dell’Unione Europea

L’Unione Europea è un attore chiave in questa conferenza. Con il suo Green Deal e l’impegno a diventare il primo continente a emissioni zero entro il 2050, l’UE sta dimostrando una leadership nella lotta contro il cambiamento climatico. La COP28 rappresenta una occasione per l’UE di influenzare gli accordi globali e promuovere una transizione verso una economia verde e sostenibile. Ecco perché la Commissione Europea riunirà gli Ambasciatori del Patto per il clima (European Climate Pact ambassadors) e tutte le persone che seguono da vicino la COP28 il 27 Ottobre a Bruxelles per lo European Climate Stocktake. Questo evento sarà l’occasione per presentare i progressi dell’UE e del mondo verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e per definire gli interventi fondamentali per i negoziati che si apriranno il mese seguente a Dubai. 

 

Conclusioni Anticipate

La COP28 sarà un banco di prova critico per il mondo. Le aspettative sono basse perché le sfide climatiche sono urgenti e richiedono ormai azioni decisive e rapide. Mentre i rappresentanti di tutto il mondo (governi, società civile, organizzazioni non governative e imprese) si riuniscono per negoziare gli impegni climatici, la sensazione è che gli accordi, se pur ambiziosi, non essendo vincolanti non arriveranno alla concretezza. 

Resta da vedere il 15 Dicembre quale sarà l’esito della COP28, ma una cosa è chiara: la necessità di agire è urgente oggi più che mai.

 

Irene Ghaleb
Fondazione Finanza Etica, European Climate Pact ambassador

Il primo engagement con Fincantieri. Un dialogo poco incoraggiante

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Fincantieri

 

 

Un dialogo poco incoraggiante

La prima volta di Fondazione Finanza Etica all’assemblea degli azionisti di Fincantieri non è stata molto incoraggiante. La società, di cui siamo azionisti con 100 azioni, per un valore complessivo di circa 50 euro, non ha dimostrato alcuna volontà di intraprendere un effettivo dialogo. 

 

Assemblea a porte chiuse. Per motivazioni incomprensibili

Anche Fincantieri ha usufruito della possibilità offerta dal governo Meloni di svolgere l’assemblea a porte chiuse, cioè in remoto, senza la possibilità di interlocuzione da parte degli azionisti e solo attraverso il rappresentante designato. Ma le motivazioni addotte dall’azienda nel rispondere alle nostre domande sono davvero originali.
A detta del management la scelta è dovuta non solo alle “notevoli difficoltà organizzative connesse a tale modalità”, “ma anche alla luce della necessità di garantire la parità di partecipazione alla seduta assembleare da parte di tutti gli azionisti”. Non prevedendo alcuna reale possibilità di partecipazione, quindi, si garantisce secondo Fincantieri a tutti gli azionisti la possibilità, pari a zero, di partecipare: una uguaglianza al ribasso. Anche se, “in conformità alle best practice, la Società ha previsto che gli azionisti legittimati alla partecipazione all’Assemblea possano
assistere ai lavori assembleari attraverso una piattaforma di streaming passivo”.
Ma “assistere”, nella lingua italiana, non è sinonimo di “partecipare”. 

 

La risposta della Consob

Su questa originale interpretazione della normativa da parte di Fincantieri ha però messo la pietra tombale il presidente di Consob (l’organo di controllo del mercato finanziario italiano), Paolo Savona. In audizione davanti alla Commissione Finanze del Senato ha osservato che svolgere le assemblee esclusivamente tramite il rappresentante designato, come durante la pandemia,

incide sui diritti degli azionisti e sulla partecipazione assembleare e non appare in linea con i principi ispiratori della direttiva Shareholders Right.

 

Le domande sulla governance

Nelle domande circa la governance e, in particolare, sulla scelta di attribuire al presidente della Società Claudio Graziano una serie molto vasta di deleghe esecutive (a nostro avviso una eccessiva concentrazione di potere su questa figura) e sulle competenze dei consiglieri e il mix di competenze nel CdA, è calata una fitta nebbia di parole a vuoto per non rispondere nel merito le domande. Fincantieri sceglie la strada della tautologia.
La domanda: “il fatto che al Presidente del CdA siano state attribuite anche delle deleghe esecutive non rappresenta un elemento di eccessivo potere nelle mani del Presidente stesso?”. Risposta (tautologica): “in data 16 maggio 2022 il Consiglio di Amministrazione, in conformità con quanto fatto dai precedenti Consigli di Amministrazione, ha deliberato di conferire al Presidente Claudio Graziani deleghe riportate nella Relazione sul governo societario e gli assetti proprietari, disponibile sul sito internet della Società”. Una risposta non-risposta.

 

Il modello di business verso il militare

La Società fornisce “non risposte” alle nostre domande sul modello di business e in particolare sulla virata della Società verso il militare. Chiediamo di conoscere la distribuzione dei ricavi, all’interno del prospetto ricavi di Fincantieri SpA, relativo al macro-segmento “Shipbuilding” (71% complessivo) e “Military (31,3%) e ai loro prodotti. Risposta: “la Società non fornisce dettagli”.

Chiediamo, in relazione al Piano industriale adottato, cosa prevede la Società circa la distribuzione dei ricavi e il loro ammontare nei prossimi 2 anni per le diverse aree di business. Chiediamo, di nuovo, l’incidenza dell’area business “military”. Nella risposta solo alcuni dati percentuali. Fincantieri, inoltre, non cita mai la categoria “military”, introducendo invece la categoria “naval”, mostrando di non voler intendere qual era il nostro precipuo interesse: capire se nei prossimi due anni la Società prevede un maggior peso della produzione militare nei ricavi complessivi. Dati che non si ricavano con chiarezza  dal Piano industriale 2023-2027, al quale pure la Società fa continuo rinvio nelle sue “non risposte”.

 

La Politica di Remunerazione

Stessa musica nelle domande sulla Politica di Remunerazione. Chiediamo, tradizionalmente in tutte le società che ingaggiamo, attraverso quali parametri è misurato il raggiungimento degli obiettivi prefissati per accordare (o meno) la parte dell’incentivo variabile della retribuzione del Presidente del CdA. La risposta di Fincantieri è: “Gli obiettivi sono misurati in ragione di specifici indicatori predeterminati e saranno oggetto di valutazione da parte del Comitato per la Remunerazione e del Consiglio di Amministrazione”. Facendo finta di non capire la domanda: abbiamo chiesto quali sono questi indicatori, non se esistono.

Lo stesso accade per la domanda sul peso degli indicatori individuati per la remunerazione dell’Ad e del Direttore Generale. Noi chiediamo quanto pesano gli specifici indicatori e la Società risponde che prestano costante attenzione all’indice di sostenibilità.

Nessuna risposta sulle domande relative agli infortuni sul lavoro.

 

Le fregate vendute all’Egitto

Sulle domande sulle fregate militari classe FREMM prodotte e vendute da Fincantieri all’Egitto abbiamo, finalmente, fra le righe, alcune notizie. La Società ha venduto le unità FREMM al governo egiziano a un prezzo superiore a quello originariamente previsto dal contratto originario verso la Marina Militare Italiana. Perché? Perché nei documenti programmatici della Marina Militare Italiana era prevista anche una quota relativa al supporto logistico che, non essendo incluso nel contratto di vendita verso l’Egitto, va espunta. Naturalmente ogni altro dettaglio viene negato in quanto “elementi sensibili” dal punto di vista contrattuale. Tuttavia conferma Fincantieri che “potrebbero” esserci nuove iniziative commerciali del genere verso l’Egitto, che si conferma ottimo cliente per l’industria militare italiana, nonostante la non splendida performance in termini di diritti umani del paese di Al-Sisi.

La Società risponde blandamente, mostrando la solita tabellina utilizzata per altre domande, che prevede di spostare nel prossimo triennio la produzione su sistemi militari, rispetto a quello civile. E indica fra i principali clienti esteri di Fincantieri per il prossimo futuro gli USA, il Qatar e l’Arabia Saudita. Anche se non fornisce alcuna informazione circa gli introiti dall’export.

 

Ma se nella complessa arte della tautologia e del depistaggio la Società si è dimostrata maestra, dovrà comunque accedere a un confronto diretto. Fondazione Finanza Etica infatti farà richiesta di avviare un dialogo, secondo le modalità stabilite dalla policy di Fincantieri.
Perché il nostro engagement non si esaurisce nel momento topico dell’Assemblea degli Azionisti; si svolge infatti durante il corso dell’anno, alla ricerca non solo di informazioni, ma anche di una collaborazione leale per costruire un profilo più rispettoso dei criteri ESG, particolarmente delicato per un’azienda che costruisce ed esporta armi. Un Made in Italy di cui non sentiamo francamente bisogno.


Simone Siliani

Azionariato critico su ACEA. Un engagement di successo

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ACEA

Foto di Mali Maeder, Pexels

 

ACEA. Un engagement di successo

Nel sesto anno del nostro engagement con ACEA possiamo dire, con soddisfazione, che il dialogo si svolge oggi su un piano di un soddisfacente livello di trasparenza e lealtà. Ciò almeno per quanto riguarda le domande relative al modello di business e sulle politiche di remunerazione del management. Vi sono, invece, margini di deciso miglioramento per quanto riguarda la situazione finanziaria del Gruppo. 

Mentre notiamo che, anche in questo caso, la modalità di svolgimento dell’Assemblea degli azionisti “a porte chiuse” costituisce un irresistibile fattore di chiusura al dialogo con gli azionisti. Come per (quasi) tutte le altre società ingaggiate si è scelta questa modalità di svolgimento (attraverso Rappresentante Designato dalla Società) come ineluttabile e non come una possibilità. Che dimostra una certa rigidità interpretativa della norma o, peggio, una pavloviana reazione incondizionata come di paura o sfiducia nella capacità degli azionisti di discutere con il management in vista di un obiettivo comune che è il bene dell’azienda. Questo spiega il motivo per cui nessuna di queste aziende, ACEA compresa, risponde alla nostra domanda “perché avete scelto questa modalità”. E anche ACEA ci dice che le modalità con cui si è svolta l’Assemblea degli azionisti è “pienamente conforme alla vigente disciplina legislativa”. Vorremmo anche vedere fosse il contrario! Ma il punto è perché si è scelta questa soluzione rispetto alle diverse possibili (in presenza, in forma mista presenza-da remoto, da remoto ma con possibilità di interlocuzione attiva).

 

La situazione finanziaria del Gruppo

Sulla situazione finanziaria del Gruppo, tema da cui era iniziato nel 2017 il nostro engagement, il dialogo è ancora difficile. Pensiamo che vi sia ancora uno squilibrio fra la quantità di utili che la Società destina ai dividendi a favore degli azionisti rispetto a quelli destinati agli investimenti sul miglioramento della rete o comunque all’efficienza dell’azienda. La payout ratio (cioè il rapporto fra dividendo complessivo distribuibile e l’utile dell’esercizio) è ancora troppo alto e tale da minare l’obiettivo dello sviluppo sostenibile di lungo periodo. Tuttavia riconosciamo che questo valore è sceso dal 95% nel 2022 all’87% nel 2023, segno che anche l’azienda riconosce in qualche misura l’esistenza del problema.

Tuttavia, passi avanti ve ne sono stati. Prima di tutto in termini di trasparenza e di apertura di confronto. La politica dei dividendi della Società prevedeva nel Piano industriale 2020-2024 una distribuzione di complessivi 860 milioni di euro. Nelle prime quattro annualità del piano (2020-2023) sono stati distribuiti 698,2 milioni. Ne resterebbero da distribuire nel 2024 circa 162. Ma questo corrisponderebbe a un dividendo di 0,76 euro per azione, contro gli attuali 0,85. Abbiamo dunque chiesto ad ACEA se questo implicasse un abbassamento del dividendo per azione nel 2024, perché non vorremmo che che invece si pensasse di sfondare la previsione del dividendo complessivo rispetto a quanto previsto nel piano, aggravando così lo squilibrio che abbiamo già denunciato all’inizio. Su questo la risposta di ACEA è stata evasiva: nell’ambito del nuovo piano industriale, rispondono, la Società elaborerà “una politica dei dividendi in funzione delle performance economico-finanziarie delineate nel piano stesso”. Abbiamo così compreso che quando un’azienda è colta in fallo, tende a dare (non)risposte ovvie.

 

La politica industriale

Rispetto alla politica industriale della Società, registriamo dei successi reali del nostro engagement.

Intanto chiarezza sul tema perdite idriche. La Società ha obiettivamente fatto degli investimenti (87,8 milioni di euro nel solo 2022) ottenendo risultati interessanti. ACEA Ato 2, l’azienda idrica di Roma e provincia del Gruppo, ha ridotto del 17,2% rispetto al 2019 le perdite idriche non contabilizzate. Per raggiungere l’obiettivo prefissato, è prevista una ulteriore riduzione del 9,8% nel periodo 2023-2024. ACEA Ato 5 (Frosinone e provincia) ha ridotto le perdite del 24% nel 2022 rispetto al dato del 2019 con un investimento di 15,74 milioni di euro. Nel periodo 2023-2024 è prevista una ulteriore riduzione del 7%.

Risultati importanti del nostro azionariato critico si registrano anche sul terreno della politica di remunerazione. In particolare in termini di trasparenza del sistema di incentivazione variabile nel breve periodo, incentrato su un obiettivo di sostenibilità, e la sua misurazione. La Società fornisce informazioni abbastanza dettagliate sulla componente efficientamento dei depuratori realizzato in termini di interventi di razionalizzazione. Cioè la riduzione della frammentazione dei tanti piccoli impianti sul territorio in favore di impianti medio-grandi, abbinata all’integrazione dei sistemi di collettamento fognario. Questo consente un maggior controllo sull’efficacia della depurazione, l’ottimizzazione dei costi di gestione ed energetici e il miglioramento della performance depurativa.  Analoga strategia relativa all’indicatore dell’efficientamento dei depuratori: riduzione e chiusura di quelli più piccoli a favore di impianti più grandi ed efficienti. Questi indicatori, concretamente misurabili, vanno a comporre l’indicatore di sostenibilità relativo all’incentivo della parte variabile della remunerazione del management.

Anche per quanto riguarda il piano di remunerazione relativo agli incentivi di lungo periodo, la risposta dell’azienda è stata corretta. Nel 2024 saranno forniti i dati circa il raggiungimento o meno dei risultati, che comportano indicatori relativi alla riduzione delle perdite idriche, della percentuale dei fanghi disidratati, delle emissioni e degli indici di infortuni.

 

Ecco, dunque, un caso in cui l’azionariato critico può dirsi di successo, passando da un’iniziale chiusura e sospetto, ad un confronto aperto, in uno spirito collaborativo e di trasparenza.

 

Simone Siliani

Premiate 5 cooperative femminili con il bando CoopstartupHER

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coopstartupher

I 5 progetti vincitori di CoopstartupHER hanno superato le fasi di selezione, formazione e accompagnamento. Riceveranno un finanziamento a fondo perduto di 10mila euro.

 

Una cooperativa di comunità, un WBO, una cooperativa sociale e due gruppi che in cooperativa si stanno per costituire. Provengono dall’Alto Adige, Toscana, Umbria, Campania e Puglia. Sono tutte imprese cooperative a governance femminile, con una elevata attenzione all’impatto sociale e ambientale del loro lavoro: dal riciclo artigianale della plastica a una bottega di prodotti biologici e naturali di comunità, da un centro estetico naturale incubatore di comunità per donne fragili ai servizi di facilitazione per il benessere nelle aziende e a una legatoria di sole donne che hanno rilevato una azienda in fallimento. Questi i 5 progetti vincitori di CoopstartupHER.

Sono Mobius Circle, Ginko per il bene comune, Radice di C.O.I.R.A., Tara e Legatoria Tuderte.

Le realtà premiate

Legatoria Tuderte si trova a Todi, in Umbria. È un WBO: una società cooperativa nata nel 2021 da 9 soci, 7 donne e 2 uomini, come risultato di un processo di workers buyout da parte degli stessi lavoratori per salvare l’attività della precedente azienda e garantire continuità produttiva ed occupazionale. Opera nel mercato di nicchia della legatoria artigianale.

Come si lavora per facilitare le imprese nel cambiamento della cultura organizzativa e aiutare i team a lavorare meglio insieme? Tara lo sa. Guardate qui.

Quattro donne, di diversa formazione e provenienza, che producono cosmetici naturali e che, in meno di un anno, hanno realizzato laboratori per oltre 100 donne «dai 16 ai 70 anni», di ogni provenienza e background sociale. La Radice di Coira ha sede a Napoli, vuole farsi conoscere in tutta Italia.

Prodotti di design dalla plastica. Economia circolare ed educazione ambientale sul territorio. La plastica la portano i salentini, Mobius Circle la trasforma e la vende in loco e, in futuro, anche online. Realizzando prodotti utili e anche belli.

A Merano, la cooperativa Ginko è stata fondata un anno fa da 12 persone socie, che provengono da due storici gruppi di acquisto solidale. Ora le persone socie sono più di 100 e apriranno un minimarket in un quartiere multietnico della città, per rivitalizzare il quartiere, fornire prodotti biologici di filiera a prezzi accessibili, creare uno spazio aggregativo.

 

Il bando

Il bando CoopstartupHER è promosso dalla Commissione Pari Opportunità di Legacoop Nazionale e sostenuto dal fondo mutualistico Coopfond. Con il patrocinio di Unioncamere, è stato realizzato in partnership con Banca Etica e Fondazione Finanza Etica, Università Luiss Guido Carli e il Gender Interstudies Observatory delle tre Università di Roma. Hanno partecipato 146 persone che hanno presentato 35 progetti.

Fondazione Finanza Etica ha sostenuto il progetto e ha partecipato alle fasi di selezione e di docenza e di premiazione, a Roma, l’11 maggio.

 

 

Leonardo spa si sta trasformando in industria bellica?

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Evento a Roma, presso la Redazione di Scomodo, lunedì 8 maggio ore 18

Nel 2022 e nel 2023 l’Italia ha deciso di spendere oltre 8 miliardi di euro per comprare nuovi armamenti. Soldi pubblici, usati in gran parte da Leonardo S.p.A. (compagnia partecipata al 30,2% dal ministero dell’Economia e delle finanze) per produrre elicotteri da combattimento, torrette e cannoni per sistemi navali e terrestri, siluri, munizioni programmabili ad alta precisione e componenti per arsenali nucleari. Soldi che, invece, potrebbero essere usati per produrre elicotteri di soccorso, aerei antincendio e alta tecnologia a uso civile.

E se Leonardo S.p.A, negli ultimi 5 anni, ha concentrato l’80% della sua attività proprio nel settore delle armi, è legittimo domandarsi se si stia trasformando in un industria bellica.

L’azionariato critico di Fondazione Finanza Etica, insieme a Rete Italiana Pace e Disarmo, ha chiesto conto di ciò direttamente ai vertici Leonardo S.p.A. in occasione dell’assemblea annuale della società. In un videomessaggio di Teresa Masciopinto, presidente di Fondazione Finanza Etica, l’invito quindi a partecipare ad un evento in presenza per conoscere i quesiti posti all’attuale board della compagnia e discutere le risposte ricevute.

 

 

 

Il programma dell’incontro

 

18:00 – 18:05 | Saluti di Scomodo

18:05 – 18:15 | Introduce Marco Carlizzi, presidente di Etica Sgr

18:15 – 18:25 | LE PAROLE SONO IMPORTANTI
Nicoletta Dentico, giornalista, esperta di diritti umani

18:25 – 19:00 | L’azionariato critico di Fondazione Finanza Etica su Leonardo S.p.A.

Ne discutono:

Susi Snyder, Steering Committee della Campagna ICAN (in diretta video)
Francesco Vignarca, portavoce Rete italiana Pace e Disarmo
Mauro Meggiolaro, analista di Fondazione Finanza Etica

Modera Luca Liverani, Avvenire.

19:00 – 19:10 | PER UNA FINANZA DISARMATA. Le proposte di Fondazione Finanza Etica
Teresa Masciopinto, presidente di Fondazione Finanza Etica

Nuova governance per Fondazione Finanza Etica

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Fondazione

Fondazione Finanza Etica saluta le nuove persone che costituiscono l’Assemblea di Indirizzo e il Comitato di Gestione

 

I due organi che governano collegialmente la Fondazione sono oggi rinnovati nella loro composizione e funzione.

L’Assemblea di Indirizzo, composta da 12 persone, rappresenta il mondo di riferimento del Gruppo Banca Etica e svolge funzioni di indirizzo culturale e politico e di controllo. Approva i bilanci e il piano di attività annuale. È presieduto da Teresa Masciopinto, presidente.

È composta da:

  • Nazzareno Gabrielli, direttore di Banca Etica
  • Roberto Grossi, vicedirettore di Etica Sgr
  • Giuditta Peliti, referente soci Area Centro Banca Etica; siede nel Consiglio di Amministrazione di ènostra
  • Stefano Baldussi, rappresentante del comitato persone socie lavoratrici di Banca Etica
  • Francesca Rispoli, rappresentante del Comitato Soci di Riferimento di Banca Etica; siede nel Consiglio di Amministrazione del Gruppo Abele e fa parte del Comitato di Gestione di Libera
  • Maria Francesca De Tullio, rappresentante del Comitato Etico di Banca Etica; ricercatrice di diritto costituzionale presso l’Università di Napoli
  • Carlos Askunce, presidente di Fundación Finanzas Éticas
  • Camilla Carabini, antropologa, ricercatrice su monete e criptovalute, CBCD e finanza
  • Patrizia Messina, docente presso l’Università di Padova, esperta di analisi dello sviluppo locale
  • Davide Caselli, sociologo, ricercatore presso l’Università di Milano-Bicocca, si occupa di expertise, finanziarizzazione e politiche sociali
  • Giampietro Cavazza, vice-sindaco di Modena.

 

Il Comitato di Gestione svolge compiti di ordinaria e straordinaria amministrazione. Governa quotidianamente la Fondazione, in stretta relazione con lo staff e la direzione.

È composto da:

  • Teresa Masciopinto, presidente
  • Riccardo Dugini, vice-direttore di Banca Etica
  • Luca Mattiazzi, direttore di Etica Sgr
  • Michele Gramazio, referente soci Area Sud, esperto di cooperazione internazionale
  • Silvia Silvozzi, GIT Marche Sud, esperta in design e gestione di progetti e venture-philantropy

 

La Fondazione augura alle persone consigliere tre anni di proficuo e stimolante lavoro al servizio della finanza etica.

 

Teresa Masciopinto nuova presidente di Fondazione Finanza Etica

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presidente

Teresa Masciopinto è la nuova presidente di Fondazione Finanza Etica, per il prossimo mandato di tre anni.

Le abbiamo fatto qualche domanda, su di lei e su di noi.

 

Cara Teresa, benvenuta in Fondazione! Ci piacerebbe sentire un tuo commento per questo nuovo incarico, così a caldo, fresca di nomina. Ci racconti anche qualcosa di te?

Sento di esprimere gratitudine e soddisfazione per una nomina che mi responsabilizza e mi impegna ulteriormente nel percorso di affermazione della finanza etica, percorso che ho scelto fin dalle prime esperienze associative e professionali e in cui credo profondamente.

Ho incontrato il progetto della cooperativa verso la Banca Etica non appena laureata e da subito mi è sembrata una concreta azione di cambiamento di un modello socio economico che non mi rappresentava. Fin dai tempi dell’università mi sono infatti impegnata per il contrasto alla marginalità e la riqualificazione urbana in una fondazione che opera nelle periferie di Bari. Per dieci anni sono stata giudice onoraria presso il Tribunale per i Minorenni. Dal 2008 a oggi ho lavorato nell’ufficio relazioni associative di Banca Etica, di cui sono stata responsabile.

 

Parliamo della Fondazione. Come la immagini da qui a tre anni? Quali sono secondo te le direttrici più interessanti su cui Fondazione Finanza Etica potrà esprimersi?

Immagino la Fondazione sempre più soggetto attivo della rete di chi in Italia e in Europa promuove un modello socio economico che mette al centro le persone e il benessere del Pianeta e al contempo strumento qualificato per l’elaborazione culturale del Gruppo Banca Etica.

Il lavoro fin qui svolto traccia un percorso chiaro e ricco di prospettive interne ed esterne per marcare le linee di distintività della finanza etica. Penso che la Fondazione possa dare un grosso contributo in termini di ricerca e sperimentazione di modelli innovativi. L’obiettivo è anche quello di saldare i legami operativi nel quadro della pianificazione strategica del Gruppo.

Una direttrice di lavoro interna interessante mi sembra anche il rafforzamento della struttura della Fondazione.

 

Ambiente, reti, persone, cultura. Non sarà difficile proporre temi positivi, generativi, in un momento così difficile per noi e per il pianeta?

Il momento storico in cui viviamo ci consegna un quadro in cui dilagano disuguaglianze sociali, crisi climatica e ambientale, scenari desolanti di guerra e autoritarismo, ma anche una platea sempre più ampia di persone e organizzazioni che chiedono e praticano responsabilità sociale, scelte critiche, informazione trasparente, democrazia partecipativa.

Allargare questo campo ed esserne parte è il compito che ci assumiamo come Fondazione, senza cedere a rischi di autoreferenzialità, ma con la consapevolezza della forza delle nostre proposte. Gli strumenti sono quelli che conosciamo e che ci contraddistinguono: l’informazione e l’educazione critica alla finanza, l’azionariato critico, le attività di engagement e advocacy.

 

Partecipi anche al patronato di Fundación Finanzas Eticas. Il processo di “pensare come un’unica fondazione”, iniziato negli scorsi anni, come pensi che proseguirà?

Offrirò il mio contributo per consolidare e sviluppare i percorsi in atto per costruire le sinergie con le organizzazioni della società civile in Italia e in Spagna. La strada intrapresa di una forte collaborazione fra le due Fondazioni va rinforzata con un’intensificazione delle relazioni culturali e operative a tutti i livelli, da quello di governance a quello di confronto costante fra collaboratori e collaboratrici. Mi sembra che la prospettiva del lavoro comune e di scambio reciproco, pur nella salvaguardia delle specificità, sia l’unica a garantire un allargamento della visione della finanza etica e maggiori opportunità di impatto delle nostre azioni.