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Teresa Masciopinto nuova presidente di Fondazione Finanza Etica

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presidente

Teresa Masciopinto è la nuova presidente di Fondazione Finanza Etica, per il prossimo mandato di tre anni.

Le abbiamo fatto qualche domanda, su di lei e su di noi.

 

Cara Teresa, benvenuta in Fondazione! Ci piacerebbe sentire un tuo commento per questo nuovo incarico, così a caldo, fresca di nomina. Ci racconti anche qualcosa di te?

Sento di esprimere gratitudine e soddisfazione per una nomina che mi responsabilizza e mi impegna ulteriormente nel percorso di affermazione della finanza etica, percorso che ho scelto fin dalle prime esperienze associative e professionali e in cui credo profondamente.

Ho incontrato il progetto della cooperativa verso la Banca Etica non appena laureata e da subito mi è sembrata una concreta azione di cambiamento di un modello socio economico che non mi rappresentava. Fin dai tempi dell’università mi sono infatti impegnata per il contrasto alla marginalità e la riqualificazione urbana in una fondazione che opera nelle periferie di Bari. Per dieci anni sono stata giudice onoraria presso il Tribunale per i Minorenni. Dal 2008 a oggi ho lavorato nell’ufficio relazioni associative di Banca Etica, di cui sono stata responsabile.

 

Parliamo della Fondazione. Come la immagini da qui a tre anni? Quali sono secondo te le direttrici più interessanti su cui Fondazione Finanza Etica potrà esprimersi?

Immagino la Fondazione sempre più soggetto attivo della rete di chi in Italia e in Europa promuove un modello socio economico che mette al centro le persone e il benessere del Pianeta e al contempo strumento qualificato per l’elaborazione culturale del Gruppo Banca Etica.

Il lavoro fin qui svolto traccia un percorso chiaro e ricco di prospettive interne ed esterne per marcare le linee di distintività della finanza etica. Penso che la Fondazione possa dare un grosso contributo in termini di ricerca e sperimentazione di modelli innovativi. L’obiettivo è anche quello di saldare i legami operativi nel quadro della pianificazione strategica del Gruppo.

Una direttrice di lavoro interna interessante mi sembra anche il rafforzamento della struttura della Fondazione.

 

Ambiente, reti, persone, cultura. Non sarà difficile proporre temi positivi, generativi, in un momento così difficile per noi e per il pianeta?

Il momento storico in cui viviamo ci consegna un quadro in cui dilagano disuguaglianze sociali, crisi climatica e ambientale, scenari desolanti di guerra e autoritarismo, ma anche una platea sempre più ampia di persone e organizzazioni che chiedono e praticano responsabilità sociale, scelte critiche, informazione trasparente, democrazia partecipativa.

Allargare questo campo ed esserne parte è il compito che ci assumiamo come Fondazione, senza cedere a rischi di autoreferenzialità, ma con la consapevolezza della forza delle nostre proposte. Gli strumenti sono quelli che conosciamo e che ci contraddistinguono: l’informazione e l’educazione critica alla finanza, l’azionariato critico, le attività di engagement e advocacy.

 

Partecipi anche al patronato di Fundación Finanzas Eticas. Il processo di “pensare come un’unica fondazione”, iniziato negli scorsi anni, come pensi che proseguirà?

Offrirò il mio contributo per consolidare e sviluppare i percorsi in atto per costruire le sinergie con le organizzazioni della società civile in Italia e in Spagna. La strada intrapresa di una forte collaborazione fra le due Fondazioni va rinforzata con un’intensificazione delle relazioni culturali e operative a tutti i livelli, da quello di governance a quello di confronto costante fra collaboratori e collaboratrici. Mi sembra che la prospettiva del lavoro comune e di scambio reciproco, pur nella salvaguardia delle specificità, sia l’unica a garantire un allargamento della visione della finanza etica e maggiori opportunità di impatto delle nostre azioni.

Assemblee degli azionisti a porte chiuse

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La protesta della società civile italiana

 

ReCommon, ISDE Italia, Greenpeace Italia, The Good Lobby e Fondazione Finanza Etica criticano duramente la decisione del governo di permettere alle principali società italiane di tenere per il quarto anno consecutivo le loro assemblee degli azionisti a porte chiuse, secondo le modalità per la prevenzione della diffusione del Covid-19 ormai non più in vigore essendo conclusa la fase emergenziale della pandemia.

Questo ennesimo schiaffo alla partecipazione democratica e alla trasparenza è il frutto dell’emendamento al cosiddetto Decreto Milleproroghe (numero 198 del 29/12/2022, approvato in via definitiva lo scorso 23 febbraio) che reitera le disposizioni contenute nel Decreto legge “Cura Italia” del 17/03/2020, che offriva alla società per azioni la possibilità di consentire la partecipazione e l’esercizio del voto degli azionisti mediante mezzi di telecomunicazione, anche in deroga a diverse disposizioni statutarie. Il testo menziona la “possibilità di prevedere” queste modalità alternative alla partecipazione in presenza, comunque ancora oggi garantita o mediata, appunto, da mezzi di telecomunicazione.

Tuttavia, dopo la conversione in legge del DL Cura Italia, avvenuta il 24 aprile 2020 e le successive proroghe, fra il 2020 e il 2022 le principali società italiane quotate in Borsa – tra cui i grandi gruppi industriali e finanziari – hanno deciso di seguire la linea delle “porte chiuse”, precludendo anche la possibilità di prendervi parte attraverso i mezzi di telecomunicazione. Ciò ha comportato una totale mancanza di dialettica tra gli azionisti e gli amministratori delle società, a scapito della partecipazione.

L’emendamento delle “porte chiuse” introdotto nell’ultimo Decreto Milleproroghe è il n.3.300, presentato da Massimo Garavaglia (Lega), parlamentare che nel dicembre 2021 affermava la sua contrarietà a possibili chiusure per contrastare la recrudescenza della situazione pandemica e auspicava “un mesetto senza parlare di Covid”, e che ora vuole invece sbarrare le porte assembleari dei colossi italiani proprio per il rischio sanitario connesso all’insorgenza della epidemia da Covid-19.

In un contesto in cui il virus continua a circolare ma la fase più acuta – nonché emergenziale – è passata da tempo, è lecito interrogarsi sugli interessi tutelati da questo emendamento.

Per questo ReCommon, ISDE Italia, Greenpeace Italia, The Good Lobby e Fondazione Finanza Etica denunciano l’ulteriore restrizione degli spazi democratici in merito alla possibilità di fare da contraltare all’operato dei gruppi industriali e finanziari italiani. Chiedono inoltre agli stessi di non abusare delle disposizioni presenti nel DL Milleproroghe e consentire la partecipazione in presenza alle rispettive assemblee degli azionisti o, in extrema ratio, una partecipazione tramite mezzi di telecomunicazione equiparabile a quella in presenza. In ultimo, le organizzazioni sollecitano il governo e gli enti regolatori a intervenire a tutela dei diritti degli azionisti, affinché limitazioni di questo genere non si ripresentino più in futuro.

Come dimostrato negli ultimi anni dall’azionariato critico promosso dalle organizzazioni della società civile, le assemblee degli azionisti offrono la possibilità di confrontarsi apertamente con il management delle società e chiedere ragione del loro operato in relazione all’ambiente, al clima e ai diritti umani. Un meccanismo certo parziale e limitato, ma che cerca di porre rimedio alla totale mancanza di accountability dei gruppi industriali e finanziari – Intesa Sanpaolo e UniCredit in primis – visto il silenzio dei governi, che in alcuni casi, ad esempio in Italia, sono anche azionisti delle stesse imprese, come nel caso di Eni, Enel e Snam.

Con la recente approvazione del Milleproroghe dunque ancora più del passato le assemblee rischiano di ruotare solo intorno a due argomenti: il rinnovo dei CdA e lo stacco della cedola, cioè il dividendo corrisposto agli azionisti. Questi consessi rappresentano così la distanza abissale che intercorre tra i colossi italiani e il ‘Paese reale’, con i bisogni delle persone che non trovano altro spazio se non quello di subire decisioni prese altrove. Si pensi proprio al mega-programma di buyback di azioni promosso da Eni per accrescere ancora di più il futuro dividendo degli azionisti, mentre in Italia la povertà energetica è dilagante. Di questo tema o delle istanze dei territori impattati dalla condotta delle multinazionali energetiche o dai finanziamenti dei grandi istituti di credito non si potrà trattare durante le assemblee a porte chiuse.

La situazione, in prospettiva, potrebbe essere ancor più critica, leggendo le parole di Luciano Acciari, coordinatore del Forum dei segretari dei CdA e membro del management di Leonardo. Sembra, infatti, che vi sia l’intenzione di decretare la fine dell’azionariato critico – in crescita in Italia negli ultimi anni, consentendo “l’intervento dal vivo solo ai soci dotati di un pacchetto di azioni minimamente significativo, che tagli fuori i “disturbatori” in cerca di visibilità o altri interessi”.

Anche il quotidiano online Italia Informa ha denunciato in maniera forte questa pericolosa deriva, parlando di “democrazia a pezzi”. Una voce autorevole, se si pensa che il Comitato Scientifico del quotidiano è composto da membri di quelle stesse società che, fra il 2020 e il 2022, hanno scelto la linea dura delle assemblee a porte chiuse, sintomo evidente di un forte dissenso in seno alle stesse.

 

 

 

Oggi celebriamo

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celebriamo

Oggi celebriamo la chiusura di quasi due anni di un percorso intenso, sfidante e arricchente all’interno del nostro gruppo di lavoro.

 

Perché un luogo di lavoro sano, umano e inclusivo, è anche quello che sa celebrare i risultati, grandi o piccoli che siano.

In questi due anni abbiamo voluto rafforzare la nostra identità di gruppo, ritrovare o trovare nuove motivazioni al lavoro. L’abbiamo fatto co-costruendo processi orizzontali in modalità partecipata.

Non saremmo stati capaci di farlo da soli. Dobbiamo ringraziare il lavoro fatto con Peoplerise, grazie a Flavio Fabiani e Valentina Bianchini che ci hanno accompagnato in questo viaggio di trasformazione, attraverso una attività di consulenza di interventi di trasformazione organizzativa.
Il lavoro si è incentrato sulla relazione interpersonale e sul senso di appartenenza, calato nell’intervento di sviluppo organizzativo.
Sono stati affrontati una serie di aspetti: le qualità autentiche, cioè la relazione interpersonale e di sviluppo personale; la comunicazione nonviolenta di Marshal Rosenberg; l’ascolto attivo e il riconoscimento di emozioni e bisogni. Da un punto di vista culturale, abbiamo analizzato i processi decisionali e di leadership; tra gli strumenti utilizzati gli OKR creati da Andy Grove.

Abbiamo scoperto nuovi modi di dialogo e ascolto attivo come l’empathy circle, come il corpo ci aiuti non solo nelle relazioni, ma anche a progettare, l’importanza e il valore del peer coaching.
Abbiamo inoltre imparato a facilitare le nostre riunioni attraverso modalità e strumenti trovati all’interno del nostro team.
È grazie a questo lavoro che è nato FestiValori.

Celebrare è un rituale, un rito di passaggio che ci insegna a guardare al nostro percorso e a comprenderlo. Ci permette di apprezzare chi siamo e cosa facciamo come persone. Ma soprattutto aiuta la nostra cultura del lavoro e ci consente di cambiare il nostro modo di vedere le cose.

Quindi un brindisi a noi tutte e tutti, Simone, Claudia, Andrea, Barbara, Alberta, Irene, Domenico, Luca, Marco e a Valentina e Flavio. Cin cin!

La pace passa dal disarmo nucleare

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pace

Fonte: Sipri 2021

La pace passa dall’applicazione del Trattato New START, non nella sua sospensione, come ha dichiarato di fare Putin.

 

Vladimir Putin, nei giorni scorsi, ha dichiarato che intende sospendere l’applicazione da parte della Russia del Trattato New START per la riduzione delle armi nucleari. Si tratta di un nuovo giro di vite nella spirale della tensione fra le due maggiori potenze nucleari.

 

Il New Strategic Arms Reduction Treaty

Interrompere unilateralmente l’unico programma di riduzione dei sistemi d’arma nucleari a lunga gittata (questo significa “strategici”) fermerà il processo di eliminazione progressiva di queste armi. Il processo prevede di raggiungere il limite di 1.550 testate per ciascuno. Anzi,  potenzialmente la Russia potrebbe riprenderne la produzione inducendo anche la controparte statunitense a fare altrettanto. Si rischia di assistere a una nuova corsa al riarmo nucleare, ancora peggiore degli anni pre-accordi tra Gorbaciov e Reagan. In un mondo non più bipolare, infatti, anche altre potenze nucleari potrebbero seguire il cattivo esempio.

Il New START non si limita a imporre una riduzione delle testate nucleari, ma prende in considerazione tutte le componenti del sistema che rende effettivamente operabili tali ordigni. Dai missili balistici intercontinentali, ai sottomarini nucleari lanciamissili passando per bombardieri pesanti e strumenti di lancio delle testate. Perché è ormai chiaro a tutti che per ridurre il rischio di conflitto nucleare bisogna intervenire sull’intero sistema d’arma. Non solo l’ordigno ma anche il vettore che lo trasporta.

 

Il caso Leonardo SpA

La società italiana produttrice di armamenti partecipa a un consorzio internazionale francese, attraverso la realizzazione di missili da crociera per trasportare una testata nucleare. Ma Leonardo afferma che, realizzando il vettore e non l’ordigno, non sta in realtà partecipando alla costruzione di un sistema d’arma nucleare.

Questo ha ribadito Leonardo durtante un nostro engagemente in qualità di azionisti critici.

Leonardo SpA partecipa al consorzio MBDA, appaltatore principale per i missili aria-terra a medio raggio ASMP-A (air-sol moyenne portée amélioré) che trasportano testate nucleari.Tuttavia, nel Bilancio 2020 dichiara il “non coinvolgimento in attività di produzione o manutenzione di armi nucleari”.

La stessa linea tenuta nel 2016 quando, confermando di detenere il 25% della joint venture MBDA, sosteneva che essa “produceva solo ed esclusivamente il vettore del missile e non è coinvolta nella produzione della testata nucleare, tecnologia quest’ultima di pieno possesso e controllo delle organizzazioni governative francesi preposte”.

Sono risposte fuorvianti ribadite in dichiarazioni di autocertificazione ai propri finanziatori. Una bizzarra interpretazione del significato di “non coinvolgimento” nella produzione di armi nucleari cu sui non sono d’accordo neppure i data provider che forniscono informazioni agli investitori sulle aziende quotate.

 

Rendimenti rischiosi

Per questo quest’anno torneremo a chiedere conto di questa partecipazione a Leonardo SpA durante l’assemblea degli azionisti, forti anche di ricerche autorevoli, come Risky Returns. Nuclear weapons producers and their financiers, realizzata dalla ong olandese PAX e dalla International Campaign to Abolish Nuclear Weapons. La ricerca classifica fra i maggiori “sistemi d’arma nucleare” proprio alcuni modelli di missili prodotti da MBDA, consorzio detenuto per il 37,5% da BAE Systems, 37,5% da Airbus e 25% da Leonardo SpA.

Quest’anno con noi ci sarà anche ICAN (premio Nobel per la Pace nel 2017), per interpellare Leonardo SpA su questa partecipazione alla realizzazione di armi controverse come quelle nucleari. Armi sulle quali esiste un Trattato internazionale per la messa al bando, TPNW, al quale l’Italia non ha aderito. E non solo.

Svilupperemo una campagna, insieme a Etica Sgr, ICAN, Rete italiana Pace e Disarmo per parlare con i cittadini di questo tema, per dialogare con le banche che finanziano Leonardo, per indurre domande e riflessioni sui rischi reputazionali di queste operazioni finanziarie e per proporre a risparmiatori e investitori istituzionali un reale disinvestimento. Quanto meno dalle armi nucleari.

Il salario dignitoso è un diritto universale

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salario dignitoso

La ricerca sul salario dignitoso è un progetto realizzato dalla Campagna Abiti Puliti e sostenuto da Fondazione Finanza Etica

 

La contrazione dei salari nell’ultimo decennio, insieme alla dinamica inflattiva del biennio 2021-2022 evidenzia un rischio povertà lavorativa dell’11,8%, pari a 2,8 punti più della media europea (dati Eurostat 2019). Uno dei temi più urgenti per affrontare la povertà lavorativa è quello del salario e delle disuguaglianze.

 

 

La ricerca sul salario dignitoso

La ricerca  analizza le filiere della moda, uno dei simboli del made in Italy.

Ma cosa significa salario dignitoso? I calcoli, che prendono a riferimento la proposta avanzata dall’European Production Focus Group per i paesi dell’Europa centrale, orientale e sudorientale, ispirata all’iniziativa del 2009 dell’Asian Floor Wage Alliance per il continente asiatico, dicono: €1.905 netti mensili. Per una settimana lavorativa standard di quaranta ore settimanali, significa 11 euro netti all’ora.

Il concetto di salario minimo dignitoso è definito come il valore della retribuzione base netta in grado di garantire al lavoratore e alla sua famiglia il soddisfacimento dei bisogni primari e condizioni di vita dignitose. A differenza del salario minimo legale, non si basa su valori di mercato.

 

La ricerca è stata presentata a Roma il 15 giugno 2022, cui ha fatto seguito una tavola rotonda con Susy Matrisciano (Senatrice e Presidente della XI Commissione permanente Lavoro pubblico e privato e presidenza sociale), Michele Raitano (docente di Politica Economica, Sapienza Università di Roma e Membro del gruppo di esperti sul lavoro povero istituito dal Ministro del Lavoro), Chiara Saraceno (Sociologa e presidente del comitato scientifico di valutazione del Reddito di Cittadinanza), Sonia Paoloni (Segretaria
Nazionale Filctem-CGIL), Matteo Ward (Imprenditore e attivista, co-founder di WRÅD).

 

La campagna Good Clothes, Fair Pay

La campagna chiede all’Unione Europea di approvare una legge che obblighi le aziende di abbigliamento e calzature europee ad assicurare un salario dignitoso a tutti i lavoratori coinvolti nelle loro filiere.

L’obiettivo è raggiungere a livello europeo 1 milione di firme entro luglio 2023: “Good Clothes, Fair Pay” è infatti un’iniziativa dei cittadini europei (ECI): uno strumento di democrazia partecipativa che consente ai cittadini di rivolgersi direttamente alla Commissione Europea.

La campagna a livello internazionale è sostenuta dalla Clean Clothes Campaign Fashion Revolution, Fairtrade, Fair Wear, ASN Bank, Soliradidad, World Fair Trde Organisation Europe.

 

 

Fondazione Finanza Etica è storicamente aderente alla rete Coalizione Abiti Puliti, con cui realizza campagne, enegagement e azioni di attivismo.

 

Foto da pexels

Che ne dici di uno stage in Fondazione?

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stage

Stai completando il tuo percorso di studi nelle università di Firenze o Bologna? Vuoi arricchire le tue competenze professionali? Ti proponiamo di effettuare un tirocinio curriculare presso di noi a Firenze.

Un’esperienza unica, dove sviluppare le tue conoscenze, sperimentarle al servizio del nostro progetto di finanza etica per costruire giorno dopo giorno un’economia più inclusiva, rispettosa del pianeta e delle persone.

 

La tipologia di stage

Stage tecnico/professionalizzante: percorso finalizzato all’acquisizione di conoscenze e competenze tecniche specifiche.
Lavorerai nell’ufficio Educazione Critica alla Finanza: progetti digitali di educazione finanziaria e percorsi di formazione rivolti alle scuole in presenza e online.

Cosa imparerai

Conoscerai l’educazione finanziaria dal punto di vista della finanza etica.
Farai parte di una squadra di persone professionali e appassionate.
Conoscerai il mondo della finanza etica.
Svilupperai competenze tecniche specifiche e completare il tuo percorso di studio.

 

STAGE- ufficio Educazione critica alla finanza

Sede di lavoro: Firenze
Stage curriculare della durata minima di 150 ore nel I° semestre 2023.

La posizione

Fondazione Finanza Etica offre la possibilità di svolgere uno stage professionalizzante all’interno dell’Ufficio Educazione critica alla finanza che si occupa della pianificazione, organizzazione e realizzazione di progetti ed eventi formativi rivolti a persone adulte e studenti (secondaria superiore 1 e 2 grado).

L’obiettivo dello stage sarà quello di supportare l’ufficio Educazione Critica alla Finanza nell’implementazione dei progetti digitali di educazione finanziaria e contribuire attivamente ai percorsi di formazione rivolti alle scuole.

In questo stage avrai la possibilità di effettuare attività di

  • Supporto per la realizzazione di percorsi di educazione critica alla finanza nelle scuole di Firenze e provincia.
  • Partecipazione e supporto al gruppo di lavoro per iniziative di educazione finanziaria Online (digitalizzazione di contenuti e creazione di nuovi contenuti multimediali).
  • Supporto all’organizzazione di eventi di educazione critica alla finanza.
I requisiti

Candidati se:

  • Sei una persona interessata ad approfondire le tue conoscenze in tema di Finanza Etica, Cittadinanza Attiva, Sostenibilità sociale e ambientale.
  • Stai studiando in ambito economico-finanziario, sociologico e pedagogico nelle università di Firenze o di Bologna.
  • Pensi di avere ottime capacità relazionali e buone competenze digitali.
  • Sei una persona interessata a fare un’esperienza multidisciplinare e trasversale.

 

Avvertenza

La candidatura avverrà esclusivamente tramite il servizio stage dell’Università di Firenze e Bologna. Non accettiamo candidature inviate per mail o via social.

Mine anti-persona e munizioni a grappolo: dal 31 gennaio è vietato finanziarle.

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legge bombe mine

Mine anti-persona e munizioni a grappolo: dal 31 gennaio è vietato finanziarle. Ora tocca a banche e finanza fare la propria parte.

 

Dopo 10 anni di difficile iter parlamentare, il 31 dicembre 2022 è diventato concretamente operativo il divieto di finanziare le imprese produttrici di mine antipersona e di munizioni a grappolo, stabilito dalla Legge 9 dicembre 2021, n.220.

La legge introduce all’art.1

il divieto totale al finanziamento di società in qualsiasi forma giuridica costituite, aventi sede in Italia o all’estero, che, direttamente o tramite società controllate o collegate, […], svolgano attività [… relative alle]  mine antipersona, munizioni e submunizioni cluster, di qualunque natura o composizione, o di parti di esse.

Il divieto vale per tutti gli intermediari abilitati (definiti nel dettaglio nell’art. 2). È inoltre vietato alle alle fondazioni e ai fondi pensione di investire il proprio patrimonio in queste attività.

 

Una legge esemplare

Una legge esemplare sotto molti punti di vista per la quale il movimento della finanza etica si è mobilitato da tempo, insieme a numerose associazioni che hanno dato vita alla Campagna Italiana Contro le Mine.

La legge è esemplare perché il divieto di finanziamento è assai ampio e coinvolge le società oggetto del divieto, le attività svolte, gli intermediari finanziari e il tipo di finanziamento.

Tutta la filiera è coinvolta nel divieto. Giustamente, trattandosi di sistemi d’arma complessi.

Di estrema rilevanza, dal nostro punto di vista, il dettaglio degli intermediari finanziari sottoposti agli obblighi della legge, che è ampio e prevede anche le succursali con sede legale in un altro paese Ue o Terzo, il settore assicurativo e quello dei fondi pensione. Di questi soggetti viene analizzata ogni forma di supporto finanziario, ad esempio credito, rilascio di garanzie finanziarie, partecipazioni, acquisto o sottoscrizione di strumenti finanziari.

 

Una legge importante, ma di complessa applicazione

Proprio il divieto totale rende complessa l’attuazione della L.220. Nessun elenco è stato fornito dai soggetti istituzionali preposti ai controlli sull’attuazione della legge e tanto meno dal Governo.

Non si tratta solo dell’adozione di presidi procedurali, complessi. Il fine dei controlli è quello appunto di “contrastare il finanziamento” delle mine antipersona e delle munizioni cluster e di “loro singoli componenti”. Si tratta delle singole componenti del sistema d’arma e non solo del prodotto finito. Dovrebbero essere individuate e sottoposte al divieto anche le società subcontractor della società madre produttrice di queste armi.

È una impostazione opportuna, che dovrebbe essere applicata anche ad altre armi controverse. Come nel caso delle armi nucleari, su cui Fondazione Finanza Etica ingaggia Leonardo S.p.A. nella sua attività di azionariato critico. In particolare sul coinvolgimento nell’arsenale nucleare francese attraverso MBDA-Systems.

Nella logica della finanza etica, condivisa dall’impostazione della L.220, infatti, partecipare a realizzare “singole componenti” del sistema d’arma comporta una responsabilità sull’intero prodotto.

 

Un iter normativo lungo e tortuoso

Il Trattato di messa al bando delle mine (Ottawa 1997) e la Convenzione sulle Munizioni Cluster (2008) sono le due leggi internazionali che ne impediscono l’uso, la produzione, il commercio e lo stoccaggio. La Campagna internazionale per la messa al bando delle mine prevede non solo l’adesione del più alto numero di Paesi, ma anche il completo smantellamento delle mine dal pianeta entro il 2025. A oggi ha visto l’adesione dell’80% dei Paesi (164). Ancora non vi aderiscono, tra gli altri, Stati Uniti, Cina, India, Israele, Egitto, Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Marocco.

In Italia, l’iter per una legge sulla messa al bando è iniziato nel 2010, a seguito anche di una importante raccolta di 30mila firme dalla Campagna Italiana contro le Mine.

Dopo essere stata approvata all’unanimità nel 2017, la legge fu rimandata al Parlamento dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, perché il testo avrebbe potuto esonerare dalle responsabilità penali i vertici delle banche e degli istituti finanziari. Ci sono voluti altri 5 anni per l’approvazione, il 5 dicembre 2021.

 

Il ruolo degli investitori

Al 2018, 88 istituti finanziari hanno investito un totale di 8.700 milioni di dollari in 7 produttori di munizioni a grappolo. Lo descrive la ricerca Worldwide Investment in Cluster Munitions alla sua nona edizione.

È importante evidenziare come gli investimenti nei produttori di munizioni a grappolo di tutto il mondo siano in netto calo. Da 31 miliardi di dollari del 2017 (su 166 società investite) a 9 miliardi di dollari nel 2018 per 88 investitori. Di questi, ancora 7 hanno sede in Stati che hanno aderito alla Convenzione.

Il Gruppo Banca Etica e, dunque, tutte le sue società che rientrano fra gli intermediari abilitati della legge (Banca Etica, Etica Sgr, CreSud) hanno nel loro DNA costitutivo una clausola di esclusione che impone un divieto assoluto di finanziamento, a qualunque titolo, di qualunque realtà economica coinvolta nel settore militare (e non soltanto nei sistemi d’arma controverse).

Ma per essere efficaci nell’attuazione della legge, stiamo lavorando a costruire un elenco di imprese coinvolte nel settore militare, coerente con l’ampiezza dei destinatari del divieto individuato dalla legge, per offrirlo anche agli intermediari finanziari in una logica di dialogo, collaborazione e contaminazione.

La legge 220 è un passo avanti importante sulla strada del disarmo, ma come per ogni legge vale solo se viene realmente attuata. È questo il nostro impegno. Da sempre.

 

Stefano Zamagni. 80 anni di economia civile

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economia civile

Stefano Zamagni, economista, accademico e instancabile divulgatore dell’economia civile, compie 80 anni

 

Un compleanno importante quello degli 80 anni di Stefano Zamagni, riconosciuto come il caposcuola di una stagione di studi e ricerche che ha rinnovato quella dell’economia civile, inaugurata nel ‘700 a Napoli da Antonio Genovesi, Gaetano Filangeri, Giacinto Dragonetti.

Un’intuizione generativa.

Solo che l’impresa di coniugare mercato e solidarietà, in questi nostri tempi, è enormemente più complessa di quanto non lo fosse nel XVIII secolo. Perché la dimensione del mercato. esasperata dalla sua declinazione finanziaria e dallo sviluppo di nuove tecnologie informatiche, ha pervaso di sé ogni ambito dell’esperienza umana. In una parola, ha prevalso nella cultura a livello globale Il mercato e il profitto sono diventati oggi valori in sé.

Come ci ha insegnato Zamagni, scambio, redistribuzione, reciprocità hanno sempre fatto parte di ogni società umana. Dunque, la loro marginalizzazione nell’attuale fase del capitalismo globale rende quest’ultimo un modello dis-umano.

Si capisce dunque quale improba impresa è quella avviata da Zamagni. Eppure così esaltante. Tramontati i miti delle rivoluzioni, che avrebbero dovuto rovesciare il capitalismo e dimostratisi insostenibili alla lunga e pericolosi nel breve periodo quelli della capacità autoregolativa del mercato, quella dell’economia civile resta l’unica via perseguibile per un’altra economia. A cui anche la finanza etica deve molto.

Ci lega al lavoro di studio e ricerca di Zamagni l’idea che l’esperienza della socialità umana possa vivere all’interno di una normale vita economica, ponendo così le basi concrete per cambiarla radicalmente.

 

L’economia civile e la finanza etica

La finanza etica, in fondo, altro non si pone se non l’obiettivo di riportare la finanza al suo genius loci originario: utilizzare gli strumenti della finanza (anche quella moderna) per promuovere e favorire un’economia reale e fondata su valori e obiettivi di solidarietà.

La lezione di Stefano Zamagni è un faro per chi fa finanza etica.

Questa si pone il tema, etico appunto, di distinzione tra fini diversi e tra questi e gli strumenti per raggiungerli. Oggi il tema costante dell’ideologia mercatista mainstream è: “qualsiasi mezzo per ottenere l’aumento illimitato della ricchezza” e “il sistema troverà soluzioni alle crisi per le sue proprietà intrinseche”. Che sono, appunto, “meno regole e vincoli, ci pensa il mercato”.

Il paradigma dell’economia civile e della finanza etica si chiede, prima di tutto,

a cosa serve la finanza?

Cioè quali sono gli effetti economici, sociali e ambientali delle scelte finanziarie?

È una domanda che riguarda il fine stesso dell’attività economico-finanziaria. Rivoluzionaria perché non accede all’idea che l’economico e il mercato siano in sé disumanizzanti, né che siano eticamente e socialmente neutrali. Essi devono essere ricondotti al fine vero (da cui peraltro scaturiscono) che è la promozione umana, la cura della casa comune in cui tutti noi, parte del vivente, e le generazioni non ancora presenti, viviamo.

Ottant’anni spesi bene, caro professore; e molto lavoro ancora da fare. Auguri.

 

Fondazione Finanza Etica

Maggiore inclusione finanziaria, minori rischi per le banche

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inclusione finanziaria

L’inclusione finanziaria vince il premio Tesi di laurea sulla finanza etica 2022

 

21 tesi candidate per il premio Tesi di Laurea sulla finanza etica, giunto quest’anno alla sua quinta edizione.

Il premio quest’anno è andato a Alessandro Molinari, Università di Bologna, Corso di laurea in Law and Economics of Insurance and Finance, per la tesi Regulation of EU consumer credit: a financial inclusion perspective and challenges lying ahead (La regolamentazione del credito al consumo nell’UE: una prospettiva di inclusione finanziaria e le sfide future).

Per la commissione scientifica l’originalità dell’elaborato consiste

nell’aver focalizzato l’attenzione su inclusione Finanziaria e Finanza Etica, e la proposta di una policy ora in discussione alla Commissione Europea riguardante la creazione di un database per la collezione e analisi di specifici indicatori legati al credito al consumo

Abbiamo fatto ad Alessandro 4 domande: ecco cosa ci ha risposto.

 

Le due Menzioni Speciali

A Simona Biasco, Università degli Studi di Perugia, Corso di laurea in Amministrazione aziendale, per la tesi La rilevanza strategica dei fattori ESG per le Piccole e Medie Imprese: analisi di contesto ed evidenze empiriche.
La commissione ha valutato positivamente: “lo studio delle strategie ESG delle decine di migliaia di medie e piccole aziende che rappresentano la gran parte del tessuto produttivo del nostro paese”.

Chi sarà il/la economista del cuore di Simona?

 

Marco Logi, Università degli studi di Firenze, Corso di laurea in Finance and risk management, ha presentato un lavoro su Corporate Social Responsibility and bond yields: Empirical analysis in the american market. Il testo ha l’originalità di “aver focalizzato l’attenzione su un settore su cui sono stati realizzati pochi studi: il mercato obbligazionario. A oggi la maggior parte delle ricerche sul tema indagano la relazione tra rendimento di titoli azionari e SRI, mentre tralasciano gli impatti che le performance di sostenibilità hanno sul rendimento dei titoli obbligazionari.”

Qual è il lavoro dei sogni di Marco?

 

L’emozione della premiazione in diretta

In diretta zoom, davanti ai loro colleghi e alle loro colleghe, a Marco Piccolo, direttore della Fondazione e a Fabio Moliterni, Simone Siliani, Sofia Tonarelli, Domenico Villano, in rappresentanza del comitato scientifico, le  persone ammesse alla short list hanno presentato il loro lavoro con uno speech di tre minuti ciascuno, prima della proclamazione in diretta del vincitore.

 

Le tesi premiate

Le tesi premiate saranno pubblicate nella collana “Antonio Genovesi” di Fondazione Finanza Etica a gennaio 2023.

Qui è possibile vedere le tesi vincitrici dell’edizione 2021.

 

Maggiore inclusione finanziaria, minori rischi per le banche @Pavel Danilyuk/Pexels