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SESTO RAPPORTO

Rapporto sulla
finanza etica in Europa

Questa nuova edizione del Rapporto sulla Finanza Etica in Europa mette in evidenza la sfida di garantire la coerenza tra principi etici dichiarati e le pratiche effettive nel settore finanziario. In un’epoca di greenwashing e social washing, in cui le grandi banche spesso fanno dichiarazioni di sostenibilità non seguite da azioni concrete, gli istituti finanziari etici si distinguono per trasparenza e partecipazione attiva.
Il rapporto dimostra una profonda coerenza tra i principi e le azioni delle banche etiche europee, evidenziando differenze significative rispetto al sistema bancario convenzionale.
Il rapporto è il risultato della collaborazione tra Fondazione Finanza Etica in Italia, Fundación Finanzas Éticas in Spagna e la rete delle banche etiche europee FEBEA. La ricerca ha l’obiettivo di informare e formare sulle realtà della finanza etica in Europa, un movimento che sta cambiando il panorama finanziario. In vista delle elezioni europee, fornisce dati che dimostrano l’importanza della finanza etica e la sua coerenza tra parole e azioni, sfida rara nel mondo finanziario attuale.

Teresa Masciopinto
Presidente di Fondazione Finanza Etica

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La finanza etica sta rivoluzionando il settore finanziario europeo. Come presidente di una banca, sono orgogliosa di presentare la nuova edizione della Ricerca sulla finanza etica in Europa.
Le regole finanziarie sono principalmente modellate a Bruxelles e Francoforte, rendendo cruciale il dialogo con le istituzioni europee e altri attori della società civile per influenzare il sistema finanziario. Per questo la collaborazione con FEBEA, la Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative, e GABV, la Global Alliance for Banking on Values, è fondamentale per amplificare la voce della finanza etica e condividere buone pratiche.
Abbiamo davanti sfide importanti, che possono ridefinire il quadro economico e sociale europeo. Dall’arbitrarietà nella definizione della sostenibilità da parte delle istituzioni finanziarie, con un serio rischio di greenwashing, a una eccessiva focalizzazione sulla dimensione ambientale a discapito di una visione più ampia della sostenibilità che dovrebbe abbracciare aspetti sociali ed economici. Anche per questo sosteniamo con urgenza la necessità di una tassonomia sociale. È necessario affrontare il cambiamento climatico, le crescenti disuguaglianze, l’equilibrio di genere e l’accesso al credito per gruppi vulnerabili. 
Per superare queste sfide, è importante promuovere regole e normative che ridefiniscano la finanza come strumento al servizio dell’economia e del pianeta. Dall’altro lato, è cruciale un approccio dal basso, iniziando con una riflessione individuale sulle scelte finanziarie e riconoscendo l’impatto potenziale, positivo o negativo, quando affidiamo i nostri soldi a una banca o a un gestore finanziario.
La finanza etica ha dimostrato di ottenere risultati superiori in termini di impatto sociale e ambientale, performance finanziaria e accesso al credito per gruppi svantaggiati. Il rapporto fornisce dati essenziali per informare questa decisione e promuovere un sistema finanziario sostenibile.

Anna Fasano
Presidente di Banca Etica

Banche etiche a confronto con le principali banche europee

Il Sesto Rapporto si propone di confrontare la redditività, l'adeguatezza patrimoniale e la performance finanziaria delle banche etiche europee con le banche convenzionali (“significative") sottoposte alla vigilanza diretta della BCE. Sono state esaminate 22 banche etiche europee, associate alla Global Alliance for Banking on Values (GABV) e alla Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative (FEBEA), e 60 grandi banche europee, sotto la diretta supervisione della BCE. I dati utilizzati sono relativi agli ultimi 10 anni, dal 2012 al 2021, periodo fortemente influenzato, soprattutto nel 2020, dalla pandemia di Covid-19, come precedentemente descritto nel Quinto Rapporto.

Redditività: Le banche etiche hanno costantemente superato le banche convenzionali in termini di redditività. La redditività del capitale proprio (ROE) delle banche etiche è stata in media del 5,23% rispetto al 2,21% delle banche convenzionali. Anche la redditività degli attivi (ROA) ha favorito le banche etiche con una media dello 0,46% contro lo 0,25% delle banche convenzionali. La pandemia ha colpito entrambi i gruppi nel 2020, ma già nel 2021 si assiste, per entrambi, a una ripresa.

ROE

Crediti: Le banche etiche si concentrano maggiormente sulle attività bancarie tradizionali, soprattutto sul credito, che rappresenta il 65,4% degli attivi nel 2021, contro il 50,8% delle banche mainstream, che preferiscono attività finanziarie come l'investimento o la collocazione di fondi e titoli.

Percentuale degli attivi rappresentata dall’erogazione di credito.

Depositi: Le banche etiche basano le proprie attività principalmente sui depositi dei clienti, che rappresentano il 79,3% delle passività totali, mentre le banche convenzionali si affidano a varie fonti di liquidità, con un conseguente rapporto depositi/patrimonio netto inferiore (68,7%). Le banche etiche hanno registrato una leggera diminuzione dei depositi come percentuale del totale del passivo di 1,4 punto percentuali dal 2012 al 2021. Per le banche convenzionali, i depositi sul totale delle passività sono aumentati di 10,2 punti percentuali nello stesso periodo.

Percentuale dei depositi sul totale dei passivi.

Solidità patrimoniale: Le banche etiche hanno mantenuto costantemente una forte capitalizzazione, con un rapporto tra patrimonio netto e passività totali pari in media all'8,2%. Le banche convenzionali hanno migliorato la loro posizione patrimoniale, ma partendo da una posizione più debole, crescendo dal 4,3% nel 2012 al 6,20% nel 2021.

Rapporto tra patrimonio netto e passività totali.

Liquidità: Le banche etiche hanno mantenuto un rapporto prestiti/depositi (LDR) stabile, con una media dell'81,5%, mentre le banche convenzionali hanno una media più alta, pari al 102,5%, che indica un rischio di liquidità più elevato. Nel 2021, le banche etiche avevano un LDR del 77%, mentre per le banche convenzionali era pari all'86%. Il LDR valuta la liquidità della banca, confrontando il totale dei prestiti e il totale dei depositi nello stesso periodo. Una percentuale elevata indica un potenziale rischio dovuto alle attività vincolate, alla difficile copertura delle perdite e dei flussi di cassa in uscita.

Rapporto prestiti/depositi (LDR).

In sintesi, le banche etiche danno priorità alle attività bancarie tradizionali e mantengono una forte capitalizzazione e una liquidità stabile tra il 2012 e il 2022. Hanno costantemente superato le banche convenzionali in termini di redditività. Le banche convenzionali hanno invece privilegiato le attività finanziarie, migliorando la loro capitalizzazione negli ultimi dieci anni ma con un rischio di liquidità più elevato. La pandemia ha colpito entrambi i gruppi nel 2020, ma con una ripresa già nel 2021.

I numeri aggregati delle banche etiche europee

I dati, relativi al 2021, fanno riferimento ai bilanci delle 23 banche etiche analizzate nella ricerca, a cui sono stati sommati i dati 2021 di Coop57 (Spagna), Femu Qui (Corsica, Francia), Etika (Lussemburgo), Ucit (Gran Bretagna), Sidi (Francia) e Sifa (Francia), che non svolgono attività bancaria in senso proprio ma concedono crediti con le modalità delle banche etiche.

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Finanza per il clima

La lotta contro il cambiamento climatico, la sfida più grande del nostro tempo, si basa su due principali approcci: mitigazione e adattamento. La mitigazione mira a ridurre le emissioni attraverso la progressiva eliminazione dell’uso dei combustibili fossili e l’aumento sia della quantità che della qualità dei serbatoi naturali di gas serra, come gli oceani, le foreste e il suolo. L’adattamento mira a ridurre la vulnerabilità dei territori con strategie come colture resistenti al calore e difese costiere.
Queste due azioni hanno un enorme impatto sull’economia globale. Nonostante l’aumento degli investimenti per la mitigazione fino a 571 miliardi di dollari all’anno nel 2019-2020, le azioni messe in campo per limitare l’aumento della temperatura terrestre a 1,5°C sono largamente insufficienti. In particolare, i Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di maggiori aiuti finanziari, come riporta il Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC.
In termini di adattamento, il Rapporto 2022 Adaptation Gap dell’UNEP rileva un notevole divario tra i finanziamenti internazionali e le necessità dei Paesi in via di sviluppo. Nel complesso, entro il 2030 sarà necessario un importo compreso tra 160 miliardi e 340 miliardi di dollari, che aumenterà a 315 miliardi e 565 miliardi di dollari entro il 2050. 
Le banche convenzionali lanciano strumenti “verdi”, ma il loro finanziamento ai combustibili fossili (oltre 5 miliardi di euro dal 2016) va contro gli obiettivi di neutralità climatica. Solo il 7% dei finanziamenti energetici è stato destinato alle energie rinnovabili nel periodo 2016-2022.
Le banche convenzionali e quelle etiche hanno approcci distinti per ridurre il loro impatto climatico. Mentre le banche convenzionali spesso si basano su metriche discutibili o fanno ampio affidamento a tecnologie ancora in fase di sviluppo o di non provata efficacia (come, ad esempio, la cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica) per rivendicare obiettivi climatici, le banche etiche adottano un approccio integrato che valuta l’impatto ambientale, sociale e di governance di tutte le attività. 
Uno dei modelli più riconosciuti a livello internazionale per il calcolo delle emissioni derivanti da finanziamenti e investimenti è il modello proposto da PCAF (Partnership for Carbon Accounting Financials). Le banche etiche sono state tra le prime ad adottarlo. PCAF non è l’unica metodologia esistente ma è considerata una delle più affidabili. Seguendo questo approccio standardizzato, le istituzioni finanziarie possono gettare le basi per stabilire obiettivi basati sulla scienza e per allineare i loro portafogli di investimento con l’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico.

Casi studio

Banca Etica

è stata pioniera nell'incorporare considerazioni ESG (ambiente, sociale, governance) nella valutazione del rischio di credito, utilizzando una Valutazione Socio-Ambientale (VSA) fin dai primi anni 2000. La banca rendiconta le emissioni delle proprie attività finanziarie sulla base del protocollo PCAF e collabora con i clienti per il calcolo delle proprie emissioni Scope 1 e 2. I piani di riduzione delle emissioni dei clienti possono portare all’applicazione di tassi di interesse più favorevoli sui crediti.

Finanza per la pace

Il conflitto in Ucraina nel 2022 ha portato a un’enorme crescita della spesa militare globale, valutata dal SIPRI (Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma) + al 3,7%, per un totale record di oltre 3.100 miliardi di euro. La spesa militare europea è aumentata del 13%. Diverse banche europee hanno preso in considerazione la possibilità di reinvestire nell’industria delle armi dopo l’invasione russa, fornendo servizi finanziari ai produttori di armi che esportano in Paesi ad alto rischio. 
Un rapporto dell’ONG olandese PAX identifica 15 grandi banche europee che offrono prestiti e sottoscrizioni di obbligazioni per un valore di 87,7 miliardi di euro alle imprese delle armi, tra cui BAE Systems e Leonardo. 
Il rapporto “Don’t bank on the bomb” (anch’esso pubblicato da PAX) rivela che 306 banche finanziano 24 produttori di armi nucleari con un totale di 746 miliardi di dollari. Le banche statunitensi sono in testa alla classifica mentre BNP Paribas sarebbe la prima ‘banca armata’ europea. Le bombe a grappolo, vietate dalla Convenzione dell’ONU, hanno visto una riduzione degli investimenti che ammontavano comunque a 8,7 miliardi di dollari nel 2018. 

Criteri di esclusione delle principali banche etiche europee

Crédit Coopératif

Esclusione dal finanziamento delle imprese legate alle armi.

Finanza etica: Richieste alle istituzioni europee

Nel mercato finanziario, raramente “one size fits all
Le regole che governano i sistemi bancari e finanziari sono in genere promosse basandosi su un approccio adattato alle esigenze e ai modelli di business dei gruppi più grandi.
Tuttavia, la soluzione non è quella di ritagliare una nicchia solo per la finanza etica; piuttosto, gli sforzi normativi dovrebbero mirare a correggere le carenze all’interno del sistema finanziario nel suo complesso. Le multinazionali hanno esigenze diverse rispetto alle imprese che lavorano nell’ambito dell’economia sociale. 
Sono quindi necessari strumenti finanziari diversi, evidenziando la necessità di una “biodiversità bancaria”. Non chiediamo regole solo per la finanza etica, ma norme che aiutino, o almeno non penalizzino la creazione di strumenti finanziari al servizio dell’economia sociale. 
Questi obiettivi possono essere raggiunti solo tramite l’azione normativa. Segnaliamo tre proposte, ciascuna incentrata su uno dei tradizionali pilastri ESG

AMBIENTE
Il cambiamento climatico è una delle sfide più impegnative del nostro tempo e il contributo dei mercati finanziari per vincere questa sfida è essenziale. Le banche convenzionali sostengono pratiche definite “sostenibili”, ma negli ultimi 7 anni hanno investito oltre 5 miliardi di euro nei combustibili fossili. I progressi dell’Unione Europea sono promettenti ma non sufficienti. L’attenzione al “net- zero” potrebbe essere un elemento chiave nella definizione di una proposta legislativa. Invece, molte banche e istituti finanziari promettono di allinearsi al “net zero”, ma spesso solo per motivi di reputazione e non per affrontare un reale cambiamento. La finanza etica è più trasparente, con una contabilità delle emissioni più precisa e chiare azioni di compensazione. Inoltre,esclude da sempre i settori inquinanti dai suoi impieghi.
Un solido impianto legislativo è fondamentale per contrastare il greenwashing, garantendo che le azioni “net zero” siano coerenti con quanto dichiarato.

SOCIALE
L’ineguaglianza è diffusa nella nostra società. Si manifesta attraverso disuguaglianze economiche e limitato accesso ai servizi finanziari per gruppi vulnerabili. Persistono anche differenze retributive di genere, particolarmente nel settore finanziario.
Proponiamo di introdurre un “‘social supporting factor” per stimolare la crescita del settore dell’economia sociale, della microfinanza e dell’inclusione finanziaria. La proposta è in linea con gli obiettivi dell’UE e non rappresenta un onere finanziario per gli Stati, tenendo conto delle sfide legate al debito pubblico.

GOVERNANCE
La trasparenza è alla base dell’attività delle banche etiche, permeando tutti gli aspetti, dai prestiti alle partecipazioni. Affrontare l’evasione fiscale e combattere i paradisi fiscali è di fondamentale importanza. I grandi gruppi finanziari approfittano delle lacune del sistema normativo, mentre gli Stati membri dell’UE competono invece di collaborare per affrontarli. Nonostante alcuni progressi, come l’introduzione della rendicontazione “Paese per Paese” (CBCR, Country by Country Reporting), persistono delle limitazioni, specialmente per quanto riguarda l’accesso pubblico ai dati aziendali. Le attuali normative non sono sufficienti a contrastare l’opacità fiscale: gli istituti finanziari si avvalgono di giurisdizioni intermedie per eludere il pagamento delle tasse, contribuendo così all’ingiustizia e alla disuguaglianza. 

In chiusura

Il panorama finanziario è contraddittorio e favorisce i grandi operatori rispetto ad approcci unici e innovativi come la finanza etica. Ecco le questioni chiave che mettiamo in evidenza: ‘net zero’, superamento delle disuguaglianze e maggiore trasparenza. La mancanza di regole chiare sul ‘net zero’ permette alle banche di fare affermazioni vuote, mentre la sfida climatica richiede sforzi reali e significativi.. Inoltre, le imprese dell’economia sociale e gli attori economici sono spesso soggetti a regolamentazioni più severe rispetto agli operatori dei mercati speculativi. Infine, i paradisi fiscali favoriscono ingiustamente chi cerca di eludere le normative fiscali.
La finanza etica europea ha dimostrato punti di forza in molteplici aspetti, che meritano di essere riconosciuti. Incoraggiarne lo sviluppo dovrebbe essere una priorità per le autorità di regolamentazione.

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