Azionariato critico con H&M

  |   By  |  0 Comments

Azionariato critico con H&M

 

L’assemblea del colosso svedese del fast fashion H&M, tenutasi a Stoccolma il 7 maggio del 2019, è un chiaro esempio di come una campagna della società civile possa trasformarsi in un’iniziativa di azionariato critico, coinvolgendo anche gli investitori istituzionali (fondi di investimento che hanno in portafoglio migliaia diazioni della società).

Tutto parte da una a una campagna lanciata dalla coalizione Clean Clothes Campaign (CCC, in Italia Campagna Abiti Puliti) nel maggio del 2018, che chiede alla società di mantenere fede a una promessa, fatta nel novembre del 2013: pagare un salario dignitoso (“living wage”) a tutti i suoi fornitori strategici. «Un provvedimento che interesserà 850.000 lavoratori dell’abbigliamento», aveva dichiarato l’impresa.

 

H&M non ha mantenuto le promesse sul salario di sussistenza. E la Campagna Abiti Puliti ha deciso di diventare azionista critico.

La promessa non viene mantenuta e gli attivisti decidono di scendere in campo anche come azionisti, con l’appoggio di Fondazione Finanza Etica.

I rappresentanti della campagna e la stessa Fondazione acquistano un numero simbolico di azioni di H&M e iniziano a studiare il regolamento assembleare del gruppo scandinavo e le norme del diritto societario svedese.
Scoprono presto che, in Svezia, è possibile presentare mozioni che richiedano il voto consultivo di tutti gli azionisti anche possedendo una sola azione. Si lavora quindi, alla stesura delle mozioni entro il termine stabilito (fissato per marzo, circa due mesi prima dell’assemblea).

La mozione della Clean Clothes Campaign (che sarà poi inclusa nell’annuncio di convocazione dell’assemblea come Item9b) chiede che tutti i profitti realizzati nel 2018 dal gigante internazionale della moda siano destinati a un fondo speciale, da mantenere in vigore fino a quando i salari dei lavoratori non siano almeno pari al livello di un salario dignitoso.

 

Con Shareholders for Change, 34.100 azioni critiche all’assemblea H&M

Anche Fondazione Finanza Etica presenta una mozione. Lo fa assieme a Meeschaert Asset Management, una società di investimenti parigina che è tra i fondatori di SfC – Shareholders for Change e detiene 34.100 azioni di H&M. La mozione ha un taglio più istituzionale rispetto a quella di CCC.

Anche Fondazione e Meeschaert Asset Management si concentrano sui diritti dei lavoratori, ma lo fanno in modo indiretto. Chiedono più trasparenza sui parametri di sostenibilità a cui sono ancorate le remunerazioni variabili dei top manager, che non sono resi noti dall’impresa.

A differenza di quello che accade in Italia, in Svezia non è prevista la possibilità di inviare domande all’impresa prima dell’assemblea e di ottenere risposte scritte entro il giorno dell’assemblea.
Tuttavia, grazie a un accordo informale tra gli azionisti critici e attivi e H&M, tale possibilità viene garantita in via eccezionale. Ad H&M vengono spedite nove domande a nome di Clean Clothes Campaign di SfC – Shareholders for Change (in particolare del membro svizzero della coalizione Forma Futura Invest AG).

Ulteriori domande sono sottoposte all’impresa il giorno stesso dell’assemblea, con una rappresentante di Meeschaert Asset Management a presentare e chiedere di votare per la mozione di Meeschaert e Fondazione Finanza Etica e due rappresentanti di Clean Clothes Campaign a presentare la mozione della campagna.

Le mozioni vengono entrambe respinte dagli azionisti. E nelle sue risposte l’impresa conferma un atteggiamento di chiusura.
Ma gli interventi di CCC e Shareholders for Change hanno comunque una portata storica: per la prima volta ONG e investitori istituzionali socialmente responsabili sono riusciti a presentare una mozione su temi sociali (diritti dei lavoratori) e di governance (trasparenza dei criteri di remunerazione) all’assemblea del gigante mondiale del fast fashion H&M.
Il percorso è stato difficile e accidentato e fino all’ultimo non è stato chiaro se le mozioni e le stesse deleghe degli azionisti (i biglietti di ingresso per partecipare all’assemblea) venissero accettate o meno.
Ma ora la strada è segnata e, nei prossimi anni, sarà molto meno complicato seguire tutte le procedure.

Prima dell’assemblea, gli attivisti di CCC hanno consegnato 180mila firme di consumatori, che chiedono migliori condizioni di lavoro presso i subfornitori di H&M, all’amministratore delegato della società Karl-Johan Persson.
Un’azione classica, comune a molte campagne, che si accompagna agl iinterventi dei rappresentanti della società civile come azionisti critici. Perché, come si è detto, quando si tratta di fare pressione sulle imprese, nessuna strategia si elide ma tutte si sommano per il raggiungimento di un unico obiettivo: ottenere ascolto e, possibilmente, incidere sulle strategie di gestione delle aziende.

 

Per le strategie di azionariato critico, cosa è e come funziona, si può leggere il nostro rapporto Azionariato critico. Storia, strumenti e successi, a cura di Mauro Meggiolaro. È il primo lavoro organico in Italia che descriva la storia dell’azionariato critico dalle sue origini.