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Donne e finanza

La nuova scheda “Capire la Finanza” di Fondazione Finanza Etica

 

Di cosa parla questa scheda su “Donne e finanza”?

 

Di soffitti di cristallo. Nelle più grandi società quotate in borsa a livello internazionale, le donne rappresentano il 49% della forza lavoro in entrata. E il 5% nelle figure apicali. Si laureano più donne che uomini. Le rettrici sono 5 su 84 atenei; le professoresse ordinarie il 24%.

soffitti di cristallo

 

Di barriere all’ingresso. Gli istituti di credito creano molte più barriere alla partenza per le imprese femminili rispetto a quelle maschili, causando un forte freno alla loro crescita. Il credito bancario rappresenta solo l’11% delle fonti di finanziamento delle imprese femminili, a fronte di un elevato ricorso al capitale proprio/familiare. Le banche chiedono garanzie di terzi al 54% delle imprese femminili, rispetto al 39% delle imprese maschili.

 

Di stereotipi. Da una indagine Swg per CNA nazionale del 2019, il 12% del campione intervistato ritiene che il trattamento riservato dalla banca alle donne sia “molto peggiore” rispetto a quello con la controparte maschile. Le ragioni, secondo le persone intervistate, derivano dai pregiudizi culturali secondo cui le donne “potrebbero avere figli” (37% delle risposte), “sono meno affidabili degli uomini” (27%), “mettono il lavoro al secondo posto rispetto alla famiglia” (19%) e in ultimo viene indicata una presunta scarsa attitudine all’imprenditorialità.

Di come il mondo della finanza sembra non essere, ancora, un posto per le donne. In Italia la rappresentanza femminile nei CdA degli istituti di credito è del 21,7%. Bisogna aspettare il 2021 per vedere la prima donna italiana al governo di una grande banca sistemica, Elena Patrizia Goitini, AD di Bnl Bnp Paribas.

Di formazione. L’Italia risulta agli ultimi posti per competenze finanziarie da anni in qualsiasi ricerca comparativa, a livello europeo o mondiale, sia stata realizzata. In una delle più note, la ricerca di Standard&Poor del 2004, l’Italia raggiungeva il punteggio di 37 (su un massimo di 100), in linea più con i Paesi emergenti che con le economie avanzate. Questi dati sono ancora più gravi se si mettono in confronto con l’ultima indagine PISA relativa al 2018. Nell’analisi delle competenze finanziarie degli adolescenti (15 anni), l’Italia si colloca al 13° posto su 20 Paesi. Se si considera “l’esperienza finanziaria” dei 15enni, l’Italia è all’ultimo posto, con un punteggio del 36,1% a fronte di una media Ocse del 51,5%. Se, in media Ocse, le ragazze hanno un punteggio del 2% più basso rispetto ai ragazzi, in Italia questo gap di genere arriva fino al 15%.

formazione

 

Di disparità nel mondo del lavoro. In Italia a dicembre 2020 ci sono stati 101mila occupati in meno rispetto al mese precedente, di cui 99mila donne, e l’anno 2020 ha chiuso con una perdita di 444mila posti di lavoro, di cui 312 mila donne e 132 uomini. Le donne guadagnano in media il 20% meno degli uomini e il carico familiare e di assistenza non retribuito è, nel 74% dei casi, sulle spalle delle donne; il 26,5% delle donne è sovra-istruito per il tipo di impiego svolto e per il 40% è concentrato in tre ambiti lavorativi: commercio, sanità e assistenza sociale, istruzione.

disparità mondo lavoro

 

Della violenza economica di genere. In una società, come quella italiana, in cui le disparità di accesso al mercato del lavoro e il gap salariale sono così elevati e il lavoro di cura famigliare è tutto sulle spalle delle donne, non stupisce che il 26,4% delle donne ha subito violenza psicologica o economica dal partner attuale e il 46,1% da parte di un ex partner. In una società, peraltro, fortemente patriarcale in cui, ancora, i soldi sono percepiti come “cose da uomini”.

Di come nessuno è perfetto. Anche nel mondo delle banche etiche e alternative Europee c’è ancora molta strada da fare: solo due donne presidenti su sedici, solo una donna presidente di consiglio di amministrazione. Così nel Terzo settore, su 80mila imprese cooperative presenti, solo 19mila sono gestite da donne, pari al 23,75%; al di sotto del 27,5% che rappresenta la media di donne con un ruolo dirigenziale in Italia.

Di politica, necessariamente. Il Global Gender Gap Report conferma, per l’Italia, le tendenze riscontrate a livello mondiale. Il maggior punto di fragilità risiede nella insufficiente rappresentanza femminile nelle sedi politiche. Secondo il rapporto, il divario di genere nel mondo della politica è stato colmato al 31,3%: infatti, solo il 36% del parlamento italiano è composto da donne, mentre 16 dei 24 membri del consiglio dei ministri sono uomini.

Di cosa si sta mettendo in campo. Il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR) italiano presenta, in coerenza con la Strategia europea, una Strategia Nazionale per la parità di genere 2021-2026. Il suo obiettivo è la risalita di cinque punti entro il 2026 nella classifica del Gender Equality Index, da 63,5 a 68,5 (sopra l’attuale media UE di 67,9). Nel PNRR è stato introdotto il tema del gender mainstreaming, che consiste nella possibilità, da parte dei decisori politici ed economici, di interpretare il genere come elemento trasversale di tutte le politiche pubbliche. Il PNRR prevede l’investimento di 6,66 miliardi di euro in un sistema di certificazione della parità di genere, ancora tutto da mettere in atto, ma che, se riuscisse a entrare come strumento di valutazione nelle pubbliche amministrazioni, potrebbe consentire l’introduzione di effettive innovazioni dal punto di vista delle premialità e condizionalità nell’applicazione dei progetti finanziati dal PNRR.

Solo cattive notizie?

Abbiamo intervistato otto donne: Marcella Corsi, Anna Fasano, Claudia Fiaschi, Vera Gheno, Simona Lanzoni, Monica Pratesi, Claudia Segre e Anita Wymann. Ci hanno risposto con entusiasmo, ogni tanto con amarezza, mai con rassegnazione. Sono tutte delle grandi tessitrici di progetti, idee, relazioni, possibilità, innovazioni. Non per loro stesse, ma per la comunità in cui vivono e lavorano. Ciascuna a suo modo.
Noi vi consigliamo di leggere la scheda partendo da quelle voci. Anche per guardare con un po’ di ottimismo al futuro.

 

La scheda  “Donne e finanza” si può leggere e scaricare QUI.

 

Marcella Corsi è Professoressa ordinaria di Economia Politica presso il Dipartimento di Scienze Statistiche
di Sapienza Università di Roma, Coordinatrice di Minerva – Laboratorio di studi su diversità e disuguaglianze di genere; è tra le fondatrici del web-magazine inGenere. Anna Fasano è presidente di Banca Etica. Claudia Fiaschi è stata a lungo portavoce del Forum del Terzo Settore. Vera Gheno è una sociolinguista; accademica, saggista e traduttrice italiana, ha lavorato per oltre vent’anni all’Accademia della Crusca; si occupa prevalentemente di comunicazione digitale, con particolare attenzione al sessismo e all’inclusività nella lingua italiana. Simona Lanzoni è vice-presidente di Pangea Onlus e, dal 2012 al 2014, vice-presidente di RITMI, Network Italiano per la Microfinanza. Monica Pratesi, è ordinaria di Statistica al Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, dal 2016 al 2020 presidente della Società Italiana di Statistica, consigliera Istat. Claudia Segre, economista, è presidente di Global Thinking Foundation. Anita Wymann è  presidente di Alternative Bank Schweiz (CH), banca orientata alla sostenibilità, membro di FEBEA e di GABV – Global Alliance for Banking on Values.