Economia, Finanza e Nonviolenza, a sessant’anni dalla prima marcia della pace
Pace e diritti umani, uguaglianza, democrazia, solidarietà, dignità, libertà, giustizia, fraternità….
Erano queste le parole chiave con cui Aldo Capitini, uno dei più importanti testimoni della pace e della nonviolenza, 60 anni fa inaugurava la prima marcia Perugia Assisi, proponendo a uomini e donne di buona volontà di scendere in strada per affermare che la pace non può essere semplice assenza di guerre, ma il risultato di una azione continua e profonda volta a far propri e praticare quei valori che rappresentano l’essenza del nostro essere umani. Valori senza i quali non si possono costruire le relazioni che sono alla base di comunità eque, solidali, inclusive e (oggi si dice) resilienti.
Questa marcia segnò anche l’inizio “ufficiale” di un movimento in grado di raccogliere aspettative ed istanze e incanalarle verso iniziative che contribuirono e contribuiscono tuttora alla crescita della nostra cultura democratica iniziata dopo il secondo conflitto mondiale. A riprova di questo, oltre al rafforzamento di una sensibilità europeista, alcune leggi importanti: la legge sull’obiezione di coscienza e servizio civile; la legge 185/90 sul controllo dell’export delle armi.
Grazie al confronto su come attualizzare in modo più efficace questa visione della società si aprirono altri filoni di approfondimento. Dal rapporto nord sud, alla tutela dell’ambiente, al lavoro, all’economia e alla finanza. Sì, perché non ci può essere pace in un contesto socialmente ed ecologicamente degradato, senza la possibilità di un lavoro dignitoso, senza una democrazia che non tocchi anche la dimensione economica e finanziaria.
Iniziò così, all’interno dei movimenti per la pace, una riflessione su come un approccio nonviolenza potesse trasformare l’economia e la finanza. Di fatto si posero o si rafforzarono le basi su cui si sarebbero sviluppate molte delle iniziative di economia sociale e solidale. Sarà poi il movimento dell’obiezione di coscienza (al servizio militare, alle spese militari), con il coinvolgimento di migliaia di giovani nello scegliere il servizio civile, ma anche nell’affrontare con criticità le scelte nel campo dei consumi, del lavoro e del risparmio, a dare impulso alla cultura del consumo critico, del commercio equo, dei nuovi stili di vita, dell’economia solidale e della finanza etica.
Questo è l’humus sul quale sono nate le prime esperienza di finanza etica (Mag – mutue auto gestione) e successivamente Banca Etica, dando così la possibilità a moltissime persone di gestire il proprio denaro in funzione di un progetto di vita fondato su relazioni eque, solidali e nonviolente.
Una scelta e una responsabilità importanti per mettere al centro della finanza l’interesse più alto, che è quello di tutti e tutte.
Marco Piccolo, presidente di Fondazione Finanza Etica