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Pace e ambiente. I valori del nostro azionariato critico

Nella guerra in Ucraina cadranno anche la pace e l’ambiente, parte integrante del primo rapporto sull’azionariato critico della Fondazione

Fra le tante disgrazie che la guerra in Ucraina lascerà sul terreno, oltre ai morti civili ucraini, ce ne sono due che vogliamo sottolineare e che hanno a che fare con il nostro azionariato critico, di cui qui presentiamo il nostro primo rapporto per il 2021.

La prima è la ripresa in grande stile della produzione e del commercio degli armamenti.

Vuoi per armare chi si difende o per rafforzare chi attacca, chi si ingrassa comunque sono i produttori di armi e le
banche che li finanziano.

Questa però è una enorme disgrazia perché, per quanto possa far crescere i dividendi che gli azionisti delle industrie degli armamenti incassano alla fine dell’anno e gli impieghi delle banche che le finanziano, le armi costruite e esportate sono fatte per essere usate, prima o poi.

 

L’Azionariato critico sui produttori di armi

Noi incontriamo nel nostro azionariato critico alcuni di loro. Leonardo SpA, la maggiore impresa italiana per volumi produttivi ed esportazioni, presenta ogni anno rendiconti finanziari ragguardevoli e buoni dividendi. Chi incassa? In primo luogo il Governo italiano ,che detiene il 30,2% delle azioni; il 48,8% sono investitori istituzionali, quindi chissà, forse senza saperlo anche chi ci legge e  acquista fondi, tranne quelli di Etica Sgr, si può trovare nel proprio portafoglio azioni di Leonardo.

Nel nostro azionariato critico con Leonardo da sempre mettiamo l’accento sulla necessità di aumentare il peso della produzione civile rispetto a quella militare. Come si può vedere nel nostro report nella sezione Domande e risposte, spesso queste ultime assai evasive. Ma come potrete leggere, è la spesa militare che continua ad aumentare, raggiungendo nel 2021 il 73% del fatturato.

Anche con Rheinmetall il nostro azionariato critico ha sortito un risultato interessante. Rheinmetall, ricordiamo, è l’impresa tedesca proprietaria della RWM italiana produttrice delle bombe vendute all’Arabia Saudita e da queste usate in Yemen.


Dato che il management non risponde, da anni, alle nostre richieste, ci siamo rivolti al Comitato etico del Fondo Sovrano Norvegese, il più grande fondo pensioni del mondo: a loro abbiamo chiesto una policy che portasse al disinvestimento da imprese come Rheinmetall. Il Parlamento norvegese, maggiore azionista del Fondo, ha effettivamente deliberato in tal senso e quindi è lecito attendersi un disinvestimento del 2,69% del Fondo da Rheinmetall.

 

Raddoppiare gli sforzi sulle rinnovabili

La seconda disgrazia che deriverà dalla guerra in Ucraina è che, data la dipendenza dell’Europa dal gas russo, sarà legittimata la ripresa dell’estrazione di idrocarburi, da un lato, e dei progetti sul nucleare, dall’altro.

È una risposta emotiva, sbagliata e illogica perché caso mai questa crisi dimostrerebbe piuttosto la necessità di raddoppiare gli sforzi sulle energie rinnovabili. Che peraltro sarebbero disponibili ben prima e a minor impatto anche economico.

Ma è la risposta che certamente ci possiamo aspettare da Eni che, dopo aver puntato tutto nella sua strategia sull’idrogeno blu ottenuto dal gas naturale, potrà tornare alla scelta degli idrocarburi. Del resto nel suo Piano Strategico, che abbiamo più volte sottoposto a critica durante l’engagement con Eni, l’azienda aveva già annunciato di continuare a produrre idrocarburi nel triennio 2021-2024 con un aumento medio annuo del 4%. Come poi possa arrivare a un
net zero di emissioni di CO2 per il 2050, come sostenuto nel Piano di lungo termine, resta per noi un mistero. Certo non attraverso la cattura della CO2 e le compensazioni (piani di forestazione, o meglio, di non deforestazione),  tecnologie e attività di dubbia efficacia e misurabilità.

 

Pace e ambiente sono due valori che informano di sé il nostro azionariato critico: un modo per tradurre valori e ideali alti in concrete prassi finanziarie e gestionali di imprese che avrebbero così l’occasione di passare alla storia come imprese dal movente sociale, costituzionale direi, e non come i Dogs of war dei Pink Floyd.

Cani da guerra e uomini d’odio
Senza causa, non facciamo discriminazioni
La scoperta è da rinnegare
La nostra moneta è carne e ossa
L’inferno aperto e messo in vendita
Riunitevi e contrattate
Per il denaro duro, mentiremo e inganneremo
Nemmeno i nostri padroni sanno la rete che tessiamo

 

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Simone Siliani

Direttore Fondazione Finanza Etica

 

 

 

 

 

 

 

 

credit immagine: Banksy, Bambino che infila un fiore nella canna del fucile di un soldato, 2007. stencil su muro. Betlemme.