Notizie -

Pastori, lupi e Black Rock

Ma se voi foste un pastore e durante la lunga giornata ai pascoli aveste necessità di assentarvi, chiedereste al lupo di prendersi cura del gregge ? Io credo proprio di no, giusto?
È un po’ quello che ha fatto l’Unione Europea attraverso la Direzione Generale FISMA, che ha assegnato l’incarico per uno studio sullo sviluppo di strumenti e meccanismi per l’integrazione dei fattori ESG nel Quadro della Vigilanza bancaria europea e nella Strategia del business bancario e delle politiche d’investimento niente di meno che a BlackRock.

BlackRock non è un gruppo musicale degli anni ’90, né una marca di profumo. È la più grande società di investimento nel mondo con sede a New York. Gestisce un patrimonio totale di quasi 7.000 miliardi dollari, di cui un terzo in Europa.
Dal 1988 quando è stata fondata, Black Rock ha accresciuto la sua capacità finanziaria e di penetrazione in molti paesi del mondo, e anche la sua influenza.
Molti importanti investitori si affidano al sistema di analisi Aladdin della BlackRock Solutions. Diverse banche centrali come la Federal Reserve americana e la Banca centrale europea (BCE), i ministeri delle finanze e i fondi sovrani ricevono consigli dai loro esperti. BlackRock ha progettato il programma di cartolarizzazione dei prestiti della BCE quando la banca centrale aveva bisogno di competenze esterne. In Grecia e a Cipro BlackRock ha analizzato a fondo i bilanci delle banche, consigliando poi i governi. È intervenuta in Irlanda e Spagna in modo analogo.
Poi, improvvisamente nel 2020 nella sua lettera agli investitori, il CEO Larry Fink è stato folgorato sulla via di Damasco e ha maturato la svolta etica e green.

Fink (Black Rock) letter to investors

Il denaro che gestiamo non è nostro ma appartiene a persone che in dozzine di diversi Paesi si impegnano per finanziare progetti di lungo termine, come la pensione. Noi sentiamo una forte responsabilità”. Così inizia la sua lettera e prosegue con una professione di fede nella lotta al cambiamento climatico che “è divenuto per le società un fattore determinante da prendere in considerazione nell’elaborare le strategie di lungo periodo”. Molto bene, naturalmente.
Per inciso nella stessa lettera del 2019 neppure un cenno all’argomento, mentre il focus era scopo & profitto. “Lo scopo non è solo la ricerca del profitto, bensì la forza propulsiva per ottenerlo”.

Ma, come si è detto, BlackRock è molto influente e l’affidamento dello studio da parte della Commissione Europea sui fattori ESG alla società newyorkese lo dimostra.
A cosa serve questo studio? A definire come si integreranno i fattori rischio ESG nella gestione del rischio bancario generale a livello europeo e a integrare i rischi ESG nel sistema di vigilanza bancaria europea e nella strategia europea sul business bancario e sulle politiche d’investimento.

Diciamo, non proprio bruscolini in termini di regolamentazione europea nelle funzioni di controllo e di indirizzo del sistema bancario del continente.

Lo studio, per un valore di 550.000 € (noccioline per la BlackRock), deve realizzare:

  • un inventario di buone pratiche e principi per l’integrazione dei rischi ESG nei processi di gestione del rischio da parte delle banche a livello europeo e nell’attività di vigilanza europea
  • un’analisi su quali siano gli ostacoli allo sviluppo di un buon funzionamento del mercato europeo della finanza verde e degli investimenti sostenibili e, quindi, l’identificazione di strumenti e strategie di dimensionamento della finanza verde e del mercato per i prodotti finanziari sostenibili.

Il più grosso player nel settore della finanza (BlackRock) viene pagato dal regolatore (la Commissione Europea) per spiegare allo stesso come redigere normative che consentano al primo di fare al meglio i propri affari privati.

Cioè, il pastore dice al lupo: “ti lascio il gregge, pensaci tu”.
Il conflitto d’interesse è macroscopico e la caduta di credibilità della Commissione Europea e della sua Strategia sulla Finanza Sostenibile (che così tanto ha impegnato le istituzioni europee) sarebbe verticale.
Infatti, i due punti cardine di questa Strategia

verrebbero inficiati dallo svolgimento da parte di BlackRock di questa attività di consulenza.

Perché BlackRock è stato uno dei maggiori critici della normativa sulla Tassonomia della Ue e, dunque, ci si può domandare quale coerenza vi sia nel chiedere una consulenza su una parte fondamentale dell’agenda sulla finanza sostenibile al suo maggiore critico.
Inoltre, BlackRock è sostenitore dell’approccio alla finanza sostenibile che considera un solo lato della stessa, cioè l’impatto finanziario che i cambiamenti climatici possono avere sui conti delle aziende. Ma, come è noto, l’approccio della Commissione europea tiene sì in considerazione questo tema, ma lo bilancia considerando anche l’impatto che le imprese hanno sull’ambiente e sul cambiamento climatico.
La differenza di approccio non è meramente tecnica, bensì sostanziale.

È del tutto evidente l’incoerenza di un incarico così importante per la normativa e l’impianto stesso della Strategia europea sulla finanza sostenibile a un soggetto che si trova in così sostanziale distanza dall’impianto della stessa Strategia.

È del tutto verosimile che il lupo si mangerà gli agnelli e quando tornerà lo stolto pastore sarà ridotto in miseria.

 

Simone Siliani, direttore di Fondazione Finanza Etica