ZeroArmi: il rapporto sulle banche italiane e il finanziamento alle armi
Il Report che fa luce sulla trasparenza finanziaria
Il caso ha voluto che, proprio mentre in Parlamento con un subitaneo blitzkrieg dopo mesi di silenzio è ripartito l’iter per l’approvazione della proposta di legge del Governo di modifica (o meglio, snaturamento) della L.185/90 che regola il commercio di armi italiane, Fondazione Finanza Etica pubblicasse il report di valutazione dell’esposizione delle maggiori banche italiane verso il settore degli armamenti, ZeroArmi. Come a dire: mentre il Parlamento si appresta a stendere una pesante coltre di opacità sulla legge che obbliga il governo a regolare il commercio di armi secondo i principi “pacifisti” dell’art.11 della Costituzione e di tutte le convenzioni sul rispetto dei diritti umani a cui l’Italia ha aderito e di trasparenza, la società civile italiana corre ai ripari ed elabora uno strumento per rendere più trasparente il coinvolgimento delle banche italiane nel settore.
Un passo indietro sulla trasparenza
Sì perché una delle modifiche più negative della legge è quella che elimina, all’interno della relazione annuale al Parlamento sull’applicazione della legge, l’elenco delle banche che hanno finanziato operazioni di trasferimento di armi a paesi esteri da parte delle imprese produttrici. Naturalmente operazioni autorizzate dal Governo, giacché di quelle eventualmente non autorizzate dovrebbe occuparsi la magistratura. Una modifica che si può definire almeno ipocrita, all’insegna del “si fa, ma non si dice”. E perché mai questa modifica? Non è forse anche quello della produzione di armi un orgoglio del made in Italy? Invece no: finanziamo abbondantemente trasferimenti di armi italiane (sempre più precise ed efficaci, cioè devastanti) a paesi di dubbia fede democratica (es. Egitto, Azerbaijan, Arabia Saudita, Turchia, ecc.), ma non sta bene dichiararlo pubblicamente.
Cosa svela il rapporto ZeroArmi
È quello che abbiamo visto lavorando al report ZeroArmi: banche leader nel finanziamento al settore che, invece di vantare questa leadership commerciale, tendevano a minimizzare (“non abbiamo appetito – cioè interesse, ndr – per il settore”). Perché anche chi fa affari è costretto ad ammettere che questo è un settore controverso, che non piace alla platea delle persone risparmiatrici. Ma la trasparenza, pure così spinta nelle norme che regolano la finanza, sembra non debba valere per le armi. Ma con quali soldi le banche finanziano partecipazioni azionarie, produzione ed esportazione di armi? Non con i loro, perché non ne hanno, bensì con i vostri, i nostri, di chi risparmia e investe. E perché mai non dovremmo avere il diritto di sapere se i nostri soldi finanziano le armi? Questo consentirebbe alle persone scelte più consapevoli su come gestire i nostri soldi. Tanto che si sia favorevoli, quanto contrari all’uso dei propri soldi per le armi. È questo il senso profondo dell’educazione finanziaria di cui tanto si parla.
ZeroArmi: un contributo alla cittadinanza attiva
ZeroArmi è uno strumento di civiltà, di cittadinanza attiva e consapevole, che serve anche a ricostruire il rapporto di fiducia – assai incrinato negli ultimi decenni – fra istituti di credito e persone risparmiatrici. E, dunque, anche uno strumento per rafforzare le basi democratiche del nostro paese, che sta alla base dell’art.47 della Costituzione per il quale la Repubblica “incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”, mentre “disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”. In fondo questa modifica della L.185/90 è una forma di deregulation, di ritiro dello Stato dalla funzione di regolatore che la Costituzione gli assegna. È il nuovo clima da economia di guerra nel quale, a livello mondiale, si vorrebbe che vivessimo. Non arrendiamoci a questo Nulla che pretende di tutto divorare, rassegnandoci a uno stato di conflitto latente e alimentato dai soldi per accumulare ancora altri soldi nelle mani di pochi. Le persone risparmiatrici hanno un potere che spesso non sanno di avere: quello di decidere a chi affidare i propri soldi perché questi promuovano una economia per la vita e per la pace e non per l’egoismo e la morte. Ma per usare questo potere occorre conoscere: ZeroArmi cerca di dare un contributo in questa direzione.
Simone Siliani
Direttore Fondazione Finanza Etica