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Azionariato critico e disarmo: la proposta di Shareholders for Change per una finanza orientata alla pace

Al centro del Summer Meeting 2025 di Shareholders for Change, un’idea semplice e radicale: anche chi investe può spingere le imprese verso la pace.

Dal 19 al 21 giugno Shareholders for Change si è ritrovata a Milano per il suo incontro estivo. Tre giorni di confronto tra banche e gestori etici di tutta Europa. Tutti diversi, ma con una cosa in comune: l’idea che anche attraverso il capitale si possa fare pressione per il cambiamento nel mondo finanziario.

Fondata nel 2017, la rete oggi riunisce 14 investitori istituzionali da 7 paesi, con circa 30 miliardi di euro in gestione. Ma qui non si parla di performance finanziarie: si parla di lavoro dignitoso, diritti umani, giustizia fiscale, crisi climatica. E, sempre più spesso, di pace.

Difesa, investimenti e responsabilità

Durante l’incontro è stato presentato un nuovo report, dedicato a uno dei settori più controversi per chi si occupa di finanza etica: quello della difesa.

Il documento, intitolato “Critical shareholding in the defence sector: the role of investors in fostering a peace-oriented transition”, raccoglie le voci di investitori che, con approcci diversi, stanno cercando di rispondere a una domanda sempre più pressante: si può davvero essere investitori responsabili se si continua a investire nell’industria militare?

Il report fotografa posizioni differenti: c’è chi sceglie l’esclusione totale, chi resta e fa engagement, chi valuta caso per caso. Ma il dato comune è la necessità di fare chiarezza, in un contesto europeo in cui la linea tra ciò che è “sostenibile” e ciò che non lo è diventa ogni giorno più sfumata.

Oggi l’Unione Europea include nei suoi fondi strategici anche le imprese della difesa. E molte istituzioni finanziarie iniziano a chiedersi se la pace possa ancora essere considerata una priorità d’investimento.

Shareholders for Change risponde di sì. Ma avverte: non basta più escludere, servono strumenti nuovi, pressioni coordinate, trasparenza sull’uso finale dei prodotti militari.

Engagement e strumenti comuni

Il report sulla difesa è solo una parte del lavoro in corso. Durante il meeting si è parlato anche del rafforzamento dell’engagement nelle filiere globali, con particolare attenzione alla libertà di associazione e di espressione dei lavoratori, spesso minacciata nei paesi dove si concentra la produzione.

Un tema trasversale, che riguarda molti settori strategici per gli investitori responsabili.

Un altro ambito di lavoro è stato il settore farmaceutico, già oggetto di engagement negli anni scorsi, ma ora affrontato anche dal punto di vista della rappresentanza degli stakeholder nei consigli di amministrazione: chi prende decisioni, con quali priorità, e quanto contano pazienti, comunità locali, lavoratori.

Si è parlato anche di pratiche fiscali aggressive, una zona grigia in cui molte grandi imprese continuano a sottrarsi alle proprie responsabilità sociali.

Accanto ai contenuti, il confronto si è concentrato anche sugli strumenti di lavoro della rete, fondamentali per rendere più efficace l’azione di SfC. In particolare, è stato affrontato l’aggiornamento delle linee guida interne, che orientano il lavoro della rete su quando e come avviare un engagement, quali strumenti attivare in caso di mancato ascolto da parte delle imprese, e quando valutare il disinvestimento come scelta coerente.