Un ingaggio difficile quello che ci è stato affidato dal Gruppo Banca Etica di confronto con le banche socie e con la società di gestione dei fondi di Etica Sgr sulle policy relative al finanziamento di imprese del settore Difesa e al commercio internazionale di armi e sistemi d’arma.
Ovviamente perché facciamo parte di un Gruppo bancario che esclude questo segmento produttivo dalle proprie attività, che si tratti di crediti o investimenti, ed è necessario confrontarsi, discutere, dialogare con società finanziarie che non hanno fatto a priori la stessa scelta e che quindi ammettono di essere, appunto attraverso policy, operative nel segmento produttivo degli armamenti. Questo implica anche un settaggio mentale diverso: dobbiamo, cioè, ragionare assumendo un punto di vista radicalmente diverso dal nostro, eppure per spingerlo attraverso il dialogo sempre più vicino possibile.
Una bella sfida che abbiamo avviato nel 2020 e proseguito nel 2021:
- un dialogo peer-to-peer per conoscere i diversi criteri adottati all’interno delle banche;
- confrontarli con quelli del Gruppo Banca Etica;
- fare capire che tipo di problema – sostanziale e reputazionale – costituisce per il Gruppo avere relazioni istituzionali strette con banche che figurano nell’elenco di quelle che finanziano transazioni di armi che ogni anno il Governo deve presentare al Parlamento in ottemperanza della L.185/90.
Per questo abbiamo realizzato due seminari, a porte chiuse, per favorire un dialogo libero, aperto e produttivo.
Durante questo ingaggio abbiamo potuto registrare progressi (nella direzione da noi auspicata), momenti di crisi, difficoltà e avanzamenti. Un dialogo, comunque, mai interrotto e mai esaurito. C’è sempre del lavoro da fare. Senza chiedere la luna, eppure spiegando che principi e pratiche di trasparenza in questo ambito possono essere non solo sacrosanti in generale, ma addirittura reputazionalmente ed economicamente convenienti, tanto quanto sconvenienti sarebbero disvelamenti imbarazzanti di transazioni non dichiarate verso paesi problematici.
Essere scoperti con le mani nella marmellata per aver finanziato, che so, imprese che hanno venduto armi all’Egitto di Al-Sisi, che viola apertamente i diritti umani o copre gli assassini di Giulio Regeni; oppure all’Arabia Saudita, che le ha usate nella catastrofe umanitaria della guerra nello Yemen, guerra ignorata per lo più, ma non meno inumana di quella in Ucraina; certamente più lunga e sanguinaria; o ancora alla Russia di Putin. Tutto questo può essere esiziale anche per un istituto di credito che, pur senza dirsi etico, vuole essere ritenuto credibile, pulito o almeno neutro agli occhi dei suoi clienti.
L’ingaggio avviato e sviluppato nel 2021 è stato proficuo. Sono migliorate diverse delle policy esistenti nelle banche socie di Etica Sgr sotto il profilo della trasparenza e dell’esclusione di paesi o tipologie di armamenti problematiche. Il dialogo ha consentito di proporre riflessioni e suggerimenti da parte del Gruppo Banca Etica alle banche socie. È stato possibile proporre, per sola valutazione interna, un modello prototipo di valutazione delle banche socie del Gruppo Banca Etica sviluppato dagli uffici della Banca. Infine, con la collaborazione di Rete Pace e Disarmo, si è potuto discutere di un modello – tipo di policy sulla produzione e commercializzazione delle armi per banche che ne fossero sprovviste ma volessero avviare un percorso su questo tema.
L’ingaggio è ancora in corso e durante il 2022 approfondirà le questioni discusse fin qui e aprirà nuovi temi di discussione. In parte anche indotti dalla escalation che la decisione del Parlamento di aumentare nei prossimi anni le spese pubbliche per il settore a seguito dell’aggressione militare russa all’Ucraina.
Che ricadute avrà questo significativo aumento di spese militari calcolate in circa 13 miliardi di euro ulteriori all’anno sul segmento – sempre più significativo – del commercio internazionale di armi? E, sul lato produzione, dal momento che secondo gli accordi definiti in sede Nato almeno il 20% dell’aumento di spesa sarà assorbito dalla produzione di nuovi sistemi d’arma, quali eventuali policy si daranno le banche in materia di produzione?
Si tratta di temi centrali in relazione alla nuova e non breve fase di nuova strategia della difesa che l’Italia ha – dal nostro punto di vista disgraziatamente – deciso di intraprendere e che hanno un immediato risvolto sulla finanza. Il Gruppo Banca Etica, ancor più convinto in seguito alla guerra in Ucraina della propria scelta di considerare il settore difesa completamente escluso dalla propria operatività, intende intensificare un’azione di confronto con il mondo bancario e finanziario per far comprendere la delicatezza e la rischiosità del coinvolgimento della finanza in questo ambito.