Ciao, mi presento! Mi chiamo Camilla, ho 21 anni e sono una studentessa universitaria presso l’università di Bologna. Frequento il secondo anno del corso di laurea triennale in “Business and economics” e questa estate ho deciso di svolgere un tirocinio curricolare presso la Fondazione.
Questo periodo presso la Fondazione mi permetterà innanzitutto, essendo questa la mia prima esperienza di tirocinio, di inserirmi in un contesto lavorativo completamente diverso rispetto a quello universitario e scolastico a cui sono abituata.
Mi sono interessata a Fondazione Finanza Etica, e ho scelto di svolgere qui il tirocinio, perché credo che la Fondazione proponga un concetto di finanza che è allo stesso tempo etica e sostenibile. Mi ha incuriosito infatti questo accostamento dei termini finanza ed etica che possono sembrare ossimorici, ma penso che al giorno d’oggi, con un’emergenza climatica in atto, l’economia non possa essere considerata separatamente rispetto al concetto di sostenibilità ambientale e sociale. Secondo me la finanza viene vista da molti solo come uno strumento per arricchire pochi, al contrario questa potrebbe e dovrebbe aver una dimensione sociale e offrire opportunità per una crescita sostenibile ed efficace. Questo impegno della Fondazione verso un impiego più critico e responsabile della finanza mi ha particolarmente colpito e spero che diventi una prerogativa di molte altre associazioni e banche in futuro.
Nello specifico mi occuperò principalmente dell’organizzazione dell’evento legato alla campagna “Pay your workers”, sostenuto dalla Campagna Abiti Puliti, che si terrà a Firenze il 16 settembre. Prenderò inoltre parte alla revisione e alla lettura delle tesi inviate alla Fondazione con il bando “Tesi di laurea sulla finanza etica”.
Non vedo l’ora di prendere parte all’organizzazione dell’evento di PYW e approfondire il concetto di salario minimo dignitoso di cui raramente secondo me si parla, soprattutto nell’industria del tessile e della moda in cui molti lavoratori vengono sottopagati e sfruttati per far fronte alla crescente domanda generata dal modello della fast fashion.