Ora è fatta! Anche se gli Stati membri non lo chiamano Corona bond

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Ora è fatta! Anche se gli Stati membri non lo chiamano Corona bond

 

I 27 leader dell’UE hanno concordato, per la prima volta nella storia dell’Europa, di emettere un debito comune. Anche se gli Stati membri non lo chiamano Corona bond, in realtà è quello che hanno stabilito.

Bruxelles prenderà in prestito denaro sui mercati del debito e lo distribuirà in gran parte sotto forma di sovvenzioni ai Paesi duramente colpiti dal Covid-19 per contribuire a finanziare i loro sforzi di ricostruzione.

Per noi questo è un enorme successo. Che è stato reso possibile anche da voi che avete firmato la nostra petizione insieme a Finanzwende – Finance Watch Deutschland. Quindi, grazie mille per la grande collaborazione.

 

Ora è fatta!

I capi di Stato e di governo dell’Unione Europea hanno concordato un pacchetto di aiuti europei per il Fondo per la ripresa, chiamato anche Next Generation EU, del valore di 750 miliardi di euro. Di questi, 390 miliardi saranno pagati sotto forma di sussidi, cioè come Corona bond. Il resto, pari a 360 miliardi, saranno prestiti a tasso agevolato.

 

Budget EU 2021-2027

Budget EU 2021-2027

 

Vedremo se la somma sarà sufficiente.

Tuttavia il pacchetto di aiuti è una novità assoluta di importanza storica. Per la prima volta gli Stati membri dell’UE si affidano a obbligazioni comuni per finanziare costi comuni, impedendo così agli investitori di speculare contro i singoli Stati più duramente colpiti dalla pandemia.

 

Anche se la formulazione “Corona bond” è stata evitata dai negoziatori, l’UE ha lanciato oggi l’introduzione di tali obbligazioni.

Questo è anche un nostro successo: con il vostro sostegno, negli ultimi mesi abbiamo condotto una campagna per una equa e solida politica finanziaria dell’UE.

La campagna è riusciti a contribuire a cambiare il dibattito sui Corona bond in Germania.

La nostra petizione a livello europeo è stata accolta molto bene, quasi 90.000 persone si sono unite a noi nel chiedere una condivisione comune degli oneri attraverso i Corona Bond.

Il nostro lavoro per un mercato finanziario stabile e una politica finanziaria più equa richiede perseveranza e resistenza.

Continuate a sostenerci!

L’engagement con le società di telecomunicazioni europee sulla trasparenza fiscale

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L’engagement della rete SfC con le società di telecomunicazioni europee sulla trasparenza fiscale. Le società si sono dimostrate cooperative ma devono fare di più.

La rete di investitori istituzionali europei SfC – Shareholders for Change di cui Fondazione Finanza Etica è socio fondatore, ha recentemente pubblicato un rapporto sul suo engagement con le principali società di telecomunicazioni europee.
L’engagement, durato 18 mesi, si è concentrato sulla condotta delle imprese in campo fiscale, a seguito della pubblicazione, nel dicembre del 2018, della ricerca “Bad Connection“, che ha rivelato una generale mancanza di trasparenza fiscale in quattro importanti società di telecomunicazioni europee: la britannica Vodafone, la tedesca Deutsche Telekom, l’italiana Telecom Italia e la francese Orange. 

Sulla base dei risultati della ricerca “Bad Connection”, i membri di SfC hanno inviato lettere alle imprese analizzate, chiedendo di pubblicare un rapporto CbCR (country by country reporting), cioè una rendicontazione che riporti l’ammontare dei ricavi, gli utili lordi e le imposte pagate nei singoli Paesi nei quali operano. I dati CbCR sono fondamentali per capire quante tasse stia effettivamente pagando un’impresa Paese per Paese e aiutano a individuare eventuali operazioni che permettano di spostare i profitti in Paesi a fiscalità agevolata. SfC ha inoltre richiesto informazioni sul ruolo di una serie di imprese controllate con sedi in Paesi noti per la loro opacità finanziaria.

Tutte le società, con l’eccezione della francese Orange, che non ha mai risposto alle domande inviate, si sono dimostrate cooperative, impegnandosi in un dialogo con SfC. Mentre Vodafone sta già pubblicando dati CbCR dal 2018, né Deutsche Telekom né Telecom Italia si sono impegnate a pubblicare tali informazioni in futuro.

 

La trasparenza fiscale è solo il primo passo

La trasparenza di Vodafone ha però rivelato una strategia di pianificazione fiscale che pare essere più aggressiva di quella di Deutsche Telekom e Telecom Italia. Grazie a operazioni di “ottimizzazione fiscale”, Lussemburgo e Malta hanno generato il 38% dei profitti di Vodafone nel 2017. QUi il gruppo, tuttavia, ha solo lo 0,3% dei dipendenti (300 su un totale di 99.000). Questi due stati sono paesi a fiscalità agevolata.  

«Vodafone non è attualmente esposta a rischi normativi rilevanti ma potrebbe essere esposta a rischi reputazionali. La sua strategia infatti si traduce in significative perdite di gettito fiscale per il Regno Unito, dove la società ha sede, e altri Paesi. Si crea così un impatto sui sistemi di welfare nazionali, a cui sarebbero sottratte preziose risorse”

Ha dichiarato Aurélie Baudhuin, presidente di SfC-Shareholders for Change.

«Questo non sembra essere il caso di Deutsche Telekom e Telecom Italia, almeno non nella stessa misura di Vodafone».

 

Anche lo spostamento dei profitti in Paesi a fiscalità agevolata dovrebbe essere monitorato: pur essendo legale, sottrae risorse significative al welfare di molti Paesi.

Il progetto di engagement, sviluppato con l’aiuto dell’esperto di fiscalità internazionale Tommaso Faccio dell’Università di Nottingham, co-fondatore di Tax Justice Italia, ha dimostrato che le pratiche fiscali delle imprese non sono ancora considerate in modo adeguato nelle valutazioni ESG (ambiente, sociale, governance) delle cosiddette società di “rating etico”, che danno un punteggio al profilo etico delle società quotate in borsa.

La stessa carenza nella valutazioni ESG è stata evidenziata nella ricerca “Paradisi fiscali, elusione ed evasione fiscale globale“, realizzata grazie all’erogazione liberale di Etica Sgr. Il lavoro è stato realizzato da Università di Milano Bicocca, con il coordinamento del prof. Alessandro Santoro e la collaborazione di Merian Research e Tommaso Faccio. La ricerca ha dimostrato che condotte fiscali aggressive o non trasparenti da parte delle imprese non si riflettono generalmente, nell’attribuzione di punteggi ESG negativi da parte delle società di rating etico.

La responsabilità fiscale è ancora un territorio largamente inesplorato nell’analisi sulla responsabilità sociale delle imprese. Un vuoto che la rete SfC sta cercando di colmare con una serie di iniziative di engagement mirate con le società quotate in borsa.

 

Mauro Meggiolaro

 

 

 

L’elusione fiscale non è inevitabile per chi sceglie il Lussemburgo

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Non solo elusione fiscale Trasparenza e legalità sono possibili anche in Lussemburgo. Ma all’Europa serve armonizzazione fiscale

 

Le conseguenze della pandemia da Covid-19 e le misure messe in campo dall’Unione Europea per contenere la recessione e rilanciare l’economia, auspicabilmente nel segno della sostenibilità e della solidarietà, hanno riportato alla ribalta lo spinoso tema del dumping fiscale all’interno dell’Unione. Con Paesi come l’Olanda e il Lussemburgo che sul piano politico recitano la parte dei “frugali” e frenano sui progetti più ambiziosi di Recovery Fund ai danni dell’Italia, mentre sul piano economico sottraggono risorse agli altri Paesi economici grazie ai loro sistemi fiscali spesso molto “generosi” con chi persegue l’elusione fiscale.

Il Gruppo Banca Etica – da sempre impegnato contro ogni pratica di evasione o elusione fiscale (rifiutiamo il denaro che rientra con i frequenti condoni o voluntary disclosure, selezioniamo le aziende su cui investire anche in base alla loro correttezza fiscale, etc) – si è trovato nella necessità di usufruire di alcuni servizi finanziari offerti dal Lussemburgo. Una scelta arrivata a conclusione di una analisi approfondita che desideriamo condividere.

 

Cos’è il Lussemburgo?

Il Lussemburgo, si sa, è l’ultimo Granducato del mondo. Piccolo paese di 620mila abitanti, fondatore dell’Unione Europea, della NATO, del Benelux e delle Nazioni Unite; un PIL pro capite stellare di 114,234 $.

Ma cos’è davvero il Lussemburgo? Possiamo dire, senza tema di smentita, che è un enorme hub finanziario con un’economia determinata per l’86% da servizi bancari e finanziari. Il Lussemburgo, in particolare, è specializzato nel fornire servizi finanziari anche per molte istituzioni finanziarie europee e mondiali, si stima intorno al 55% dei servizi finanziari offshore e del 12% di quelli globali, facendone il secondo paese dopo gli Stati Uniti per fondi d’investimento qui residenti.

 

Quanto è trasparente, il Lussemburgo?

Dal 2013, quando ha aderito a molti standard internazionali sulla trasparenza, e soprattutto a partire dall’emersione dello scandalo dei Luxleaks e alla fine del governo Junker (vero architetto del paradiso fiscale che era diventato il piccolo paese), il Lussemburgo ha fatto importanti passi avanti sulla strada della trasparenza fiscale, per quanto resti un porto franco fiscale se avete da opere d’arte, lingotti d’oro o titoli al portatore da custodire. Per questo il Lussemburgo figura ancora tra i Paradisi Fiscali denunciati, tra gli altri, da Oxfam e Tax Justice Network.

Effettivamente tutt’oggi in Lussemburgo operano uffici legali e bancari in grado di fornire “privacy” dietro partenariati e che consentono di non rivelare informazioni su chi possieda davvero aziende e fondi finanziari. Questi evidenti e persistenti problemi di trasparenza non riguardano però chi sceglie società di servizi finanziari trasparenti ed etici e pretende da loro policies fiscali corrette. Fatta questa prima selezione – tra operatori opachi e operatori trasparenti – è indubbio che il Lussemburgo offra una infrastruttura particolarmente efficiente e completa per chi sviluppa servizi finanziari.

 

Come il Gruppo Banca Etica si è relazionato con il Lussemburgo e perché

Anche nel Gruppo Banca Popolare Etica ci siamo dovuti porre il problema di come relazionarci con il Lussemburgo quando – su richiesta dei nostri soci e clienti spagnoli – è emersa l’esigenza di collocare i nostri fondi di investimento etici anche in Spagna. Per una società italiana e con sede in Italia collocare prodotti finanziari all’estero può essere infatti estremamente complesso e oneroso dal punto di vista normativo.

Abbiamo avviato un lavoro ampio e profondo di analisi, per soppesare pro e contro (anche dal punto di vista reputazionale oltre che da quello tecnico-operativo), che ha portato la nostra Etica sgr a scegliere di costituire una Sicav quale veicolo di investimento estero per collocare i propri fondi in Spagna (ma potenzialmente nel futuro anche in altri paesi europei), avente sede in Lussemburgo. Una scelta svolta in coerenza con quanto i network internazionali della finanza etica di cui il Gruppo Banca Etica è parte stabiliscono quali orientamenti per le banche etiche a esse aderenti.

FEBEA (Federazione europea della banche etiche e alternative) tra i suoi “Criteria and Values for the use of money” dichiara infatti che “Una banca etica non istituisce filiali con obiettivi finanziari o fiscali in paesi con un alto livello di discrezionalità finanziaria. Al contrario, la presenza di una banca etica in questi paesi è fondamentale per la diffusione e il supporto di procedure e pratiche finanziarie trasparenti”.
GABV (Global Alliance for Banking on Values), inoltre, sostiene che operare in alcuni Paesi per finalità legate alla finanza etica è consentito e consigliato e sottolinea come in Lussemburgo, da molti anni, ci siano importanti progetti legati alla microfinanza.

Questo lavoro di valutazione, svolto mantenendo fermi i nostri principi di legalità, trasparenza e coerenza con i nostri valori , ha messo in evidenza almeno due elementi generali, che vale la pena qui richiamare:
1. la carenza di norme per l’armonizzazione fiscale a livello di Unione europea è ciò che ha consentito di sviluppare all’interno dell’Unione paesi a fiscalità privilegiata che oltre a comportarsi per certi aspetti come veri e propri paradisi fiscali (pur non risultando nella black list della Ue proprio e solo in virtù del loro status di Paesi membri), sviluppano una forma di concorrenza fiscale e finanziaria verso gli altri Paesi membri che è l’esatto opposto dei principi di solidarietà e coesione che vengono predicati nell’Unione.
2. è però possibile, anche in questi paesi, scegliere forme di gestione dei veicoli di investimento e di servizi finanziari che informano la propria attività a criteri di trasparenza, correttezza fiscale ed eticità.

L’elusione fiscale, insomma, non è un destino inevitabile per chi mette piede in Lussemburgo: di nuovo è questione di scelte.

 

La scelta del Gruppo Banca Etica

La decisione di collocare fondi etici in Spagna risponde all’obiettivo di portare il modello della finanza etica anche fuori dai nostri confini nazionali e consentire a soci e clienti del Gruppo (il collocamento dei fondi in Spagna avverrà inizialmente solo attraverso Fiare Banca Etica) di disporre di una gamma di strumenti per gestire i propri risparmi in modo completamente conforme ai principi della finanza etica e allo stesso tempo efficiente.
In particolare la decisione di Etica sgr, coerentemente con la propria strategia in Italia, è quella di promuovere per la clientela retail OICR aperti armonizzati.

Gli OICR armonizzati, cioè sottoposti alla Direttiva europea UCITS, prevedono che i proventi prodotti dall’investimento siano sempre assoggettati a tassazione nel Paese di residenza del sottoscrittore, secondo le regole di quel Paese. Ogni investitore, italiano o spagnolo, pagherà dunque le tasse sui proventi che riceve dall’investimento in questi fondi secondo le aliquote previste dall’Italia o dalla Spagna.

 

La burocrazia ottocentesca delle normative italiane

La normativa italiana prevede che una Sgr (Società di gestione del risparmio) italiana, come Etica sgr, che collocasse fondi di diritto italiano in Spagna, debba fungere da sostituto d’imposta. Ciò significa che un investitore spagnolo che investisse nel fondo italiano di Etica sgr collocato in Spagna dovrebbe attivarsi per evitare di pagare due volte le tasse: sia in Italia sia in Spagna. Il meccanismo per evitare la doppia tassazione è però tutt’altro che semplice o scontato. L’onere di provare al fisco italiano di essere fiscalmente residente in Spagna è, infatti, a carico dell’investitore e può in alcuni casi portare comunque il malcapitato cliente a dover seguire un tortuoso e complicato meccanismo tipico del provincialismo burocratico italiano.

Il cliente residente in Spagna dovrebbe recarsi all’Agenzia delle Entrate italiana, prendere un bel modulo chiamato Tax Exemption Form (il titolo è inglese, ma la forma è ottocentescamente italica), da recapitare a Etica sgr che fa da sostituto d’imposta. Con questo modulo l’investitore, per evitare che il fondo di diritto italiano applichi la doppia tassazione in Italia e in Spagna, dovrebbe indicare il beneficiario effettivo dell’investimento e il suo paese di residenza. Qualora fosse riuscito a sopravvivere a questo intricato garbuglio burocratico, il cliente dovrebbe pure pagare una imposta di bollo introdotta in Italia a fine 2011 che oggi è pari allo 0,2% annuo del controvalore del portafoglio.

Una tale complessità burocratica spingerebbe inevitabilmente l’eventuale investitore spagnolo a rivolgersi direttamente a un fondo lussemburghese.

 

Cosa è una Sicav e perché sceglierla

Le stesse considerazioni valgono per una Società di gestione del risparmio etico: essa è spinta a fare una scelta analoga.

Scegliere una Sicav etica di diritto lussemburghese, a parità di caratteristiche tecniche con un fondo di diritto italiano, non impone di fare da sostituto d’imposta sul capital gain.

La Sicav è uno strumento più efficiente e facilmente investibile. Può essere orientata secondo preferenze di investimento etico tanto che, come indica Morningstar, oltre il 70% dei fondi SRI in Europa ha scelto questa modalità. Permette di utilizzare un veicolo già esistente senza dover affrontare l’impresa di costruirne uno nuovo di sana pianta, con tempi e costi notevoli. È uno strumento  utilizzabile non solo in Spagna, come sarebbe un fondo comune d’investimento, ma in tutti i Paesi europei. Questa scelta consente alla sgr di concentrarsi sul suo core business etico: la definizione dell’universo investibile sulla base dei criteri di esclusione e delle valutazioni ESG, le strategie d’investimento, l’azionariato attivo e l’engagement, la gestione e la distribuzione del prodotto. Tutti i servizi operativi e accessori sono invece delegati al gestore prescelto. E di cui in Lussemburgo vi è un’ampia gamma di possibilità.

 

Coniugare etica ed efficienza

Etica sgr ha scelto GAM, un operatore indipendente specializzato nel fornire servizi operativi in Sicav, con una reputazione positiva largamente riconosciuta e che può vantare una due diligence rigorosa e severa nella selezione di nuovi partner. Garantisce ampia libertà allo sponsor (Etica sgr in questo caso) nello strutturare i prodotti e nella scelta delle controparti. È già autorizzata e immediatamente operativa per la commercializzazione in Spagna. Ha una propria policy che, ad esempio, esclude comparti che investono in imprese produttrici di munizioni a grappolo e una Corporate Social Responsibility Policy. Infine GAM è società quotata e, quindi, sottoposta alla vigilanza e a standard di trasparenza del suo operato. Il fornitore che meglio aderisce agli standard e alle esigenze di Etica sgr.

Quindi, il Lussemburgo non è necessariamente il diavolo. Lo è se lo si sceglie per approfittare degli spazi di opacità e di elusività fiscale che la struttura dei servizi finanziari del paese ancora offre. Ma non lo è se si sceglie di beneficiare dell’alta competenza e offerta di servizi finanziari, nel quadro però delle normative europee di trasparenza e applicando le proprie policies etiche. In questo secondo caso, quello scelto dal Gruppo Banca Popolare Etica, allora il Lussemburgo è un paese in cui si trovano le migliori competenze specifiche, un recepimento corretto e tempestivo delle Direttive Europee, un’autorità di regolamentazione di tutto rispetto. È il paese d’elezione dei fondi UCITS compliant (come quelli di Etica sgr).

È infine un paese particolarmente attivo, negli ultimi anni, per quanto riguarda la diffusione della finanza responsabile. Basti pensare al lancio della piattaforma dedicata ai green bonds nel 2016 dalla Borsa del Lussemburgo o di quella per gli investimenti con forte impatto contro i cambiamenti climatici, Luxembourg-EIB Climate Finance Platform, nel 2017 insieme alla BEI.

 

Dunque, come amiamo ripetere in Fondazione Finanza Etica, la finanza è una questione di scelte e di porsi domande di senso su come vengono utilizzati i soldi, per quali finalità e modalità.

A queste condizioni e con questo approccio, neanche il Lussemburgo è Sodoma e Gomorra.

 

Simone Siliani, direttore di Fondazione Finanza Etica

 

Foto di Felix Wolf