Terzo Rapporto sulla Finanza Etica e Sostenibile in Europa

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3 Rapporto Finanza Etica e Sostenibile in Europa

Il Terzo Rapporto sulla Finanza Etica e Sostenibile in Europa mostra numeri alla mano, come un diverso modello sia non solo possibile, ma già concretamente praticato.

 

È stato pubblicato il Terzo Rapporto sulla Finanza Etica e Sostenibile in Europa. Come per le precedenti edizioni, il rapporto fornisce una panoramica sulle banche etiche e sostenibili sia in termini assoluti sia in confronto con le altre banche.

Il rapporto di quest’anno presenta diverse novità. Il confronto non è stato fatto unicamente rispetto alle banche di maggiori dimensioni (quelle cosiddette too big to fail) ma all’insieme del sistema bancario europeo. Il taglio è poi ancora più europeo, con un focus su diversi Paesi. Sono inoltre delle novità gli approfondimenti sulle paghe dei manager e sull’attività di azionariato critico in Europa.

Come per le precedenti edizioni, il rapporto evidenzia delle differenze sostanziali tra le banche etiche e sostenibili e le altre.

Le prime hanno un rapporto tra prestiti erogati e totale dell’attivo pari al 76%, a fronte di un 39,8% della media europea. Pur in maniera approssimativa e con le dovute cautele, un indicatore di quanto una banca eroghi credito per l’economia e la creazione di posti di lavoro. Una tale differenza di valori non evidenzia una prestazione diversa, ma un modello e un approccio diversi.

A fronte di questa maggiore capacità di sostenere l’economia, le banche etiche nell’ultimo decennio hanno anche avuto un rendimento migliore della media europea. Il ROE (indicatore del rendimento del capitale) è stato del 3,57% per le prime, della metà (1,79%) per le seconde.

Confronto tra Banche Etiche europee e sistema bancario

 

Il mondo della finanza etica e sostenibile si dimostra quindi migliore non “solo” dal punto di vista degli impatti ambientali o sociali o della trasparenza, ma in maniera altrettante evidente riguardo la performance economica.

Una conferma viene anche dalla crescita del settore. Attivi, depositi e patrimonio netto delle banche etiche e sostenibili sono cresciuti a ritmi intorno al 10% nell’ultimo decennio, mentre il sistema bancario nel suo insieme viveva una stagnazione. Gli attivi per le banche etiche sono infatti cresciuti del 9,9% l’anno mentre la media del settore marca un -0,3%, mentre i crediti hanno superato il 10% di crescita annua per le prime a fronte di uno 0,4% per le seconde.

 

Il Terzo Rapporto sulla finanza etica e sostenibile analizza poi nella seconda parte le paghe dei manager. Anche qui, non parliamo di semplici differenze, ma di approcci radicalmente diversi.

Equità nelle retribuzioni

 

Quasi tutte le banche etiche e sostenibili prevedono rapporti tra la paga massima e quella minima e/o quella media al loro interno. Al contrario, in molte banche tradizionali non è raro vedere alti dirigenti con retribuzioni che sono decine, se non centinaia di volte quelle dei loro dipendenti. Retribuzioni dei top manager legate inoltre alla crescita del valore delle azioni nel brevissimo termine e non a obiettivi di lungo periodo.

 

In ultimo, il Rapporto esamina le iniziative di azionariato attivo e critico. Si tratta di utilizzare i diritti legati al proprio un investimento azionario – a partire da quello di voto e di intervento durante l’assemblea – per porre alcune questioni di natura sociale o ambientale e spingere l’impresa a comportamenti più virtuosi.

Sono diversi i successi che vengono presentati nel Rapporto, mostrando in qualche modo come il potere della finanza possa essere incanalato per spingere verso una maggiore sostenibilità l’insieme del sistema economico.

Un modello di successo, da molti punti di vista, quindi.

 

Proprio in ragione di tale successo, e prima ancora grazie alla crescente attenzione del pubblico e dei risparmiatori verso i temi ambientali e sociali, oggi sia le istituzioni sia lo stesso sistema bancario si stanno accorgendo della finanza etica e sostenibile. L’UE ha avviato un percorso per definirla e promuoverla. Per chi da decenni, come Banca Etica in Italia, lavora esclusivamente in questo ambito, tale nuova spinta rappresenta un’opportunità ma anche un rischio.

Lo testimonia l’approccio europeo, dove la sostenibilità è letta quasi esclusivamente in chiave ambientale. La questione dei cambiamenti climatici è tanto importante quanto urgente, ma rappresenta solo una delle dimensioni della sostenibilità. Mancano quasi totalmente nel lavoro europeo le dimensioni sociali e di governance; ovvero due delle tre gambe del tradizionale approccio ESG – Environment, Social, Governance alla sostenibilità.

In maniera forse ancora più incredibile, parlando di finanza e guardando ai recenti disastri, dalla bolla dei subprime in poi, nell’approccio europeo manca completamente il tema della speculazione. Nulla sull’utilizzo distorto di derivati o altri strumenti complessi, nulla sui paradisi fiscali. Nulla persino sugli obiettivi di brevissimo termini del sistema finanziario, uno dei principali motori che spinge le imprese a trascurare i propri impatti ambientali e sociali pur di massimizzare i profitti a breve, inseguendo l’appetito insaziabile degli speculatori.

Tali rischi sono ancora più evidenti se guardiamo alle iniziative promosse dallo stesso sistema bancario e finanziario. Oggi quasi tutti i gruppi di maggiori dimensioni sbandierano la propria sostenibilità. Se però andiamo a vedere il merito di tali iniziative, ci accorgiamo che troppo spesso appaiono più di marketing, se non greenwashing. Una “lavata di verde” per ripulire la propria reputazione senza incidere sul business.

Un dato tra i tanti per confermare tali preoccupazioni. Nei pochi anni dalla firma dell’Accordo di Parigi a oggi, i grandi gruppi bancari hanno finanziato per 1.400 miliardi di dollari i combustibili fossili. Molte di queste banche erano in prima fila al Forum economico di Davos e in altri contesti a stracciarsi le vesti – a parole – sull’emergenza clima. Il pianeta, ben prima del movimento della finanza etica, non può permettersi una simile “bolla” della sostenibilità.

Il mondo della finanza etica e sostenibile mostra al contrario, numeri alla mano, come un diverso modello sia non solo possibile, ma già concretamente praticato da milioni di persone in tutto il mondo. Se i numeri sono ancora piccoli rispetto a quelli della finanza globale, molto dipende dalle nostre scelte e da una riflessione sull’uso dei nostri soldi.

I nostri risparmi sono una goccia nel mare, ma l’insieme di queste gocce crea il sistema finanziario. I maggiori investitori sui mercati internazionali sono banche, fondi pensione, fondi di investimento, assicurazioni. Tutti soggetti che si alimentano con i nostri soldi.

Sappiamo dove finiscono e come vengono utilizzati? Una volta incanalati nel sistema bancario e finanziario, i nostri risparmi creano posti di lavoro o alimentano delocalizzazioni e precarietà? Quale impatto hanno sull’ambiente e il clima? Sono un moltiplicatore per sviluppare l’economia di un territorio o finiscono in qualche paradiso fiscale sottraendosi al fisco e indebolendo l’economia?

Con le nostre scelte rischiamo di essere complici inconsapevoli del sistema di cui siamo vittime. O al contrario possiamo scegliere di sottrarre i nostri risparmi a un modello speculativo e ambientalmente insostenibile per promuoverne uno in cui la finanza torna a essere uno strumento al servizio della società e del pianeta. Il Terzo Rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa ci aiuta a capire come farlo e perché.

Andrea Baranes, vice-presidente Banca Etica

 

Una finanza utile al lavoro

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Una finanza utile al lavoro

Una finanza utile al lavoro

Come gestire il denaro per favorire occupazione, diritti e ambiente

 

28 Febbraio, 10.30 – 13.00
Centro Astalli, sala Assunta • via degli Astalli 17, Roma

 

Da troppo tempo sembriamo rassegnati a una finanza “nemica” del lavoro che cerca il massimo rendimento nel minor tempo possibile e per farlo sacrifica i diritti dei lavoratori e – spesso – l’esistenza stesse delle aziende che creano occupazione, per non parlare dei disastri ambientali consumati in nome del profitto.
Ma la finanza può essere diversa!
La finanza etica si basa su scelte radicali definite oltre 20 anni fa: sostenere l’economia reale e non quella speculativa; disinvestire dalle imprese coinvolte nella produzione di armi e nei combustibili fossili e sostenere invece imprese attente all’ambiente, ai diritti di chi lavora e delle comunità locali.
Oggi finalmente – sulla spinta dell’opinione pubblica e di alcuni investitori istituzionali, tra cui anche i sindacati di alcuni Paesi europei e nordamericani – anche la finanza tradizionale inizia a porsi queste questioni, aprendo la strada un maggiore ottimismo senza trascurare la necessità di vigilare contro il rischio di greenwashing.

 

Ne parliamo con

Roberto Gualtieri, Ministro dell’Economia e delle Finanze

Maurizio Landini, Segretario Generale della CGIL

Keith Mestrich, Presidente di Amalgamated Bank. L’esperienza della più importante banca sociale statunitense, fondata cento anni fa dal sindacato del settore tessile e oggi punto di riferimento per la finanza etica nordamericana

Andrea Baranes, vice-Presidente Banca Etica. Presentazione del Terzo Rapporto Sulla Finanza Etica e Sostenibile in Europa, con un focus sul tema delle remunerazioni

 

Tavola rotonda con

Anna Fasano, Presidente di Banca Etica

Salvatore Casabona, Responsabile previdenza complementare CGIL

Pier Paolo Baretta, Sottosegretario presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze

Modera: Patrizia Pallara, RadioArticolo1

 

La partecipazione all’evento è gratuita previa registrazione.

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Azionariato critico, ENI e lo Stato

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Cosa possono fare gli azionisti critici in Italia?

Azionariato critico, ENI e lo Stato. Quale il ruolo del pubblico? La Costituzione dovrebbe fare da guida.

 

Se avessimo una tessera ad honorem dell’azionariato critico, questa oggi andrebbe a Luigi Zingales per la sua intervista uscita il 23 febbraio su L’Espresso. Come ex membro del CdA chiama in causa le responsabilità morali e politiche del Governo, azionista di riferimento di ENI.

In particolare nella mancata reazione di fronte alle vicende giudiziarie in cui l’azienda e i suoi vertici sono coinvolti. Si tratta dell’accusa di corruzione internazionale in Nigeria in riferimento al blocco petrolifero Opl 245.

In vista del rinnovo delle nomine dello Stato nelle società controllate, Zingales pone questioni pesanti e di metodo che ci sentiamo di sottoscrivere interamente. A partire dalla necessità che il Governo indichi delle linee guida da seguire nelle società controllate.

In realtà sono cose che andiamo dicendo da anni nella nostra attività di azionariato critico; e che valgono non solo per Eni, ma per tutte le società a controllo pubblico. Nel nostro caso l’azionariato critico è svolto in Eni, Enel, Leonardo, società nelle quali l’azionista di riferimento è lo Stato. Oltre che in Acea, dove l’azionista di riferimento è il Comune di Roma.

Con Zingales concordiamo sul fatto che lo Stato ha diversi profili di responsabilità in Eni. Per esempio il mancato controllo sulle omesse e ritardate dichiarazioni dell’ad Descalzi relative alla normativa sulle parti correlate. Questa omissione attiene agli interessi economici della moglie in una società che prestava servizi a Eni Congo.

Così come la mancata richiesta di chiarimenti e dimissioni al momento del rinvio a giudizio di Descalzi sul caso di corruzione internazionale in Nigeria; esponendo così il paese a un rischio reputazionale enorme.

Ma, in fondo, questo caso pone il tema fondamentale del ruolo dello Stato in queste società. E, per noi, anche del ruolo che ogni azionista può e deve svolgere in esse. In questa riflessione ci guida il dettato costituzionale.

L’art.41 della nostra Carta fondamentale dichiara che “L’iniziativa economica privata è libera“. Ma anche“non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Cosa vuol dire, in concreto?

Che i cittadini che investono il loro risparmio nelle aziende quotate si rendono protagonisti e forse responsabili di vigilare e indirizzare la “propria” azienda in una direzione coerente con questa norma. E, soprattutto, che quando la “propria” azienda devia da questo solco, tutti gli azionisti sono chiamati a intervenire per quanto nei propri poteri.

D’altra parte, prosegue l’art.41, “la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali” e, dunque, sarebbe anche compito dello Stato svolgere questa funzione. Tanto più, quando lo Stato che deve assicurare questo indirizzo e controllo è esso stesso l’azionista di riferimento di queste società: ad esso spetterebbe di farsi parte diligente per garantire l’effettività del dettato costituzionale.

Questo attivismo aziendale da parte dello Stato è rafforzato dall’art.43 che ammette che “A fini di utilità sociale la legge può riservare  originariamente o trasferire … allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”.

L’interesse generale di cui parla l’art.43 cosa è, ad esempio, se non la tutela dell’ambiente e dei diritti umani che sono implicati nelle attività di queste società?

E, infine, l’art.47, secondo il quale la Repubblica favorisce “l’accesso del risparmio popolare … al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”, non trasferisce forse in capo all’azionista di queste aziende almeno quota parte di quella responsabilità di indirizzo e controllo verso finalità sociali, contenuta negli articoli precedenti, delle aziende di cui sono proprietari?

Ora, questo insieme di norme evidenzia profili di responsabilità, anche giuridici, ma certamente politici per lo Stato. Esso non partecipa infatti direttamente nella compagine sociale di una società per massimizzare i ricavi, bensì per realizzare degli obiettivi di sviluppo e di interesse comune per la comunità nazionale rappresentata.

Le contraddizioni che spesso Fondazione Finanza Etica nel suo azionariato critico rileva, nel comportamento di questo azionista così “speciale” quale è lo Stato, dovrebbero essere oggetto di riflessione. Non solo per gli stakeholder dell’impresa, ma anche del Paese: per i cittadini elettori e per le istituzioni pubbliche.

Lo Stato, azionista di riferimento di Leonardo che produce anche armi, è lo stesso che ne autorizza la vendita a paesi in conflitto, in violazione della legge 185/90 sul commercio di armi. Ciò implica una responsabilità ulteriore in capo al Governo derivante proprio dall’essere azionista di riferimento di quell’azienda.

Analogamente se lo Stato è azionista di Eni, il cui management viene implicato in un caso di corruzione internazionale, il Governo ha una ulteriore responsabilità rispetto a quella più generale di indirizzo nelle politiche sull’energia e idrocarburi del Paese.

In questo senso non è fuori luogo dire che l’azionariato critico sollecita una riflessione sulla partecipazione alla vita delle imprese in termini di democrazia economica. Infatti, quando il capitale sociale è estremamente disperso, come nel caso delle società quotate italiane, il  potere si concentra in modo sproporzionato sui manager e sulla dirigenza.

Ma questi hanno l’unico obiettivo di massimizzare il valore delle azioni al fine di assecondare le aspettative degli azionisti di maggioranza; oltre che di portare a casa retribuzioni personali legate ai risultati economici di dimensioni spropositate.

L’azionariato critico pone l’accento sul ruolo attivo e la responsabilità etica di ognuno dei comproprietari.

È  dunque anche uno strumento che permette di migliorare la conoscenza e la partecipazione dei piccoli azionisti e dei cittadini alle scelte delle imprese in campo finanziario. Ma, certamente, chiede all’azionista di riferimento-Stato di assumersi le responsabilità di guida della società, indirizzandola ai fini dell’interesse generale del paese.

 

Simone Siliani, direttore Fondazione Finanza Etica

Corso di educazione finanziaria e allo sviluppo di impresa – VALDERA- PROROGATA LA SCADENZA AL 6 APRILE

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Fondazione Finanza Etica è partner del progetto “Savoir Faire”, cofinanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione FAMI 2014-2020 (PROG-2227, OS 2, ON 3, lett. m) – 394.419,04€ – annualità 2018-21, 24 mesi) avente a capofila Anci Toscana.

Nell’ambito del progetto la Fondazione svolge corsi gratuiti di alfabetizzazione finanziaria e attività di accompagnamento allo sviluppo di piani di impresa sociale, della durata di 40 ore ciascuno da realizzare in ogni provincia della Toscana.

È aperto il bando per partecipare alla edizione del corso sul territorio della Valdera.

Il bando scade il 3 marzo 2020.


LA SCADENZA DEL BANDO è PROROGATA AL 6 APRILE 2020.

A chi è rivolto

Cerchiamo cittadini di Paesi terzi regolarmente soggiornanti sul territorio toscano, compresi i titolari di protezione internazionale, sussidiaria e umanitaria che siano interessati all’acquisizione di competenze finanziarie e allo sviluppo di capacità imprenditoriale.

Il corso

Le lezioni, condotte secondo metodologie di apprendimento aperte e finalizzate a coinvolgere in maniera quanto più attiva tutti i partecipanti, permetteranno di:

  • Conoscere concetti fondamentali della finanza (cosa sono i soldi, cosa sono il risparmio e l’indebitamento)
  • Informarsi sui diritti fondamentali dei migranti in condizione di pari opportunità (casa, lavoro, salute, istruzione, libertà di circolazione)
  • Imparare ad elaborare un bilancio personale e familiare
  • Conoscere le modalità di finanziamento per l’ avvio e il funzionamento di un’impresa
  • Sviluppare un’idea imprenditoriale di successo

La partecipazione al corso è completamente gratuita. Le lezioni e il materiale didattico sono in italiano, per cui è richiesto un livello adeguato di conoscenza e padronanza della lingua in forma scritta e orale.

Le lezioni durano mediamente 3 ore e si svolgono ogni venerdì mattina (da confermare tramite colloquio con gli iscritti). Sede del corso è il comitato territoriale Arci di Pontedera.

Durata

Il corso ha una durata complessiva di 40 ore. Le lezioni dureranno da marzo ad aprile 2020.

Documenti

La versione integrale del bando è disponibile qui.

Potete scaricare la scheda di iscrizione qui.

Come presentare domanda

Per candidarsi è necessario inviare via mail all’indirizzo formazione.fondazione@bancaetica.org o via fax al +39 055 2691148  la scheda di iscrizione debitamente compilata e copia di valido permesso di soggiorno. Il termine per presentare domanda è fissato alle ore 17:00 del 3/03/2020.

Per informazioni sul bando e sulle modalità di partecipazione scrivere a formazione.fondazione@bancaetica.org

oppure telefonare allo 055 2381064 (lunedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 17)

Una finanza utile al lavoro

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Save the date Convegno Finanza e Lavoro

Una finanza utile al lavoro è una finanza diversa, che sostiene l’economia reale e non quella speculativa. La finanza etica.

La finanza tradizionale, infatti, è ancora in rapporto con il mondo reale per favorire l’occupazione, tutelare i diritti e l’ambiente?

Oppure questa fnanza è rivolta al massimo rendimento a spese dei diritti dei lavoratori e – spesso – dell’esistenza delle aziende che creano occupazione. Per non parlare dei disastri verso l’ambiente consumati in nome del denaro e del profitto ad ogni costo.

Ma la finanza può essere diversa!

La finanza etica si basa su scelte radicali definite oltre 20 anni fa: sostenere l’economia reale e non quella speculativa; disinvestire dalle imprese coinvolte nella produzione di armi e nei combustibili fossili e sostenere invece imprese attente all’ambiente, ai diritti di chi lavora e delle comunità locali.
Oggi finalmente anche la finanza tradizionale inizia a porsi queste domande. E lo sta facendo sulla spinta dell’opinione pubblica e di alcuni investitori istituzionali, tra cui anche i sindacati di alcuni Paesi europei e nordamericani. I progressi aprono la strada verso un maggiore ottimismo, senza trascurare però la necessità di vigilare contro il rischio di greenwashing.

NE PARLIAMO CON:

Keith Mestrich, Presidente di Amalgamated Bank – l’esperienza della più importante banca sociale statunitense, fondata cento anni fa dal sindacato del settore tessile e oggi punto di riferimento per la finanza etica nordamericana
Andrea Baranes, vice presidente Banca Etica – presentazione del Terzo Rapporto Sulla Finanza Etica e Sostenibile in Europa, con un focus sul tema delle remunerazioni

TAVOLA ROTONDA

con la presidente di Banca Etica Anna Fasano, il Ministro dell’Economia e Finanza Roberto Gualtieri e Maurizio Landini, Segretario generale della CGIL

 

Roma, 28 febbraio 2019, 10.30 – 13.00

Centro Astalli, sala Assunta, via degli Astalli 17

La partecipazione all’evento è gratuita previa registrazione >>QUI<<

Un evento di Banca Etica e Fondazione Finanza Etica

Laudato si’ e finanza etica. Le proposte dell’incontro di Assisi

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Team facilitatori Laudato si' e finanza etica

Laudato si’ e finanza etica. Le proposte dell’incontro di Assisi di Fondazione Finanza Etica aspettando The Economy of Francesco.

La finanza da problema a soluzione

L’enciclica “Laudato Sì” individua nella finanza una delle cause principali della crisi ecologica, sociale e culturale del nostro pianeta. Ma la finanza da problema può diventare soluzione. La finanza etica in tutto il mondo – da almeno 30 anni – ha elaborato proposte concrete e sperimentate per un’economia che sia realmente al servizio delle persone.

Esperti del settore bancario e finanziario insieme a giovani economisti e ricercatori under 35 nell’incontro di Assisi hanno elaborato riflessioni e fornito proposte sul rapporto tra Laudato si’ e finanza etica. Questi risultati saranno discussi durante le giornate di “The Economy of Francesco promosse da Papa Francesco Bergoglio dal 26 al 28 marzo ad Assisi.

Presentiamo qui alcuni momenti degli interventi dei dialoghi della mattina.

Joseba Segura

Teologo, economista, missionario in Ecuador, vescovo ausiliario di Bilbao

Intervento di Joseba Segura

Il suo intervento si è incentrato sugli investimenti finanziari delle istituzioni ecclesiastiche. ”All’inizio del secolo, quando a Bilbao un piccolo gruppo di persone ha avviato il progetto Fiare , siamo partiti con questa preoccupazione: far sì che i principi della Dottrina Sociale della Chiesa guidassero anche il complesso e opaco mondo degli investimenti finanziari. Sentivamo la necessità di fare qualcosa di diverso dal “greenwhashing” di tanti presunti “investimenti etici“. Il nostro obiettivo, in quel momento era contribuire a trasformare l’economia a partire dalla finanza.”

E ha proseguito con una chiamata all’azione. “Concentrandoci sulle nostre chiese locali e sulle comunità cattoliche, c’è ancora quasi tutto da fare. La “Laudato si’” ha raggiunto molti credenti, ma non è ancora riuscita a far cambiare le scelte delle istituzioni ecclesiastiche. Noi credenti tendiamo con tutto il cuore al benessere integrale delle persone, ma per qualche motivo ancora bandiamo il cuore dalla sfera delle decisioni finanziarie. E non ci rendiamo conto dell’incoerenza che ciò comporta. Per questo è ancora perfettamente possibile incontrare i responsabili finanziari delle istituzioni ecclesiastiche che, nei loro approcci all’investimento etico, non sono andati oltre i classici filtri negativi della selezione: armi, aborto, contraccettivi, pornografia, ecc. Il cambiamento di coscienza deve avvenire anche ai vertici della Chiesa, nei vescovi e nei superiori maggiori”.

Anna Fasano

Presidente di Banca Etica

Intervento Anna Fasano e Guido Viale

Banca Etica si è approcciata alla Laudato si’ con inquietudine: non l’inquietudine dell’ansia, ma quella della costante, tenace ricerca di senso – ha sottolineato Anna Fasano –  È arrivato il momento non solo di fare educazione critica alla finanza, ma anche di sedersi sempre più combattivi ai tavoli europei dove si discute la normativa sugli  investimenti sostenibili, di creare nuovi linguaggi. Ormai sostenibile non vuol dire più niente, è una parola svuotata di senso. Dobbiamo mettere in campo strumenti che diano alle persone non solo la possibilità di informarsi, ma anche di scegliere”.

Guido Viale

Saggista e sociologo

Ci sono 3 settori dove la finanza alternativa ha una missione fondamentale da svolgere. La prima è quella dell’informazione: stando dentro al meccanismo finanziario si possono capire e spiegare molte cose che noi dall’esterno non vediamo; bisogna, in sostanza, dare un’educazione critica alla finanza. La seconda è un’opera di resilienza, fornendo sostegno e assistenza tecnica alle comunità che sentono l’esigenza di organizzarsi con forme di valuta alternativa. La terza è sostenere le imprese che cercano una conversione ecologica in un’ottica di rete territoriale, in cui gli istituti di credito, i sindacati coinvolgano gli stakeholder del territorio per cominciare a progettare una transizione giusta”.

Paolo Beccegato

vicedirettore Caritas Italiana

Intervento Patxi Alvarez e Paolo Beccegato

Su giustizia globale e ambiente, Paolo Beccegato ha aggiunto: “Nella Laudato si’ possiamo isolare 4 punti fortemente interconnessi tra loro. Il primo è la povertà, fenomeno internazionale che colpisce duramente anche in Europa e in Italia: la povertà può essere causata anche dalla sottrazione sistematica di risorse. Il secondo fenomeno è quello delle guerre, non solo dei conflitti armati maggiori, ma anche delle violenze locali e sociali all’interno dei nuclei famigliari. Il terzo elemento è quello del degrado ambientale. Questi tre poli sono strettamente collegati fra loro. Il quarto elemento è quello delle speculazioni finanziarie, di una finanza non inclusiva e senza una governance. Questi quattro pilastri, nella nostra esperienza quotidiana di Caritas, possono essere girati positivamente, lavorando per la pace, lo sviluppo, la tutela ambientale e l’inclusione finanziaria. Questi quattro grandi fenomeni mostrano una correlazione sempre più significativa in negativo, ma potenzialmente anche in positivo: non cediamo quindi alla complessità, ma rispondiamo con un pari sforzo di unione fra noi. Ed è questo, forse, il primo motivo per cui oggi siamo qui”.

 

Le proposte sui rapporti tra Laudato si’ e finanza etica saranno scaricabili a partire dal 8 marzo 2020 sul nostro sito.