Cinquanta anni di engagement

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Cinquanta anni di engagement

 

L’engagement riunisce tutte le attività che coinvolgono azionisti interessati a promuovere iniziative di responsabilità sociale

 

Il termine ENGAGEMENT è molto in voga, e non da oggi, nel mondo della finanza etica: fa riferimento a tutte le attività che coinvolgono gli azionisti impegnati a promuovere questioni di responsabilità sociale attraverso campagne e altre iniziative. L’obiettivo consiste nel sollevare questi stessi temi in assemblea e di proporre opportune risoluzion iper cambiare la policy dell’impresa. A volte le proposte sono accolte direttamente dal management che assume così un impegno formale; in altre occasioni la risoluzione proposta viene sottoposta al voto degli azionisti.

L’azionariato critico è promosso prevalentemente da ONG, movimenti e campagne. Sono proprio loro che hanno dato vita alla storia dell’engagement, negli anni ’70 del XX secolo. Ma il fenomeno ha avuto un prologo decisamente più antico. Gli ordini religiosi sono stati storicamente i primi, nel mondo occidentale, a sollevare il problema dell’impatto sociale degli investimenti. Negli Stati Uniti, negli anni venti del Novecento, i Padri Quaccheri e Metodisti avevano promosso la nascita dei primi fondi di investimento etici, escludendo dal portafoglio i titoli di imprese che producevano alcolici o operavano nel settore del gioco d’azzardo.

 

Fino agli anni ’10

Le prime strategie “positive” emergono negli anni successivi, quando le organizzazioni religiose fanno un passo avanti: il loro obiettivo finale non è più escludere le aziende dei settori controversi. Vogliono anche selezionare per il loro portafoglio i titoli di quelle aziende che ritengonopiù sensibili ai diritti umani e alle questioni ambientali (oggi parleremmo di strategia best-in-class).

Ma la vera svolta arriverà solo alcuni decenni più tardi. Fu con le campagne nei confronti delle aziende che investivano nel Sudafrica dell’apartheid che l’azionariato attivo fece il suo salto di qualità grazie all’attività dell’ICCR. L’ICCR nel 2019 ha partecipato alle riunioni di 184 società quotate e presentato 277 risoluzioni.

La prima grande esperienza di engagement registrata in Europa risale agli anni ’80. Nel 1986, a Colonia, in Germania, viene fondata la DKA  (Coalizione delle Azioniste e degli Azionisti Critici). L’associazione riunisce 28 sigle diverse in rappresentanza di organizzazioni ambientaliste, coalizioni pacifiste, associazioni di consumatori e whistleblower d’impresa. Nel 2019 gli attivisti di DKA sono intervenuti alle assemblee di quasi 50 imprese quotate tedesche: da Adidas a Bayer, da Volkswagen alla Rheinmetall, azienda che esporta in Arabia Saudita quelle stesse bombe utilizzate dall’esercito di Riyad nella guerra dello Yemen. Un conflitto, quest’ultimo, privo di legittimazione internazionale e capace a oggi di fare decine di migliaia di vittime tra i civili.

L’Italia sperimenta le prime iniziative di azionariato critico nel 1989 quando Legambiente avvia il progetto “azionisti ecologisti”. L’organizzazione ambientalista inizia ad acquistare quote esigue di grandi imprese italiane legate a vario titolo al settore del fossile come Montedison, Enimont, Enichem, Fiat, Sme, Sip ed Enel per promuovere la riconversione ecologica del loro business. La prima battagliasi combatte nel 1990. Gli attivisti chiedono all’assemblea Montedison la chiusura dellACNA di Cengio dove un incidente produsse una gravissima nube tossica.

Legambiente ACNA Cengio

Opera propria archivio personale indeciso 42, Wikipedia in italiano18 (CC BY-SA 4.0).

 

Gli anni ’10 e la svolta di Fondazione Finanza Etica

Fino al 2016 le attività di azionariato critico della Fondazione si sono rivolte esclusivamente alle due principali multinazionali italiane dell’energia Eni ed Enel. Dopo l’acquisto di una quota simbolica di azioni del colosso della Finmeccanica( oggi Leonardo) la Fondazione inizia a diversificare la sua presenza.

Nel 2017, d’accordo con il Forum Italiano dei Movimentiper l’Acqua, l’organizzazione interviene all’assemblea di Acea, la società municipalizzata dei servizi idrici del comune di Roma. Seguono le partecipazioni alle assemblee della società tedesca degli armamenti Rheinmetall a Berlino, della compagnia assicurativa Generali (con l’appoggio dell’associazione Re:Common) e del gigante svedese del fast fashion H&M (in collaborazione con la Clean Clothes Campaign).

La vera svolta arriva nel 2017 quando la Fondazione aderisce al network internazionale SfC – Shareholders for Change. Si allarga l’elenco dei temi trattati in assemblea (che comprende ad esempio la retribuzione dei manager) ma aumenta soprattutto il peso effettivo delle attività di engagement. Intervenendo a nome di tutti i membri di SfC, la Fondazione si trovavinfatti a rappresentare, in alcuni casi, migliaia di azioni.

L’azionariato critico, nato come iniziativa simbolica dal punto di vista del possesso azionario, si trasforma a rigore di definizione in un vero e proprio azionariato attivo potenzialmente in grado di indurre le compagnie a cambiare le loro politiche. Negli ultimi dodici anni, Fondazione Finanza Etica ha partecipato a 37 assemblee di sette gruppi quotati in borsa, in collaborazione con organizzazioni della società civile italiana e internazionale ottenendo alcuni importanti risultati.

 

Questo articolo ripende alcune pagine di La finanza etica e sostenibile in Europa. Terzo rapporto, una pubblicazione di Fondazione Finanza Etica a cura di Matteo Cavallito, Emanuele Isonio e Mauro Meggiolaro.