Il sistema finanziario ha un impatto significativo sul clima, ma spesso i suoi sforzi per apparire sostenibile mascherano pratiche dannose. Nonostante gli impegni internazionali, gran parte dei capitali continua a finanziare le fonti fossili, contrastando gli obiettivi di sostenibilità. La finanza green è spesso greenwashing, con istituzioni che sostengono di essere “a zero emissioni nette” senza modifiche reali. La finanza etica, invece, propone un’alternativa, investendo solo in settori con impatti positivi su ambiente e società e promuovendo una vera coerenza tra dichiarazioni e operatività.
La produzione e il commercio di armi provocano morti e distruzione, rappresentando una spesa improduttiva che sottrae risorse a istruzione, sanità e servizi essenziali, specialmente nei paesi poveri. L’ONU avverte che la proliferazione delle armi ostacola il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. La spesa militare ha un basso ritorno economico e occupazionale: un miliardo di euro investito in armi genera solo 741 milioni di euro di produzione interna e crea meno posti di lavoro rispetto a investimenti in protezione ambientale, istruzione o sanità. Il settore delle armi dipende fortemente dal sostegno finanziario degli Stati, che spesso agiscono come principali azionisti e clienti. Le campagne di pressione della società civile hanno portato banche e imprese finanziarie ad adottare linee guida etiche, escludendo il finanziamento delle armi. La finanza etica si oppone fermamente al finanziamento delle armi, promuovendo investimenti sostenibili e responsabili, orientati al sostegno dell’economia reale, del terzo settore e delle imprese sociali.