Ecologia Integrale. Giustizia sociale e ambientale per contrastare le disuguaglianze.

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Ecologia Integrale: giustizia sociale e ambientale per contrastare le disuguaglianze

La crisi climatica rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo economico e un benessere equamente diffuso nel mondo.

La questione, oggi, non è se i cambiamenti climatici ci siano o meno e se la causa sia l’attuale modello di sviluppo basato sulle fonti fossili. Il 97% della comunità scientifica mondiale non ha dubbi. Il problema vero è se sia sufficiente sostituire il “propulsore energetico” dello sviluppo e quanto tempo abbiamo per intervenire, sapendo che la crisi climatica è una di quelle grandi questioni umane che non può essere affrontata con la guerra, ma, al contrario, ha bisogno della cooperazione di tutti, stati e persone. E proprio qui sta la grande opportunità, perché serve una visione lungimirante che orienti le scelte da mettere in campo subito e serve la partecipazione consapevole delle persone.

In un recente studio della Stanford University sono stati intrecciati i dati sulla crescita economica con l’andamento delle temperature nel mondo tra il 1961 e il 2010. È risultato che tra i paesi più poveri il Pil pro capite si è ridotto tra il 17% e il 31% per effetto del riscaldamento globale. Dividendo, poi, tutti i paesi in dieci gruppi in base alla ricchezza, si vede che tra il primo e l’ultimo gruppo il divario economico oggi è del 25% maggiore di quello che ci sarebbe stato in assenza del riscaldamento globale.
Risultati confermati dall’Onu, che parla di “apartheid climatico” nei confronti dei paesi più poveri perché la disuguaglianza sociale è destinata ad aumentare assieme alle temperature, con effetti devastanti su fame, povertà e migrazioni, che ad oggi sono l’unica politica di adattamento in campo: “Il cambiamento climatico minaccia di annullare gli ultimi 50 anni di progressi nello sviluppo, nella salute globale e nella riduzione della povertà. La crisi ambientale potrebbe portare a oltre 120 milioni di indigenti in più entro il 2030 e avere l’impatto più grave nei paesi più poveri” (dichiarazione del relatore speciale dell’Onu sull’estrema povertà e i diritti umani, Philip Alston, giugno 2019).

Il contrasto alle disuguaglianze diviene, così, il nuovo fronte con cui il cambiamento ecologico si deve misurare. Non bastano l’innovazione tecnologica ed energetica, la mobilità sostenibile e l’economia circolare, le bonifiche e la difesa della biodiversità, se questi campi d’azione non si misurano con lo scoglio della giustizia sociale.

Oggi, senza attenzione al problema delle disuguaglianze, molte delle emergenze ambientali, a cominciare dalla lotta ai cambiamenti climatici, non hanno alcuna possibilità di essere affrontate con successo. Questo è vero non solo per i paesi poveri ma anche per i poveri dei paesi ricchi, quelli più esposti all’inquinamento, alle mancate bonifiche, alle ondate di calore, al degrado delle periferie, alla mancanza di servizi nelle aree interne, alle scuole insicure, al fenomeno della dispersione scolastica e della povertà educativa, alla fatiscenza del trasporto pubblico, al consumo di cibo scadente, alla convivenza con inquinamenti puntiformi come le mini discariche, all’espulsione verso le cinture metropolitane. Sono quelli esclusi dalle politiche di riqualificazione energetica e messa in sicurezza (come gli ecobonus) vincolate ai meccanismi della detrazione fiscale, che esclude le famiglie incapienti. Politiche incapaci di contrastare anche il nuovo fenomeno della povertà energetica, che, secondo i recenti dati di Banca d’Italia e Istat, in Italia colpisce l’11,7% della popolazione, ovvero più di 9 milioni di persone, a cui dobbiamo aggiungere i migranti espulsi dal sistema di accoglienza, i così detti clandestini, almeno altre 600.000 che abitano il nostro territorio in condizioni di estremo disagio.

A tutto ciò si aggiunge che il degrado ambientale genera nuova e ulteriore disuguaglianza sociale, perché impoverisce progressivamente il patrimonio di ricchezza comune e la qualità di vita a cui hanno accesso le persone e perché i costi della riparazione sottraggono risorse alla spesa pubblica e, quindi, riducono le disponibilità per il welfare. Inoltre, chi vive in aree a rischio o inquinate, se può, se ne va. Si determinano così nuove forme di segregazione nello spazio sociale e di vita, che provoca isolamento culturale e politico e crea nuove disuguaglianze tra territori.

Le diversità dei territori sono certamente una ricchezza per il paese, ma se sono provocate da povertà e distanza dai servizi essenziali, da degrado e inquinamento, producono nuove periferie, colpite da disuguaglianze sociali e culturali, di riconoscimento e di cittadinanza.
Periferie che possono anche collocarsi al centro della città storica, ma sempre sono segnate da una “lontananza” dal centro in quanto luogo metaforico della ricchezza, del benessere e del potere decisionale. E non ci sono solo le periferie, ci sono le terre di mezzo, aree ibride e vulnerabili, sospese tra sviluppo e abbandono, preda di paure e rancori. Perché i luoghi che non contano generano frustrazione e rabbia nelle persone che li abitano.

 

Più dimensioni

La novità grande rispetto al secolo scorso è che oggi ci dobbiamo misurare con la multidimensionalità delle disuguaglianze. Accanto a quelle di reddito e di ricchezza privata si sono consolidate disuguaglianze di genere, generazionali (come ben ci raccontano i Fridays for Future), territoriali e ambientali, di salute e di istruzione, di sicurezza e di speranza, di accesso alla cultura, alla mobilità, in una parola disuguaglianze di ricchezza comune che generano disuguaglianze nell’autostima e nella sensazione di contare qualcosa nella società, nel potere di decidere, nella partecipazione democratica.

E oggi sta crescendo la consapevolezza che la riduzione delle disuguaglianze, per come si presentano nella loro multidimensionalità, è, come spesso ripete Carlo Borgomeo, “la condizione per lo sviluppo, non una sua conseguenza”.

Tutto ci dice che non si può avviare nessun programma di miglioramento della giustizia sociale se non si migliora anche la giustizia ambientale. E viceversa.

Per due motivi fondamentali. Oggi non basta più affrontare la redistribuzione della ricchezza (che facilmente decade in assistenzialismo), ma occorre intervenire con misure strutturali sulla pre-distribuzione, aggredendo i meccanismi che creano le disuguaglianze di ricchezza privata, e in questo diviene fondamentale migliorare il diritto di accesso per tutti alla ricchezza comune.

Contemporaneamente occorre garantire che gli interventi per la giustizia ambientale siano socialmente accettabili. Questa è la vera sfida del Green New Deal. Lo diceva Alex Langer, e lo conferma recentemente la rivolta dei gilet gialli, o la transizione ecologica sarà desiderabile o non ci sarà. O le persone che più sono state marginalizzate da questo sviluppo vedono nella transizione ecologica una speranza e un orizzonte di emancipazione e benessere, oppure saranno contro.
Farsi carico oggi dei costi della transizione per averne benefici domani è inaccettabile per chi già vive ai limiti della povertà. E, lo ripetiamo con don Milani, “dividere in parti uguali tra disuguali, accentua le disuguaglianze”. Tenere insieme giustizia ambientale e giustizia sociale è oggi la condizione per costruire nuovo benessere, nuovo ben vivere per tutti.

 

Vittorio Cogliati Dezza
Forum sulle Disuguaglianze e Diversità, già presidente di Legambiente

 

Questo articolo è parte del Dossier “Economie per un futuro del pianeta“, a cura di Nicoletta Dentico e Marco Piccolo, pubblicato sul numero di marzo 2020 della rivista Mosaico di Pace, che ringraziamo per la disponibilità a ripubblicare.

 

Foto di Free Photos

Riparare la nostra casa comune. Ecco i documenti dell’incontro di Assisi

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Riparare la nostra casa comune

L’enciclica Laudato Sì individua nella finanza una delle cause principali della crisi ecologica, sociale e culturale del nostro pianeta.
Come diffondere un modello finanziario alternativo?

La finanza etica si interroga, discute e propone concrete risposte alla crisi del sistema per l’appuntamento internazionale di novembre 2020 The Economy of Francesco.
Esperti del settore bancario e finanziario insieme a giovani economisti e ricercatori under 35 hanno lavorato insieme a moderatori esperti per proporre soluzioni concrete sui temi dell’ecologia integrale, finanza etica e sostenibile, giustizia globale e ambiente.

LEGGI  i risultati dell’incontro.

Laudato si’ e finanza etica. Le proposte dell’incontro di Assisi

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Team facilitatori Laudato si' e finanza etica

Laudato si’ e finanza etica. Le proposte dell’incontro di Assisi di Fondazione Finanza Etica aspettando The Economy of Francesco.

La finanza da problema a soluzione

L’enciclica “Laudato Sì” individua nella finanza una delle cause principali della crisi ecologica, sociale e culturale del nostro pianeta. Ma la finanza da problema può diventare soluzione. La finanza etica in tutto il mondo – da almeno 30 anni – ha elaborato proposte concrete e sperimentate per un’economia che sia realmente al servizio delle persone.

Esperti del settore bancario e finanziario insieme a giovani economisti e ricercatori under 35 nell’incontro di Assisi hanno elaborato riflessioni e fornito proposte sul rapporto tra Laudato si’ e finanza etica. Questi risultati saranno discussi durante le giornate di “The Economy of Francesco promosse da Papa Francesco Bergoglio dal 26 al 28 marzo ad Assisi.

Presentiamo qui alcuni momenti degli interventi dei dialoghi della mattina.

Joseba Segura

Teologo, economista, missionario in Ecuador, vescovo ausiliario di Bilbao

Intervento di Joseba Segura

Il suo intervento si è incentrato sugli investimenti finanziari delle istituzioni ecclesiastiche. ”All’inizio del secolo, quando a Bilbao un piccolo gruppo di persone ha avviato il progetto Fiare , siamo partiti con questa preoccupazione: far sì che i principi della Dottrina Sociale della Chiesa guidassero anche il complesso e opaco mondo degli investimenti finanziari. Sentivamo la necessità di fare qualcosa di diverso dal “greenwhashing” di tanti presunti “investimenti etici“. Il nostro obiettivo, in quel momento era contribuire a trasformare l’economia a partire dalla finanza.”

E ha proseguito con una chiamata all’azione. “Concentrandoci sulle nostre chiese locali e sulle comunità cattoliche, c’è ancora quasi tutto da fare. La “Laudato si’” ha raggiunto molti credenti, ma non è ancora riuscita a far cambiare le scelte delle istituzioni ecclesiastiche. Noi credenti tendiamo con tutto il cuore al benessere integrale delle persone, ma per qualche motivo ancora bandiamo il cuore dalla sfera delle decisioni finanziarie. E non ci rendiamo conto dell’incoerenza che ciò comporta. Per questo è ancora perfettamente possibile incontrare i responsabili finanziari delle istituzioni ecclesiastiche che, nei loro approcci all’investimento etico, non sono andati oltre i classici filtri negativi della selezione: armi, aborto, contraccettivi, pornografia, ecc. Il cambiamento di coscienza deve avvenire anche ai vertici della Chiesa, nei vescovi e nei superiori maggiori”.

Anna Fasano

Presidente di Banca Etica

Intervento Anna Fasano e Guido Viale

Banca Etica si è approcciata alla Laudato si’ con inquietudine: non l’inquietudine dell’ansia, ma quella della costante, tenace ricerca di senso – ha sottolineato Anna Fasano –  È arrivato il momento non solo di fare educazione critica alla finanza, ma anche di sedersi sempre più combattivi ai tavoli europei dove si discute la normativa sugli  investimenti sostenibili, di creare nuovi linguaggi. Ormai sostenibile non vuol dire più niente, è una parola svuotata di senso. Dobbiamo mettere in campo strumenti che diano alle persone non solo la possibilità di informarsi, ma anche di scegliere”.

Guido Viale

Saggista e sociologo

Ci sono 3 settori dove la finanza alternativa ha una missione fondamentale da svolgere. La prima è quella dell’informazione: stando dentro al meccanismo finanziario si possono capire e spiegare molte cose che noi dall’esterno non vediamo; bisogna, in sostanza, dare un’educazione critica alla finanza. La seconda è un’opera di resilienza, fornendo sostegno e assistenza tecnica alle comunità che sentono l’esigenza di organizzarsi con forme di valuta alternativa. La terza è sostenere le imprese che cercano una conversione ecologica in un’ottica di rete territoriale, in cui gli istituti di credito, i sindacati coinvolgano gli stakeholder del territorio per cominciare a progettare una transizione giusta”.

Paolo Beccegato

vicedirettore Caritas Italiana

Intervento Patxi Alvarez e Paolo Beccegato

Su giustizia globale e ambiente, Paolo Beccegato ha aggiunto: “Nella Laudato si’ possiamo isolare 4 punti fortemente interconnessi tra loro. Il primo è la povertà, fenomeno internazionale che colpisce duramente anche in Europa e in Italia: la povertà può essere causata anche dalla sottrazione sistematica di risorse. Il secondo fenomeno è quello delle guerre, non solo dei conflitti armati maggiori, ma anche delle violenze locali e sociali all’interno dei nuclei famigliari. Il terzo elemento è quello del degrado ambientale. Questi tre poli sono strettamente collegati fra loro. Il quarto elemento è quello delle speculazioni finanziarie, di una finanza non inclusiva e senza una governance. Questi quattro pilastri, nella nostra esperienza quotidiana di Caritas, possono essere girati positivamente, lavorando per la pace, lo sviluppo, la tutela ambientale e l’inclusione finanziaria. Questi quattro grandi fenomeni mostrano una correlazione sempre più significativa in negativo, ma potenzialmente anche in positivo: non cediamo quindi alla complessità, ma rispondiamo con un pari sforzo di unione fra noi. Ed è questo, forse, il primo motivo per cui oggi siamo qui”.

 

Le proposte sui rapporti tra Laudato si’ e finanza etica saranno scaricabili a partire dal 8 marzo 2020 sul nostro sito.

Riaperte le iscrizioni al convegno sulla Laudato si’

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Riparare la nostra casa comune

Siamo lieti di infomare tutti gli interessati che sono riaperte le iscrizioni all’incontro ad Assisi il 1 febbraio 2020 sul tema “Riparare la nostra casa comune. Laudato si’, economia e finanza etica” esclusivamente per i dialoghi della mattina.

Potete registrarvi QUI.

Segnaliamo anche che è cambiato il relatore del dialogo con Anna Fasano su Laudato si’ e finanza, l’incontro sarà con il saggista e sociologo Guido Viale.

A questo link trovate il programma completo dell’incontro.

Qui il nostro position paper.

Riparare la nostra casa comune. Laudato si’, economia e finanza etica

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Laudato si' e finanza etica

Fondazione Finanza Etica per il Gruppo Banca Etica e Fra’ Sole, con la collaborazione di Sisifo, organizzano il convegno “Riparare la nostra casa comune. Laudato si’, economia e finanza etica“, Assisi, Sacro Convento – sabato 1° febbraio 2020.

 

La finanza occupa una posizione centrale nell’analisi che l’Enciclica sulla cura della casa comune, Laudato si’, di Papa Francesco svolge sulla crisi ecologica, sociale e culturale in cui è avvolto il pianeta.
I termini finanza e finanziaria ricorrono 15 volte nell’Enciclica e sempre quali elementi cardine della crisi, ai quali si riconducono gli aspetti di insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo.
L’Enciclica – coerentemente con la proposta di un’ecologia integrale nella quale ogni elemento ambientale, sociale, economico, culturale del modello di sviluppo globale è connesso uno all’altro – individua nella finanza il vero motore di questo modello, causa di squilibri, storture, diseguaglianze, rischi globali.
È la finanza globale il vero dominus di questo sistema.
Essa domina sulla politica, svuotando così la stessa dalla sua funzione di governo, di arte attraverso la quale – nei sistemi democratici – si svolgono i processi di autodeterminazione delle persone e si attuano i diritti universali che le diverse convenzioni internazionali (a partire dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948) hanno posto a fondamento del diritto positivo internazionale. “Degna di nota è la debolezza della reazione politica internazionale. La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei Vertici mondiali sull’ambiente” (in VI “La debolezza delle reazioni”, paragrafo 54). La finanza, opaca e impersonale, è la vera incarnazione del potere nel mondo moderno e la politica appare incapace di visioni di ampia portata e, dunque, di governarla: “Si richiede dalla politica una maggiore attenzione per prevenire e risolvere le cause che possono dare origine a nuovi conflitti. Ma il potere collegato con la finanza è quello che più resiste a tale sforzo, e i disegni politici spesso non hanno ampiezza di vedute” (in VI “La debolezza delle reazioni”, paragrafo 57). Così, laddove sarebbe decisivo l’intervento umano per restituire equilibrio a ciò che esso stesso ha messo in crisi, come nel caso della perdita di biodiversità a seguito della introduzione di pesticidi nell’ambiente a sostegno di un’agricoltura intensiva e alterata dalla chimica, questo non avviene perché gli interessi della finanza e del consumo prevalgono: “Ma osservando il mondo notiamo che questo livello di intervento umano, spesso al servizio della finanza e del consumismo, in realtà fa sì che la terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella, sempre più limitata e grigia, mentre contemporaneamente lo sviluppo della tecnologia e delle offerte di consumo continua ad avanzare
senza limiti” (in III “Perdita di biodiversità”, paragrafo 34).
Tutta l’Enciclica è pervasa dai riverberi della elaborazione della cultura del limite che dalle ricerche sull’ecologia culturale degli anni ’50 (quel filone di ricerca delle scienze etnoantropologiche che investiga le relazioni tra gli aspetti socio-culturali dei gruppi umani e l’ambiente nel quale vivono, in stretto rapporto con altre discipline quali ecologia, geografia umana, biologia, archeologia, economia, demografia) giunge fino alle attuali elaborazioni dell’ambientalismo scientifico. Di nuovo, la finanza è la rappresentazione perfetta di una pratica dello sviluppo e dell’economia nella quale è concepibile una crescita illimitata. Infatti, è la finanza che ha reso possibile una crescita del tutto distaccata dall’economia reale, attraverso la speculazione finanziaria e la creazione di denaro da denaro come fine ultimo della teoria economica. Sulla crescita senza limiti: “Viceversa, ora ciò che interessa è estrarre tutto quanto è possibile dalle cose attraverso l’imposizione della mano umana, che tende a ignorare o a dimenticare la realtà stessa di ciò che ha dinanzi. Per questo l’essere umano e le cose hanno cessato di darsi amichevolmente la mano, diventando invece dei contendenti. Da qui si passa facilmente all’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia” (in II “La globalizzazione del paradigma tecnocratico”, paragrafo 106).
La torsione speculativa della finanza contemporanea sta alla base di questa illusione di una crescita illimitata e neutra rispetto ai sistemi fisici: “Nel frattempo i poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente. Così si manifesta che il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi” (in VI “La debolezza delle reazioni”, paragrafo 56).
Una crescita senza limiti, un miraggio pericoloso, che è diventata realtà grazie alla finanza, ma a discapito dell’economia reale: “Il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica. L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione ad eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale . Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale” (in II “La globalizzazione del paradigma tecnocratico”, paragrafo 109).
La crisi economico-finanziaria del 2007-2008 ritorna spesso nell’Enciclica come il momento in cui il modello di sviluppo globale ha mostrato le sue intrinseche debolezze e la sua fallacia rispetto ai suoi stessi presupposti. L’Enciclica coglie soprattutto due aspetti di questo evento: il suo manifestarsi come sistema globale (e non comprensibile con i tradizionali strumenti interpretativi nazionali della politica e dell’economia) e l’illusorietà di un sistema che si pretende al di sopra delle dinamiche economiche, sociali e ambientali. “Il XXI secolo, mentre mantiene una governance propria di epoche passate, assiste ad una perdita di potere degli Stati nazionali, soprattutto perché la dimensione economico-finanziaria, con caratteri transnazionali, tende a predominare sulla politica” (in cap. quinto ”Alcune linee di orientamento e di azione”, paragrafo 175). Una dimensione che l’Enciclica denuncia come irriformata anche a seguito della crisi del 2007-2008: “Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l’intero sistema, riafferma il dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà generare solo nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura. La crisi finanziaria del 2007-2008 era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale” (in cap.quinto, IV “Politica ed economia in dialogo per la pienezza umana”, paragrafo 189). E sempre nelle stesse pagine l’Enciclica sottolinea come la finanza, per quanto viva il suo delirio di onnipotenza al di sopra dell’economia reale, fa ricadere gli effetti delle sue crisi proprio in questi ambiti: “La bolla finanziaria di solito è anche una bolla produttiva. In definitiva, ciò che non si affronta con decisione è il problema dell’economia reale, la quale rende possibile che si diversifichi e si migliori la produzione, che le imprese funzionino adeguatamente, che le piccole e medie imprese si sviluppino e creino occupazione…” .
C’è, dunque, anche una riflessione critica sui meccanismi della finanza che, collegata alla tecnologia, ha preteso nelle teorie liberiste di trovare intrinsecamente soluzioni a qualsiasi problema pur causato dal proprio funzionamento. Ma finanza e tecnologia sono oggi incapaci, nonostante i loro impensabili sviluppi soltanto qualche decennio fa, di comprendere quella che potremmo definire con Gregory Bateson in “Mente e natura” , la struttura che connette , quel sistema di collegamenti che definiscono il “contesto” di cui si compone il nostro mondo, nel quale “la logica e la quantità si dimostrano strumenti inadeguati per descrivere gli organismi, le loro interazioni e la loro organizzazione interna”[1]. Analogamente, l’Enciclica: “La tecnologia che, legata alla finanza , pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri” (in cap. primo “Quello che sta accadendo alla nostra casa” , paragrafo 20).

Ora, se l’analisi del ruolo della finanza in “ciò che sta accadendo alla nostra casa” è assai circostanziato e ben articolato, non altrettanto forse è definito il ruolo che una diversa economia e una diversa finanza da quella mainstream possono concretamente fare per riparare questa nostra casa comune.
Di nuovo, l’Enciclica mette in evidenza come le soluzioni a questo squilibrio debbano essere strutturali, andando nel profondo a comprenderne le cause, evitando scorciatoie o vuoti nominalismi. Essa fa esplicito riferimento ai rischi di greenwashing intorno alla parola magica della “sostenibilità” o della “finanza sostenibile” che, talvolta, può essere usata come un passpartout per operazioni di solo marketing: “In questo quadro, il discorso della crescita sostenibile diventa spesso un diversivo e un mezzo di giustificazione che assorbe valori del discorso ecologista all’interno della logica della finanza e della tecnocrazia, e la responsabilità sociale e ambientale delle imprese si riduce per lo più a una serie di azioni di marketing e di
immagine” (in cap. quinto, paragrafo 194).
Tuttavia, l’Enciclica può (deve, secondo noi) essere il viatico per una riflessione costruttiva e innovativa sulla finanza stessa. Può la finanza, una diversa finanza, svolgere un ruolo positivo nel sostenere una diversa idea di sviluppo economico e produttivo che ripari la casa rovinata e la predisponga per una diversa stagione della sua vita? Può, nella sostanza, tornare ad essere ciò per cui essa nasce, cioè far incontrare domanda e offerta di denaro per lo sviluppo sociale, ambientale, umano della società? E se sì, quale deve essere la caratteristica di questa diversa finanza? Quali i parametri per individuarne gli effettivi e positivi impatti sociali e ambientali? Rispetto alla Laudato  si’, che contributo può dare la finanza etica (così come praticata negli ultimi decenni da molte istituzioni finanziarie in Europa, nel mondo e in Italia e, di recente, statuita nella legge italiana che identifica gli operatori di finanza etica, art.111 bis TUB) a questo cambiamento? Come possono queste esperienze “contagiare” la finanza mainstream affinché tutta la “finanza cinica” possa diventare “finanza etica”? Quale contributo possono dare i legislatori affinché le norme ad ogni livello – locale, nazionale, europeo, internazionale – possano effettivamente incentivare la conversione della finanza mainstream in una finanza eticamente orientata e, allo stesso tempo, disincentivare, regolare, sanzionare le inadempienze della “finanza cinica”? Che ruolo possono avere i risparmiatori e gli investitori istituzionali in questo cambiamento? Disinvestimento da imprese coinvolte in combustibili fossili, armi e altri settori “cinici”, azionariato critico e attivo, scelte consapevoli nell’uso dei propri risparmi possono avere un’efficacia nell’innescare cambiamenti più ampi e profondi? E, last but not least , le banche, il loro management e i loro operatori possono avere un ruolo in questo epocale cambiamento richiamato dalla Laudato si’, oppure resteranno spettatori muti e, talvolta, anche complici?
Il Manifesto di Banca Etica sembra dialogare molto con i contenuti della Laudato si’, in primo luogo laddove il Manifesto concepisce l’idea stessa della sostenibilità di una società, nella quale i tre pilastri “lo sviluppo economico, la coesione sociale, la tutela ambientale – sono pensati in modo fortemente integrato”. L’interdipendenza, che è uno dei fondamenti dell’ecologia integrale di Papa Francesco, è anche l’architrave che tiene uniti i cinque elementi, le cinque dimensioni della nuova economia (la dimensione comunitaria, la relazione, la reciprocità, la legalità, la dimensione sociale e ambientale). Del resto il Manifesto , in premessa e programmaticamente afferma che “oggi le grandi sfide si affrontano solo in una logica di interdipendenza, solidarietà, giustizia e cura della Terra”.
Analogamente il Manifesto risponde al punto che la Laudato si’ sottolinea in più passaggi, cioè il distacco fra l’attività finanziaria prevalente di oggi e l’economia reale. In primo luogo affermando la necessità che l’economia e la finanza tornino a essere “al servizio della società e non viceversa”. In secondo luogo affermando “il primato del lavoro sulla rendita da capitale nella produzione del reddito” e impegnando la Banca nella sua funzione di intermediazione finanziaria a “rendere mobile la ricchezza … creando un capitale che è allo stesso tempo umano, sociale, materiale, immateriale, economico e finanziario” .
Il Manifesto, fatto centro su questi principi e valori, delinea anche un ambito di impegno e di attività che – oltre la propria mission strategica di erogare credito e, dunque, garantire il credito come diritto della persona – possano delineare una riforma strutturale del mondo della finanza per farlo corrispondere a questi principi.
Così vengono indicati alcuni obiettivi e strumenti di riforma che, anche in vista dell’iniziativa The Economy of  Francesco che si svolgerà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020, possono essere oggetto di confronto per tradurre le indicazioni contenute nella Laudato si’ in concreti passi per la riforma del sistema. Fra quelle indicate nel Manifesto si ricorda la Tassazione sulle Transazioni Finanziarie, l’eliminazione dei paradisi fiscale, la separazione fra le banche commerciali e le attività speculative svolte dalle banche e dalle istituzioni finanziarie, la definizione di standar stringenti relativi alle attività cd. di “finanza sostenibile” al fine di evitare operazioni di marketing dietro le quali continuare il business as usual delle istituzioni finanziarie mainstream, l’azionariato critico e attivo quale leva per la partecipazione attiva degli investitori nella gestione di grandi imprese (talvolta a partecipazione statale) che tengano in considerazione le ricadute non economiche della scelte finanziarie.

Di questo vogliamo discutere nel seminario su Laudato si’ e finanza etica che organizziamo ad Assisi, presso il Sacro Convento dei frati francescani il prossimo 1° febbraio 2020, da intendersi anche come un contributo del Gruppo Banca Etica al percorso che porterà i giovani economisti chiamati dal Papa a discutere dell’Economia di Francesco.

[1] Gregory Bateson, Mente e natura, Adelphi, 1979 .

Riparare la nostra casa comune. Laudato si’, economia e finanza etica

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Riparare la nostra casa comune

Fondazione Finanza Etica e Fra’ Sole, con la collaborazione di Gruppo Banca Etica e Sisifo, organizzano il convegno:

Riparare la nostra casa comune. 

Laudato si’, economia e finanza etica

Assisi, Sacro Convento – sabato 1° febbraio 2020

 

L’enciclica Laudato Sì  individua nella finanza una delle cause principali della crisi ecologica, sociale e culturale del nostro pianeta. Come diffondere un modello finanziario alternativo? La finanza etica si interroga, discute e propone concrete risposte alla crisi del sistema per l’appuntamento internazionale di marzo 2020 The Economy of Francesco.

Il convegno è rivolto prioritariamente a lavoratori di banche e assicurazioni e studenti e ricercatori universitari in ambito economico under 35. Per iscriverti compila il modulo che trovi >>QUI<<

 

Programma Completo

Conduzione: Andrea Di Stefano (Valori.it)

 

ore 10 – 12.45 | DIALOGHI

Introduzione di Luigino Bruni: Economia ed Ecologia integrale

Intervento di v. Joseba Segura (teologo, economista e vescovo di Obispo di Bilbao, inviato del Vaticano in Ecuador e mediatore nel conflitto con l’ETA in Spagna)

Dialogo su Ecologia integrale: Simona Ruta Segoloni (teologa, Istituto Teologico di Assisi), Vanessa Pallucchi (vice presidente Legambiente)

Dialogo su finanza e laudato Sì: s. Alessandra Smerilli (docente economia politica, pontificia facoltà Scienze dell’educazione Auxilium), Anna Fasano (presidente banca Etica)

Dialogo su giustizia globale e ambiente: Paolo Beccegato (vicedirettore Caritas Italiana), p. Patxi Alvarez (teologo ed ingegnere, resp. Azione Sociale Compagna di Gesù)

 

ore 13.30 – 16.45 | Pranzo e WORLD CAFÉ Condivisione dei saperi e possibili risposte intorno ai tre dialoghi

 

Abstract

La finanza occupa una posizione centrale nell’analisi che l’Enciclica sulla cura della casa comune Laudato si’ di Papa Francesco svolge sulla crisi ecologica, sociale e culturale in cui è avvolto il pianeta. L’Enciclica individua nella finanza il vero motore dell’attuale modello di sviluppo, causa di squilibri, storture, disuguaglianze, rischi globali. Allo stesso tempo pensiamo che l’Enciclica possa essere il viatico per una riflessione costruttiva e innovativa della finanza, sulla possibilità che torni a essere ciò per cui essa nasce, cioè far incontrare domanda e offerta di denaro per lo sviluppo sociale, ambientale, umano della società. Il Manifesto di Banca Etica sembra dialogare molto con i contenuti della Laudato si’, nel concepire l’idea stessa della sostenibilità di una società nella quale i tre pilastri di sviluppo economico, coesione sociale e tutela ambientale sono pensati in modo fortemente integrato. Il Manifesto delinea anche un ambito di impegno e di attività che possano delineare una riforma strutturale della finanza. Vengono così indicati alcuni obiettivi e strumenti di riforma che, anche in vista dell’iniziativa l’Economia di Francesco che si svolgerà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020, possono essere oggetto di confronto per tradurre le indicazioni contenute nella Laudato si’ in concreti passi per la riforma del sistema. Fra quelle indicate nel Manifesto si ricorda la Tassazione sulle Transazioni Finanziarie, l’eliminazione dei paradisi fiscali, la separazione tra le banche commerciali e le attività speculative svolte dalle banche e dalle istituzioni finanziarie, la definizione di standard stringenti relativi alle attività di “finanza sostenibile”, l’azionariato critico e attivo quale leva per la partecipazione attiva degli investitori nella gestione di grandi imprese che tengano in considerazione le ricadute non economiche delle scelte finanziarie.

 

Partecipazione e informazioni

È previsto un rimborso di 50 euro a sostegno delle spese di alloggio per i partecipanti under 35.

Per informazioni: fondazione@bancaetica.org | +39 055 4936073