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Prima conferenza internazionale progetto TRACES

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L’INDUSTRIA CREATIVA MOTORE DI CRESCITA PER LA PUGLIA E LA GRECIA
Aiutare le imprese culturali e creative a crescere e a camminare da sole:
quale modello di incubatore/acceleratore da seguire?

Comunicato del 25 febbraio 2019

Giovedì 28 febbraio a Bari presso il Cineporto della Fiera del Levante, (ore 8.45) Tecnopolis Parco Scientifico e Tecnologico organizza la prima conferenza internazionale di presentazione dei modelli di incubazione per imprese culturali e creative nell’ambito del Progetto Traces, “Transnational Accelerator for a cultural and creative ecosystem”, finanziato dal Programma Interreg V-A Grecia-Italia 2014-2020.

La Conferenza sarà un laboratorio di idee per approfondire, condividere conoscenze, aspettative e peculiarità del sistema delle imprese culturali e creative con l’obiettivo di definire un modello di incubatore/acceleratore delle realtà imprenditoriali pugliesi e della Grecia occidentale.

Sono più di 13mila le imprese creative pugliesi e circa 3500 quelle della Regione Achaia, in Grecia, censite e coinvolte, grazie al progetto. I macro settori nei quali operano sono quelli dell’Industria creativa (architettura, design, comunicazione) Industria culturale (editoria, software e videogiochi, cinema e audiovisivo, musica) Arti performative (danza e spettacolo), Beni culturali.

Da un’indagine condotta su un campione di 80 imprese pugliesi, per lo più di tipo individuale, si è riscontrato che le principali problematiche affrontate da queste imprese, riguardano la sottocapitalizzazione e l’accesso a fonti di finanziamento, così come la difficoltà nel dimostrare al sistema bancario il valore economico che sono in grado di generare a causa della mancanza di competenze legate alla pianificazione e gestione finanziaria.

Da queste esigenze, manifestate dal sistema di imprese culturali del territorio, si muove il Progetto Traces. Il convegno, infatti, sarà un momento di confronto per approfondire, grazie all’intervento di esperti nazionali e internazionali, quali sono le condizioni ideali per supportare la crescita delle imprese culturali e creative con un focus sulle esperienze degli incubatori creativi presenti in Italia e all’estero.

Il progetto Traces – Transnational Accelerator for a Cultural and Creative Ecosystem, finanziato per circa 1 milione di euro Dal programma di Cooperazione Grecia-Italia, nasce per valorizzare e sostenere il prezioso comparto delle imprese Culturali e Creative, grazie alla sinergia tra Università del Salento capofila (Dipartimento di Scienze dell’Economia) e i partner Tecnopolis Parco Scientifico e Tecnologico, Distretto della Puglia Creativa, Associazione Elennica di management, Camera di Commercio di Achaia, ENCATC – European Network on Cultural Management and Policy e Fondazione per la Finanza Etica.

Si allega il programma qui.

Ufficio Stampa Tecnopolis Mariangela Pollonio
3494468058

Ufficio Comunicazione e URP – Università del Salento
Loredana De Vitis +39 0832 292247 loredana.devitis@unisalento.it

Regione Puglia – Responsabile di Comunicazione Programma Interreg Grecia-Italia
Carmela Sfregola + 39/3493916007 c.sfregola@greece-italy.eu; press@greece-italy.eu
—————————————————————————————————————————–
www.greece-italy.eu

Il Programma Interreg V-A Grecia–Italia 2014-2020, con una dotazione finanziaria di euro 123.176.896, è un programma bilaterale di cooperazione transfrontaliera, co-finanziato dall’Unione Europea attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e dai due stati membri (Italia e Grecia) con una quota nazionale del 15%. Il Programma ha come obiettivo principale la definizione di una strategia di crescita transfrontaliera tra la Puglia e la Grecia, finalizzata allo sviluppo di un’economia dinamica basata su sistemi smart, sostenibili e inclusivi per migliorare la qualità della vita dei cittadini di queste regioni.

Corso di educazione finanziaria e allo sviluppo di impresa – aperte le iscrizioni per FIRENZE E PROVINCIA – PROROGATA LA SCADENZA AL 19/03

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Fondazione Finanza Etica è partner del progetto “Savoir Faire”, cofinanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione FAMI 2014-2020 (PROG-2227, OS 2, ON 3, lett. m) – 394.419,04€ – annualità 2018-21, 24 mesi) avente a capofila Anci Toscana.

Nell’ambito del progetto la Fondazione svolge corsi gratuiti di alfabetizzazione finanziaria e attività di accompagnamento allo sviluppo di piani di impresa sociale, della durata di 40 ore ciascuno da realizzare in ogni provincia della Toscana.

È aperto il bando per partecipare alla prima edizione del corso a Firenze.

Il bando scade il 19 marzo 2019.

A chi è rivolto

Cerchiamo cittadini di Paesi terzi regolarmente soggiornanti sul territorio toscano, compresi i titolari di protezione internazionale, sussidiaria e umanitaria che siano interessati all’acquisizione di competenze finanziarie e allo sviluppo di capacità imprenditoriale.

Il corso

Le lezioni, condotte secondo metodologie di apprendimento aperte e finalizzate a coinvolgere in maniera quanto più attiva tutti i partecipanti, permetteranno di:

  • Conoscere concetti fondamentali della finanza (cosa sono i soldi, cosa sono il risparmio e l’indebitamento)
  • Informarsi sui diritti fondamentali dei migranti in condizione di pari opportunità (casa, lavoro, salute, istruzione, libertà di circolazione)
  • Imparare ad elaborare un bilancio personale e familiare
  • Conoscere le modalità di finanziamento per l’ avvio e il funzionamento di un’impresa
  • Sviluppare un’idea imprenditoriale di successo

La partecipazione al corso è completamente gratuita. Le lezioni e il materiale didattico sono in italiano, per cui è richiesto un livello adeguato di conoscenza e padronanza della lingua in forma scritta e orale.

Le giornate e gli orari di svolgimento delle lezioni saranno concordate con coloro che presentano domanda. Sede del corso è il comitato Arci territoriale ubicato in Piazza dei Ciompi 11 a Firenze.

Durata

Il corso ha una durata complessiva di 40 ore. Le lezioni dureranno da aprile a maggio 2019.

Documenti

La versione integrale del bando è disponibile qui

Potete scaricare la scheda di iscrizione qui

Come presentare domanda

Per candidarsi è necessario inviare via mail all’indirizzo formazione.fondazione@bancaetica.org o via fax al +39 055 2691148  la scheda di iscrizione debitamente compilata e copia di valido permesso di soggiorno. Il termine per presentare domanda è fissato alle ore 17:00 del 19/03/2019.

Per informazioni sul bando e sulle modalità di partecipazione scrivere a formazione.fondazione@bancaetica.org

oppure telefonare allo 055 2381064 (lunedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 17)

Riparare la nostra casa comune. Laudato si’, economia e finanza etica

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Riparare la nostra casa comune

Fondazione Finanza Etica e Fra’ Sole, con la collaborazione di Gruppo Banca Etica e Sisifo, organizzano il convegno:

Riparare la nostra casa comune. 

Laudato si’, economia e finanza etica

Assisi, Sacro Convento – sabato 1° febbraio 2020

 

L’enciclica Laudato Sì  individua nella finanza una delle cause principali della crisi ecologica, sociale e culturale del nostro pianeta. Come diffondere un modello finanziario alternativo? La finanza etica si interroga, discute e propone concrete risposte alla crisi del sistema per l’appuntamento internazionale di marzo 2020 The Economy of Francesco.

Il convegno è rivolto prioritariamente a lavoratori di banche e assicurazioni e studenti e ricercatori universitari in ambito economico under 35. Per iscriverti compila il modulo che trovi >>QUI<<

 

Programma Completo

Conduzione: Andrea Di Stefano (Valori.it)

 

ore 10 – 12.45 | DIALOGHI

Introduzione di Luigino Bruni: Economia ed Ecologia integrale

Intervento di v. Joseba Segura (teologo, economista e vescovo di Obispo di Bilbao, inviato del Vaticano in Ecuador e mediatore nel conflitto con l’ETA in Spagna)

Dialogo su Ecologia integrale: Simona Ruta Segoloni (teologa, Istituto Teologico di Assisi), Vanessa Pallucchi (vice presidente Legambiente)

Dialogo su finanza e laudato Sì: s. Alessandra Smerilli (docente economia politica, pontificia facoltà Scienze dell’educazione Auxilium), Anna Fasano (presidente banca Etica)

Dialogo su giustizia globale e ambiente: Paolo Beccegato (vicedirettore Caritas Italiana), p. Patxi Alvarez (teologo ed ingegnere, resp. Azione Sociale Compagna di Gesù)

 

ore 13.30 – 16.45 | Pranzo e WORLD CAFÉ Condivisione dei saperi e possibili risposte intorno ai tre dialoghi

 

Abstract

La finanza occupa una posizione centrale nell’analisi che l’Enciclica sulla cura della casa comune Laudato si’ di Papa Francesco svolge sulla crisi ecologica, sociale e culturale in cui è avvolto il pianeta. L’Enciclica individua nella finanza il vero motore dell’attuale modello di sviluppo, causa di squilibri, storture, disuguaglianze, rischi globali. Allo stesso tempo pensiamo che l’Enciclica possa essere il viatico per una riflessione costruttiva e innovativa della finanza, sulla possibilità che torni a essere ciò per cui essa nasce, cioè far incontrare domanda e offerta di denaro per lo sviluppo sociale, ambientale, umano della società. Il Manifesto di Banca Etica sembra dialogare molto con i contenuti della Laudato si’, nel concepire l’idea stessa della sostenibilità di una società nella quale i tre pilastri di sviluppo economico, coesione sociale e tutela ambientale sono pensati in modo fortemente integrato. Il Manifesto delinea anche un ambito di impegno e di attività che possano delineare una riforma strutturale della finanza. Vengono così indicati alcuni obiettivi e strumenti di riforma che, anche in vista dell’iniziativa l’Economia di Francesco che si svolgerà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020, possono essere oggetto di confronto per tradurre le indicazioni contenute nella Laudato si’ in concreti passi per la riforma del sistema. Fra quelle indicate nel Manifesto si ricorda la Tassazione sulle Transazioni Finanziarie, l’eliminazione dei paradisi fiscali, la separazione tra le banche commerciali e le attività speculative svolte dalle banche e dalle istituzioni finanziarie, la definizione di standard stringenti relativi alle attività di “finanza sostenibile”, l’azionariato critico e attivo quale leva per la partecipazione attiva degli investitori nella gestione di grandi imprese che tengano in considerazione le ricadute non economiche delle scelte finanziarie.

 

Partecipazione e informazioni

È previsto un rimborso di 50 euro a sostegno delle spese di alloggio per i partecipanti under 35.

Per informazioni: fondazione@bancaetica.org | +39 055 4936073

Azionariato critico su Generali

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Generali presenta il suo nuovo Piano industriale, in cui sceglie di disinvestire 2 miliardi di euro di titolo di imprese impegnate nel carbone. Una scelta importante, ma pensiamo incompleta e contraddittoria.

Il direttore, Simone Siliani, lo spiega qui su Repubblica. Noi ricordiamo gli impegni assunti nell’Assemblea generale degli azionisti dell’aprile scorso: disinvestimento dalle imprese che operano nel carbone. Nella prossima assemblea, come azionisti (critici) di Generali chiederemo conto al management di questa promessa.

Interessi, rischio, diversificazione… Quanto ne sai di finanza?

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Quante volte prima di aprire un conto, chiedere un prestito o fare un investimento cerchiamo e chiediamo informazioni su come fare la scelta migliore? più sicura? più responsabile? A volte ci si affida, a volte si cerca ma trovare informazioni oggettive su questioni finanziarie, su risparmio, investimento e previdenza non è semplice.

E’ on line Profit – Promoting Financial Awareness & Stability –  la piattaforma di educazione finanziaria che rende accessibile ai cittadini europei strumenti educativi e informativi per una corretta e responsabile gestione finanziaria dei propri risparmi e investimenti.

Profit è ancora in fase di test, provala e commenta la tua esperienza! … Leggi tutto

Economia di pace e fraternità

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Economia di pace e fraternità

Seminario “Economia di Pace e Fraternità”. Perugia ottobre 2018

Noi, che partecipiamo alla Marcia della Pace e della Fraternità 2018 da Perugia ad Assisi perché abbiamo deciso di fare della nostra vita un percorso di solidarietà e di pace, affermiamo la nostra aspirazione a ricondurre l’economia verso una gestione sapiente della convivenza umana, affinché questa importante attività sia, come deve essere, al servizio dello sviluppo integrale delle persone e promotrice di giustizia, di prosperità, di pace e benessere per tutti e tutte, su questa terra.

L’economia è forse la più grande palestra di relazione umane, costituita da tutte le attività di produzione di beni e servizi che possono essere negoziati, scambiati o comprati da chi ne ha bisogno o vi trova un interesse, personale e collettivo. Essa implica l’attivazione e la gestione di tutte le risorse necessarie a questo scopo. Il mercato nasce come promessa, e non come utopia, di una vita civile , come strumento di liberazione dalla dipendenza feudale. Se indirizzato bene un sistema economico può promuovere la dignità delle donne e degli uomini del nostro tempo, sostenere la creatività umana nel rispetto dell’ambiente naturale di cui fa parte, essere fattore di pace.

L’economia liberale che si è venuta affermando negli ultimi decenni produce certo grandi quantità di ricchezze ma è dannosa e va nella direzione sbagliata in quanto ci porta a consumare più di un terzo di quello che sarebbe possibile. Il suo orizzonte è l’ossessiva generazione di profitti e non la soddisfazione dei bisogni. Il suo impianto poggia sulla deregolamentazione fatta sistema e sul ruolo dello Stato che consiste, in buona sostanza, nel correggere le storture del mercato attraverso incentivi ed ammortizzatori. La speculazione finanziaria è il vero volto dell’economia del nostro tempo che si prende cura solo della massimizzazione a breve termine dell’investimento: un capitalismo finanziario (o finanzcapitalismo) che ignora i bisogni fondamentali della persona (cibo, acqua, casa, lavoro, educazione, salute, cultura, trasporti, energia) e anzi è disposto a scommettere sulla violazione dei diritti umani per accumulare capitale. Mentre la ricchezza globale nel 2017 è cresciuta del 6,4% (762 miliardi di dollari in 12 mesi) *, superando la percentuale della crescita demografica mondiale con un’impennata che avrebbe potuto porre fine alla povertà estrema sette volte **, povertà, fame e mancanza d’acqua potabile uccidono ancora un bambino ogni 6 secondi.

Il modello economico dominante genera enorme insicurezza e disuguaglianze crescenti nel nord e nel sud del mondo. Non rispetta l’ambiente, impoverisce suoli, aria e oceani, riduce drasticamente la biodiversità e produce cambiamenti climatici irreversibile su scala mondiale ***. Costringe uomini e donne ad accettare viaggi pericolosissimi e in condizioni inumane, perché, come scriveva Alessandro Leogrande,”sulla sua pelle è stato edificato un mondo che gli appare inalterabile”. Non assicura lavoro, ma considera il lavoro un costo da minimizzare anziché un modo per ciascuna persona di contribuire alla società ed al bene comune e disporre dei mezzi necessari per vivere una vita dignitosa. Rende tutti vulnerabili a crisi finanziarie che periodicamente fanno vacillare in un attimo produzioni e scambi, precipitando a intervalli imprevedibili milioni di persone nella umiliazione della disoccupazione e della povertà. E’ questa l’essenza della terza guerra mondiale di cui spesso parla Papa Francesco: il diritto all’esclusione, a fronte di un modello di sviluppo insostenibile, considerato come non negoziabile.

Soprattutto ci mette in competizioni gli uni contro gli altri a tutti i livelli, in tutti gli ambiti e quasi tutti i campi, allorché in un mondo di risorse naturali limitate che va verso i 10 miliardi di esseri umani, dunque nel quale ormai siamo tutti indipendenti, la ragione comanda di fare squadra e di prendere cura gli uni degli altri.

L’economia dominante è concepita su di un paradigma bellico. Non solo le guerre del passato, combattute in zone strategiche per l’accaparramento e il controllo delle materie prime, con la scusa della difesa della democrazia; non solo le guerre regionali, in nome di deliranti egemonie locali; non solo le “nuove guerre” per aprire sempre più vaste aree offshore destinate alle sperimentazioni sociali e finanziarie criminali. Ma una violenza ancora più efferata. Una guerra globale dichiarata ormai verso il prossimo, in cui ciascuna persona si trova mobilitata a difesa del proprio stile di vita. Intanto, la precarietà diffusa acutizza la polarizzazione fra chi ha e chi non ha.

Il mercato globale e i nuovi sistemi dell’informazione giocano sulla paura e siamo ormai insensibili alle sorti di chi vive lontano a noi, e pure di chi ci sta accanto. Come scrive Timothy Garton Ash, rischiamo la “de civilizzazione”, che è l’erosione delle basi fondamentali della vita civile ed organizzata, il ricorso alla guerra come strumento per risolvere le controversie e affermare la propria presunta civiltà, la fine della politica e dei corpi intermedi che ne facevano esercizio tanto nella gestione dei conflitti quanto nella pedagogia sociale, la delegittimazione di tutte le istituzioni – sovranazionali, nazionali, locali – in nome di nuove forme plebiscitarie di consenso. Dentro la stessa Europa, la fine dell’universalismo ed il rancore delle persone rimaste prive di garanzie, in un sistema che le esclude ma ancora le attira, è la cifra di una politica schiacciata su un eterno presente, incapace di una visione che non sia un incubo.

Bisogna quindi lavorare per costruire un modello economico in grado di superare la logica di regole commerciali ingiuste, degli scambi disuguali, dello sfruttamento di suoli, territori e persone. Commercio equo e cooperazione tra gli Stati sono ben più di un dovere morale, sono imperativi di buon governo, di buona economia (letteralmente “norme di gestione della casa”):
vogliamo mettere l’economia al servizio dell’essere umano e dell’ambiente, entrambi attori fondamentali per la sopravvivenza su questo pianeta;
vogliamo ripensare lavori e stili di vita, costruendo modelli nuovi di economia improntati alla sobrietà, al riuso, alle piccole produzioni, all’auto-mutuo aiuto, a nuove e più umane relazioni di mercato e di convivenza;
vogliamo che i paesi impoveriti non solo riescano ad uscire dalla loro condizione di fragilità, ma possano fare la loro parte degli investimenti necessari per fermare il cambiamento climatico e le sue conseguenze disastrose per l’intero pianeta, oltre che assicurare il benessere dei loro abitanti;
vogliamo fare crescere una economia diversa, fondata sul bene comune, sui bisogni essenziali, sui diritti di ogni persona, e rispettosa della natura. Una economia che non produca “umanità di scarto” e non lasci nessuno indietro (come affermano anche le Nazioni Unite con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, SDGs)

In altre parole vogliamo passare da una economia di predazione tra individui, imprese e nazioni ad una economia della responsabilità in cui ciascuna persona valuta consapevolmente le conseguenze delle proprie azioni per se stessa, prendendosi cura della qualità della vita degli altri e delle generazioni che verranno.

Non dobbiamo cominciare da capo. Da molto tempo in Italia e nel mondo sono nate numerose iniziative che, grazie all’impegno di cittadini, associazioni, organizzazioni, si sono proposte di riportare l’economia e la finanza al servizio del bene comune. Le banche etiche, le cooperative, le mutue assicuratrici, le strutture di commercio equo, le imprese soaicli, i gruppi di acquisto solidale e gli organismi di benevolenza hanno dimostrato il valore e la robustezza di una economia sociale e solidale, mentre già cominciano ad emergere sperimentazioni attorno a nuovi modelli quali l’economia di comunione, del bene comune, circolare, della conoscenza aperta.

Sono le vie del futuro. Sostituiscono la cooperazione e la reciprocità alla concorrenza, il recupero e il riciclo allo spreco, la mutualità all’arricchimento personale, la gestione orizzontale e collettiva nella produzione dei beni e dei servizi al mero profitto, il benessere della comunità all’interesse del singolo, l’uso del denaro per promuovere la democrazia economica alla speculazione finanziaria, la condivisione delle conoscenza alla privatizzazione e mercificazione dei saperi, l’attenzione ed il coinvolgimento dei più deboli al loro sfruttamento. Sono forme di organizzazione economica e sociale che non trasformano gli individui in concorrenti condannati a competere sempre tra di loro ma ne fanno dei soggetti responsabili di se stessi e degli altri, riducendo lo stress, la paura e la solitudine, facendo venir meno molte regioni di conflitto. A partire da queste scelte e pratiche quotidiane ognuno di noi può partecipare alla generazione di una cultura della pace.

L’economia sociale e solidale comprende oggi una grande varietà di imprese private, istituzioni e altre strutture che hanno in comune valori, obiettivi e forme di organizzazione. Queste realtà non mirano a massimizzare i profitti ma investono i proventi delle loro attività a beneficio delle comunità in cui operano. Svolgono le loro attività economiche con un approccio di “mercato dentro la società” piuttosto che di “società di mercato”. Hanno a cuore la giustizia sociale, la solidarietà, la reciprocità, la mutualità e sono strutturate attorno ad un modello di gestione democratico in cui vengono privilegiati criteri e processi partecipativi e inclusivi. Senza nascondere i conflitti che si generano tra le persone per la presenza di interessi diversi e potenzialmente contrapposti (produttore/consumatore, risparmiatore/fruitore del credito, operatore/utente ecc.) valorizzano la dimensione fiduciaria che è insita nelle relazioni umane, stimolano il dialogo e promuovono la mediazione per arrivare a soluzioni di cui tutti possano beneficiare.

Per avanzare verso la pace è dunque urgente che ci impegniamo a capire meglio la rilevanza e l’impatto delle scelte economiche che facciamo sulla nostra vita e su quella degli altri, sulla sopravvivenza del pianeta e sulle possibilità di esistenza delle generazioni che verranno. E’ anche urgente agire di conseguenza per mettere il bene comune e i beni comuni al centro delle nostre attività e farne una discriminante della vita politica. Per questo invitiamo:

ciascuna persona a prendere coscienza delle varie forme di scambi economici e finanziari esistenti, del significato profondo, in termini umani, del loro uso e della necessità di scelte che mettano al centro le persone e l’ambiente;
le persone, le imprese, gli enti pubblici e le istituzioni a privilegiare nei loro acquisti i prodotti e servizi provenienti da chi segue modelli di economia sociale e solidale;
I cittadini e le cittadine a imparare dalle buone pratiche di partecipazione per contrastare le forme di abuso e a rivolgersi alle persone perché queste si impegnino a livello locale, nazionale e internazionale con giuste politiche economiche per lo sviluppo e la dignità umani;
i cittadini e le cittadine di ogni paese a fare dell’impegno a favore dell’economia sociale e solidale una discriminante assoluta al momento di scegliere i loro rappresentanti a funzioni elettive per incarichi pubblici e di responsabilità sociale;
i cittadini, i movimenti, le associazioni, le nuove imprese a prendere parte alla realizzazione del Forum Sociale Mondiale delle economie trasformatrici promosso da vari movimenti e reti internazionali;
gli operatori economici a mettere al centro delle loro attività produttive e commerciali la ricerca del bene comune e l’attenzione ai bisogni delle persone, del pianete, nel segno della trasparenza, della legalità, dei diritti umani e della democrazia;
gli enti locali a mettere le loro strutture, competenze e potere di convocazione e attivazione delle dinamiche cittadine al servizio della crescita di una economia di pace nei rispettivi territori, ispirandosi alle molteplici iniziative già in corso nel mondo e collegandosi agli altri enti locali attraverso le reti internazionali già esistenti;
i decisori politici nazionali (governi e parlamenti) ad adottare misure tese a favorire lo sviluppo delle varie forme di questa nuova economia, ispirandosi alle migliori pratiche in materia e sostanziarne la realizzazione con i finanziamenti necessari;
a insegnare alle nuove generazioni, sin dai primi anni di scuola, gli approcci di una economia compatibile con i diritti, con il bene degli esseri umani, con la natura;ù
i governi ad incrementare la cooperazione internazionale allo sviluppo, a fare della promozione dell’economia solidale e sociale un asse portante degli impegni in materia e impegnare le agenzie, i fondi e i programmi dell’Onu per lo sviluppo a farne una loro priorità;
i governi ad entrare nel Gruppo Pilota dell’Onu per l’economia sociale e solidale.

Vigileremo attentamente e con responsabilità su questi percorsi individuali e collettivi. Con spirito di cittadinanza attiva impugneremo le azioni sbagliate ovvero la mancanza di azione da parte delle persone elette, e ne trarremo le conseguenze. Si è globalizzato il mercato, ora è il momento dei diritti. E’ l’ora di tradurre nei fatti la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che proclama al suo primo articolo: “Tutti gli essere umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

Armi, l’export ignora la crisi. Nell’ultimo biennio aumento del 74%

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A “Terra Futura“, a Firenze, il rapporto sulle connessioni tra la finanza e le industrie che producono armamenti. Nel 70% dei fondi comuni titoli di aziende del settore. Qualcuno anche nei fondi pensione.

È stato presentato a TerraFutura 2010 il rapporto “Armi e Finanza”, progetto vincitore della prima edizione del Bando a sostegno dell’economia sociale, promosso dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica onlus.
Ne parla la giornalista Rosaria Amato in repubblica.it Leggi l’articolo

“Armi e Finanza” è uno studio pilota per la creazione di un osservatorio nazionale sulle forme di rapporto tra imprese a produzione militare e istituti finanziari (extra 185/90) al fine di definire una metodologia comune, identificare le principali criticità, potenzialità e fonti, nella prospettiva della creazione di un osservatorio sui rapporti fra finanza e armi.

Il sistema Banca Etica auspica l’approvazione del disegno di legge 2136

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Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e sub munizioni a grappolo” presentato oggi in Senato.

25 maggio 2010_ Il Gruppo Banca popolare Etica manifesta il proprio grande apprezzamento per Il disegno di legge intitolato “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e sub munizioni a grappolo”, presentato oggi in una conferenza stampa al Senato (prime firmatarie le senatrici Silvana Amati del PD e Barbara Contini del PDL).

Con questo testo – che rappresenta un indubbio segnale positivo nella direzione di una sempre maggiore umanizzazione della finanza – si intende impedire agli istituti di credito e agli altri intermediari finanziari di fornire risorse economiche a quelle industrie che continuano a produrre mine antipersona e bombe a grappolo: strumenti di morte micidiali e tanto più dannosi in quanto rimangono attivi per molti anni anche dopo la fine dei conflitti, provocando morte e invalidità in un numero esorbitante di civili, in particolare bambini. Etica Sgr – società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Popolare Etica, unica in Italia a collocare esclusivamente fondi etici – da sempre non solo esclude categoricamente i titoli dei produttori di armi dai Fondi comuni di investimento proposti ai clienti, ma si impegna anche ad allargare la consapevolezza dei risparmiatori italiani circa i possibili impatti umanitari dei propri investimenti. «In questo contesto – spiega Alessandra Viscovi, direttrice di Etica sgr – abbiamo potenziato le attività di consulenza verso quelle istituzioni che desiderano un rigoroso monitoraggio delle aziende in cui sono investiti i propri patrimoni al fine di escludere ogni emittente implicato nella produzione di mine antipersona o di bombe cluster, oltre che di altri armamenti».
Etica Sgr utilizza banche dati e fonti accreditate a livello internazionale, incluse autorevoli ONG, per predisporre “black list” di aziende coinvolte direttamente o indirettamente nella produzione di mine antiuomo, di cluster bombs, di armi nucleari o che adottino pratiche che ledono i diritti umani e sono inosservanti delle convenzioni sull’ambiente. Etica Sgr pone attenzione anche al livello qualitativo delle eventuali risposte che la Società accusata ha fornito.
Secondo Mariateresa Ruggiero, direttrice della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, «L’approvazione di questo DDL, che ci auguriamo avvenga in tempi rapidi, rappresenta un risultato storico: si introduce un limite agli investimenti finanziari, in ragione dei principi umanitari e in piena coerenza con gli impegni assunti dall’Italia a livello internazionale. La finanza può e deve avere un vincolo etico, soprattutto quando sono in gioco l’incolumità e la vita di migliaia di uomini, donne e bambini. La mobilitazione della società civile a sostegno di questa iniziativa legislativa è determinante per il suo successo, ecco perché come Fondazione ci impegneremo presso le altre realtà del Terzo Settore, in particolare quelle che fanno parte delle nostre reti, perché sostengano questa azione».
Secondo un altro studio recente a cura di Demos&Pi e di Ilvo Diamanti l’80% degli Italiani desidera una Finanza più etica e più responsabile. Gli investitori spesso fanno fatica a reperire le informazioni circa a reale destinazione dei loro risparmi e l’iniziativa legislativa presentata oggi in Senato potrebbe davvero dare una prima risposta alla richiesta di maggiore rigore. Il Sistema Banca Etica confida nell’approvazione di questa legge, che porterebbe l’Italia tra i Paesi più avanzati nel campo del contrasto alla produzione di armi da mettere al bando.

 

[Foto di Nestor Galina]

Presentazione del nuovo DDL per fermare le Munizioni Cluster

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A pochi mesi dall’entrata in vigore della Convenzione sulle Munizioni Cluster (CCM) prevista per il 1 agosto 2010, e in attesa della ratifica da parte dell’Italia (il nostro paese ha sottoscritto il CCM durante la cerimonia di apertura alla firma che si è svolta ad Oslo il 3 dicembre 2008) in linea con altre iniziative legislative internazionali viene proposto un DDL che prende in esame la necessità di creare coerenza tra quanto sottoscritto con la firma di alcuni Trattati e la proibizione del sostegno indiretto garantito dalle banche anche nazionali ad aziende di Paesi, che non avendo aderito a tali Convenzioni, continuano a produrre mine antipersona o cluster bombs.

La Campagna Italiana Contro le Mine Onlus in occasione del lancio in Italia della Campagna “Fermiamo gli investimenti esplosivi” organizza Martedì 25 maggio,dalle ore 11.00 – presso la sala Caduti di Nassirya (sala stampa) Senato della Repubblica – Palazzo Madama 2, Roma – la conferenza stampa per la presentazione del DDL “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e sub munizioni a grappolo” .
Il disegno di legge rappresenta la prima iniziativa legislativa nazionale sul tema dei finanziamenti da parte degli istituti bancari verso i produttori di armi promossa da Campagna Italiana Contro le Mine e Fondazione Culturale Responsabilità Etica e sostenuta dalla Rete Italiana per il Disarmo.
Saranno presenti:
Sen. Silvana Amati (PD)
Sen. Barbara Contini (PDL)
Sen. Roberto Di Giovanpaolo (PD)
Santina Bianchini Campagna Italiana Contro le mine Onlus
Sabina Siniscalchi Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Giuseppe Schiavello Campagna Italiana Contro le mine Onlus
Gianna Zappi Ufficio Responsabilità Sociale Impresa ABI
Alessandra Viscovi Etica SGR

 

[Foto di Lazy Susan 23]